Si racconta

C'era una volta il Piano Duca (da Piazza a Ombelico del mondo)

Piano Duca - Misterbianco“La piazza è mia! La piazza è mia!” non è solo la stravagante espressione del “povero Saverino”, che percorre, come un sottofondo musicale, l’intero film “Nuovo Cinema Paradiso”. No! “La piazza è mia!” è un anelito di speranza, un grido di lotta, un manifesto politico, una dichiarazione d’amore per la nostra e per tutte le piazze del mondo. “La piazza è mia” esprime l’appartenenza di un bene pubblico come bene di tutti, la volontà irrinunciabile di custodire un bene collettivo, la “presa in carico” di un patrimonio comune come patrimonio di ogni singolo cittadino, la necessità di salvaguardarlo e di trasmetterlo, tutt’intero, alle future generazioni, come fosse proprio. Ognuno di noi deve sentirsi “responsabile della bellezza” della propria città. Questo è il senso di questa storia di ricordi, d’emozioni e d’architettura.

Angelo Battiato

C'era una volta il Piano Duca (Gli anni d'oro)

Piano Duca - MisterbiancoIl 1963 è l’anno della svolta per la secolare storia del Piano Duca. Dopo essere stato regolarmente pavimentato, agli inizi degli anni ’60, (la delibera comunale di conferimento dell’incarico per la “sistemazione di Piazza Duca” reca la data del 8 marzo 1961), con piccole mattonelle rettangolari, d’un sobrio ed elegante colore grigio perla, con una “lieve pendenza”, un leggero e quasi impercettibile declivio verso l’angolo sud-est (ricordiamoci di questo particolare), che rendeva più pulito e decoroso l’intero quartiere, il Piano venne coronato tutt’intorno da alberi di Ficus Benjamina, che saranno, in seguito, i nostri fedeli “compagni di giochi”, i nostri “rifugi”, il nostro “trono”.

Angelo Battiato

C’era una volta il Piano Duca (Le origini)

Piano Duca - MisterbiancoPosto nel cuore del centro storico di Misterbianco, il Piano Duca è stato da sempre un luogo d’incontro per intere generazioni di giovani misterbianchesi, per quella sua particolare “vocazione” al gioco e al divertimento. Uno spazio proteso tra il passato e il futuro del paese, sempre pieno di vita e d’allegria; un luogo d’accoglienza e di svago, in tutte le epoche, per tutte le stagioni, per tutti i misterbianchesi. Un rettangolo che ha rappresentato per tanti di noi, un territorio sconfinato, un intero pianeta, il mondo intero.

Angelo Battiato

Quando Sant'Antonio Abate scoprì la ruota... (II Parte)

S. Antonio Abate - MisterbiancoChe anno il 1963! Un anno denso di avvenimenti che hanno “fatto” la storia, che hanno cambiato il mondo, pieno di vicende importanti, per l’Italia e per il mondo intero. A parte che segna “l’atto di nascita” della mia generazione, eravamo nel bel mezzo dei “mitici” anni Sessanta, e il cielo era ancora “colorato di blu” (come mi ricordava sempre il mio caro amico; da lì a poco tutto sarebbe cambiato, ahinoi!).

Angelo Battiato

Quando Sant'Antonio Abate scoprì la ruota... (I Parte)

Angelo BattiatoEra il 17 gennaio 1963. Nella Chiesa Madre di Misterbianco, gremita sino all’inverosimile, il parroco dell’epoca, il sac. Giuseppe Scuderi, nipote del compianto sac. dott. Giuseppe Scuderi, primo parroco di Misterbianco, con la voce tremante e gli occhi lucidi, a fine Messa, fa un annuncio clamoroso e lungamente atteso da tutti i fedeli misterbianchesi: “Con grande gioia e immensa emozione,… vi annuncio che dopo molti anni,… il prossimo mese d’agosto si farà la Festa Grande in onore al nostro Patrono Sant’Antonio Abate!”.

Angelo Battiato

Non chiamateli Olimpiadi, ma Giochi della Gioventù

Prof. Carmelo Fiorito - Misterbianco«Non chiamateli "Olimpiadi", ma semplicemente "Giochi della Gioventù"! Ed io sono stato il primo ad organizzarli a Misterbianco, molti anni fa!». È un fiume in piena il professore Carmelo Fiorito, che in un quarto d'ora circa, testimoni sua moglie e i miei tre nipotini, che rispettivamente ci "spingono" con gli occhi, per paura di fare tardi alla devozionale visita "al sepolcro", mi racconta, tutt'intera, la sua lunga e fruttuosa carriera d'insegnante, passata tra registri (minuziosamente conservati ancora adesso), aule scolastiche, palestre e campi sportivi.

Angelo Battiato

Bronti est chiu' ranni, ma Malettu est… chiu' bedda

Bar anni 50Bronti e' chiu' ranni, ma Malettu est… chiu' bedda. C’era una volta… c’era una volta un paesello chiamato Misterbianco. I confini erano ben precisi: “U ‘Ndrommu, che diede i natali a Pippo, invidiato play-boy degli anni a cavallo fra i ’50 ed i ’60, Tiritì, allora esente da discarica, ma dotata du’ carnaggellu (dico bene?) dove durante la calura estiva i paesani si rifornivano di acqua fresca, Panzera, i Manganeddi e A Stazioni (o Deva Stazione ?). Il paese era allora abitato dai misterbianchesi, lavoratori dediti per lo più all’agricoltura. Pochi gli svaghi: solo due cinema, il vecchio Mazzini e l’allora nuovo Trinacria dove si proiettavano film in decima visione.

Giuseppe Condorelli

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