Bronti est chiu' ranni, ma Malettu est… chiu' bedda

Bar anni 50Bronti e' chiu' ranni, ma  Malettu est… chiu' bedda. C’era una volta… c’era una volta un paesello chiamato Misterbianco. I confini erano ben precisi: “U ‘Ndrommu, che diede i natali a Pippo, invidiato play-boy degli anni a cavallo fra i ’50 ed i ’60, Tiritì, allora esente da discarica, ma dotata du’ carnaggellu (dico bene?) dove durante la calura estiva i paesani si rifornivano di acqua fresca, Panzera, i Manganeddi e A Stazioni (o Deva Stazione ?). Il paese era allora abitato dai misterbianchesi, lavoratori dediti per lo più all’agricoltura. Pochi gli svaghi: solo due cinema, il vecchio Mazzini e l’allora nuovo Trinacria dove si proiettavano film in decima visione. D’estate venivano aperti il Giardino e l’Aurora che regalavano agli spettatori il profumo del gelsomino; il che compensava per i film da quattro soldi. Ma nel paese c’erano anche tanti bar: lo zio Vincenzo di Natalina e Bazzetta in Piazza, il cavaliere Addario poco più giù in via Garibaldi, il signor Marletta, Nino Masicchio, mio parente, Tano Muscardino al Monumento, e per finire il sig. Giovannino Cannizzaro all’angolo tra via Municipio e via Garibaldi, difronte alla storica sede della DC. L’ho lasciato per ultimo perché proprio nel suo bar avveniva quel che sto per raccontare. Il sig. Giovannino era un uomo molto mite e di una pazienza certosina: aveva assunto come banconista una ragazza di Maletto, con i capelli ricci e rossi. I miei coetanei probabilmente la ricorderanno, e forse la ricorderà anche Nino Di Guardo, che in quel tempo indossava i pantaloni alla zuava, e non avendo ancora letto e meditato Il Capitale di Carlo Marx, non era stato ancora infiammato dal sacro fuoco della politica. La ragazza si chiamava Nunziatina (da lei probabilmente origina il “Nunziatellus arrinisciutus“ dei papelli della festa della matricola); parlava con il tipico marcato accento dei malettesi. I figli di buona madre che frequentavano il locale erano soliti chiedere il caffè dicendo “Nunziatè, mi lu fai lu cafè?“ con l’intonazione tipica del paese natale di Nunziatina. Inoltre, per farla arrabbiare, dicevano che Maletto, al cospetto di Bronte, era solo una… diciamo diarrea mosca. Ed era al quel punto che Nunziatina, presa da un raptus di campanilismo, stizzita, declamava la fatidica frase: “ Sì, Bronti è chiù ranni, ma Malettu est chiù bedda”. Se non che, fra lo scrivere ed il pronunziare, c’è di mezzo il mare: assicuro i lettori che l’affermazione della povera Nunziatina non sarebbe stata gradita in un salotto bene e puritano. Ho molto riflettuto sulla bellezza di Maletto: probabilmente Nunziatina si riferiva al fatto che in quegli anni per le strade del paese circolava un ragazzo che sarebbe diventato un grande uomo. E che allora si occupava non dell’Articolo 4, ma dell’articolo determinativo: che volete fare, anche gli uomini di grandissima cultura e talento passano per le scuole elementari.

Proprio oggi, nel fare una passeggiata con la mia vecchia moto, sono passato da Bronte, governata da qualche anno dal senatore Firrarello che io chiamo affettuosamente Pinuccio del Pistacchio: sulla sua attività di amministratore debbo ricredermi. Non facevo da anni la strada che unisce Adrano a Bronte; la ricordavo piena di curve e stretta. Ho trovato il tratto appartenente a Bronte del tutto rifatto con tre nuove gallerie che hanno eliminato le curve più pericolose. Altra sorpresa è stata la zona nuova del paese, laddove si esce per Randazzo. Niente palazzine e palazzinari, ma villette con giardino che mi hanno ricordato tanto i paesi del Mugello (quello del circuito). Bravo Pino: senza ironia alcuna ha lavorato proprio bene.

Non posso farci nulla, ma anche io sono campanilista: è mai possibile che l’azzurro Firrarello superi per lungimiranza e buonsenso il nostro Nino Di Guardo? Caro Nino, datti da fare, elimina palazzine e palazzinari, e fai lavorare i nostri architetti, ingegneri e le manovalanze per edificare il bello. Altrimenti nella prossima riunione conviviale, i rotariani brontesi rivolgendosi con sguardo beffardo ai rotariani misterbianchesi, senza curarsi delle conseguenze foniche della fusione dell’ “est” con il “chiù” che lo segue, diranno a questi ultimi che “Mustariancu è ranni (grazie a Lineri!), ma Bronti est chiù bedda“. Il che per loro (i brontesi) rappresenterà un giudizio sintetico, per noi misterbianchesi DOC una amara verità.

P.S. Ho ricordato personaggi che, tranne uno, non ci sono più. L’ho fatto con l’affetto di chi è fortemente legato alle proprie origini.

Giuseppe Condorelli

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