"Niente posto per le fiabe". Il nuovo libro di Martina Asero presentato a Misterbianco

Martina AseroE’ stato presentato nei giorni scorsi nel chiostro della biblioteca comunale di Misterbianco il nuovo libro di Martina Asero, “Niente posto per le fiabe” (Caravaggio Editore, 2021), con la presenza di un attento e nutrito pubblico giovanile. Hanno parlato del libro, insieme all’autrice, Angelo Battiato e la brava attrice Maria Grazia Cavallaro.

Il libro, innanzitutto, è originalissimo dal punto di vista grafico compositivo, a partire dalla copertina, con in evidenza due parole sottolineate, in tono scanzonato, “titolo provvisorio”; poi l’originalità prosegue nelle pagine interne del tomo, con molti disegni, schizzi, parole sottolineate, parole scritte in corsivo in forma di appunti, cancellature, scarabocchi, bruciature, rendendo la lettura quasi una corsa ad ostacoli, una perigliosa e invitante avventura per gli occhi, ovviamente, ma anche per la mente. Credo che il libro di Martina Asero possa essere considerato, per la forma e anche per il contenuto, una novità pressoché assoluta nel panorama editoriale italiano.

Poi, addentrandosi nella lettura, l’interesse “diventa” serio, e l’intreccio si ammanta di immagini e di dialoghi, si vela di mistero e di curiosità. Il racconto si snoda attorno all’interessante e coinvolgente storia d’amicizia, e d’amore, di Cinzia e Zucca, due adolescenti che si conoscono tra i banchi di scuola. E poi la narrazione s’abbellisce, s’inerpica e ci lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Leggendo il libro sembra quasi di navigare in alto mare, di immergersi nelle cupe tempeste, di uscire a galla e respirare, e poi tuffarsi in una spiaggia tropicale con il “sole più caldo che c’è”, per poi inabissarsi di nuovo, fino a perdere il respiro e la vista del cielo e della terra. “Niente posto per le bambole” è un romanzo di formazione, sincero, fresco, a tratti audace, anche difficile, come sono i giovani d’oggi; un romanzo da leggere e rileggere, che può insegnare molto alle nuove generazioni, ma anche agli adulti. Che dà un messaggio di libertà e di determinazione, di speranza e di saggezza. E di pudore. “Io in quei pomeriggi mi annoiavo abbastanza. Se c’è una sensazione che ricordo con nitidezza di quel periodo è proprio la noia, fluida e densa, ci si poteva affondare in mezzo, come in una stanza melmosa. Ore e ore di niente, gesti deprivati di ogni prospettiva, dall’alba al tramonto, un presente rivoltato su se stesso, come una coperta piegata dieci, cento, mille volte”. Scrive Martina Asero nel quarto di copertina, ed io lo ricopio per far capire il “peso” del racconto. E poi nel libro c’è, tutt’intera, la città di Catania, con la sua bellezza disarmante, i suoi quartieri, le strade, le piazze, le zone alte, i rioni popolari. Sembra quasi di percorrere le vie cittadine, per andare a scuola, e poi nei pomeriggi assolati su e giù per via Etnea, e poi tra la plaia e i vialetti della lussureggiante e misteriosa villa Bellini. Catania, la città barocca, luminosa e oscura; la città delle donne e della nostra sconfinata giovinezza.

Ma il “cuore” del romanzo è la storia d’amicizia e d’amore, tra Cinzia, “tredici anni” e Zucca, e tutto il resto del mondo. Innanzitutto Zucca: “faceva tutta la parte del duro, ma non lo era. Anche sulla sua bocca quelle parolacce stonavano, erano come un sigaro ficcato tra le labbra rosee di un neonato”. Mentre Cinzia, “io non ero così. Spigolosa e asciutta, stretta come un manico di scopa, ecco tutto”.

Ma il vero protagonista del racconto, secondo me, è il tempo: “non potendo guardare avanti […] mi ritrovai a guardare indietro, a ricordare com’era la vita quando stavamo al viale, quando avevo una stanza tutta mia e si andava al salone di Barbara”. “Correvo e più correvo e più mi arrabbiavo, ripensando alla vita di prima, a come era cambiata, a quanto io stessa stavo rischiando di cambiare. Mi arrabbiavo con la vita”.

E ad un certo punto del racconto, quasi all’improvviso, l’amore fa capolino: “Appiccicai le labbra alle sue. Lui non se lo aspettava, ma colse il momento, mi sprimacciò con la bocca umidiccia mentre la sua linguetta umida si agitava come un girino”. Perché “le cose belle, così come quelle spiacevoli, si amplificano e la gioia e la sofferenza hanno un’intensità maggiore”. “Avevo la sensazione di camminare dentro un ricordo. Tutto era uguale ma anche stranissimo, come se qualcosa fosse rimasto sospeso nel tempo. Ero io o era la città. Non riuscivo a capirlo”. Un amore che era “come perdersi nel bosco e ritornare sempre a casa”. Ed è sempre Cinzia che parla, perché la storia è raccontata in prima persona, filtrata dalla grazia e dalla sensibilità dei suoi teneri anni. “Inghiottii tutto il dolore che avevo in gola e decisi di tenerlo per me. […] E’ così: non ci si rende mai veramente conto che le cose vissute in certi anni ce le porteremo dietro per sempre”. E alla fine, non sappiamo più se è solo la protagonista dell’intrigante vicenda a pensare ad alta voce, o è l’autrice che pensa con le parole di Cinzia. “Allora senza una ragione esatta, ho sentito il bisogno di ricominciare da capo a scrivere tutto, per me stessa e per ciò che sono stata e per far fronte a quel malessere che non sapevo interpretare altrimenti”.

“Niente posto per le fiabe” è stato presentato anche nella Biblioteca Comunale di Belpasso, nella libreria Prampolini di Catania, e adesso a Misterbianco, riscuotendo lusinghieri apprezzamenti di critica e di pubblico. Martina Asero, misterbianchese, insegnante di Lettere nella scuola media, è attrice, coreografa, scrittrice, e dirige con il marito la Compagnia Teatrale “Sesto Senso”. Inoltre, gestisce il canale Youtube Ima AndtheBooks dedicato al mondo dei libri e della lettura. Ha pubblicato i romanzi, Blind (Il Filo, 2008), Il sogno e la visione (Europa 2016), Insegnare (Woman Plot, 2021).

Angelo Battiato

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