A più di tre anni dal suo annuncio all’Assemblea regionale siciliana (11 gennaio 2019) e dalla sua assegnazione alla 5^ Commissione legislativa (Cultura, formazione, lavoro, spettacolo e turismo) prende corpo e si avvia finalmente alla discussione finale in aula - prevista per martedì 29 pomeriggio - il disegno di legge n. 471/A della deputata pentastellata Jose Marano sulla “Istituzione della giornata della memoria dell’eruzione dell’Etna del 1669”, allora sottoscritto da altri 19 deputati del M5S. Esitato l’8 marzo dalla Commissione di cui è presidente e relatore il dep. Luca Sammartino, il provvedimento era all’ordine del giorno del 23 scorso, ma è stato rinviato al 29 marzo, proprio il giorno coincidente con quello in cui 353 anni fa - secondo le cronache di Carlo Mancino - Misterbianco cominciò ad essere ricoperto dalla lava.
Si appresta quindi ad essere tenuto vivo, “onorato” e valorizzato «il ricordo di un evento eruttivo - si legge nella relazione parlamentare - tra i più catastrofici degli ultimi 500 anni, che tra l’altro rideterminò l’assetto territoriale e la stessa localizzazione dei centri abitati alle pendici dell’Etna». La giornata individuata per la “memoria” è quella dell’11 marzo, quando le cronache riferirono l’inizio dell’eruzione dell’Etna, preceduta già a fine febbraio da un’intensa sismicità, toccando il culmine con la distruzione del paese di Nicolosi. Un’attività esplosiva e una colonna eruttiva che, dividendosi, provocò una vastissima diffusione di lapilli interessando sia la Calabria che la Sicilia orientale; e poi la colata lavica cominciò a distruggere borgate, tra cui Mompilieri, sfiorando Mascalucia e raggiungendo via via San Pietro, Camporotondo, San Giovanni Galermo, Malpasso, Gravina. Il 29 marzo fu circondato a tenaglia l’antico Misterbianco, che al tempo era edificato nell’attuale sito di “Campanarazzu” a nord di Lineri; il 31 marzo Misterbianco era travolto completamente, evacuato dagli abitanti che si diressero a valle. Com’è noto, la colata lavica continuò fino a danneggiare vari luoghi di Catania, dove si fermò il 26 giugno. E la terribile eruzione si concludeva definitivamente l’11 luglio 1669, con danni enormi (ricordata come “la grande ruìna”), dopo avere di fatto riscritto la storia catanese e del territorio etneo meridionale. Ricordare quella drammatica vicenda è stato definito «un esercizio doveroso e fondamentale della nostra memoria collettiva»; anche se moltissimi poi morirono nel terribile terremoto che colpì la Sicilia sud-orientale l’11 gennaio 1693. Devastanti fenomeni naturali a cui - viene opportunamente ricordato - si aggiungono purtroppo anche «le scellerate azioni antropologiche sul paesaggio». L’Etna è dal 2013 “patrimonio dell’umanità” dell’Unesco, e già dal 1987 la Regione aveva istituito il “Parco dell’Etna” come area naturale protetta.
Il disegno di legge della deputata Marano, ora «della V^ Commissione dell’Ars», all’art.1 prevede l’istituzione della giornata commemorativa «nella data in cui le colate seppellirono il primo centro abitato della zona»; all’art.2 affida alla Regione «la promozione della conoscenza dei fatti storici attraverso forme di turismo culturale, in sinergia con gli operatori del settore»; l’art. 3 individua i “luoghi della memoria” dell’eruzione del 1669, «facendo salva la successiva individuazione di ulteriori luoghi in via amministrativa»; l’art. 4 prevede che l’Assessore regionale per i beni culturali e l’identità siciliana adotti «un programma quinquennale per la promozione dei luoghi della memoria, sentiti i vari enti pubblici e privati interessati».
Il testo proposto prevede, «in sede di prima applicazione», un elenco di luoghi della memoria individuati e strutturati da inserire in un’apposita “Carta regionale” e in un itinerario turistico-culturale denominato “La lava dell’Etna-Percorso del 1669”. Nell’elencazione, sono inseriti attualmente vari luoghi storici di Catania, Nicolosi, Belpasso, Mascalucia, San Pietro Clarenza, e per Misterbianco il sito archeologico di Campanarazzu e i ruderi dell’antica chiesa di San Nicolò. Ne verranno aggiunti altri, attendendo le sinergie necessarie tra pubblico e privato.
La Sicilia
26/03/2022