I drammi dei Call Center: dopo Almaviva, a Misterbianco ci sono i 101 di "Monalisa Contact"

Call CenterDietro tante chiamate telefoniche che quasi quotidianamente riceviamo, spesso infastiditi, ci sono persone e famiglie; c’è chi spera di trovare una dignitosa occupazione accontentandosi di quel che c’è, per bisogno. Il travagliato mondo dei “call center” non finisce mai di stupire, per il modo con cui viene gestito questo specifico lavoro privato dei tempi attuali e la precarietà di chi è costretto ad accettarlo comunque per vivere.

Ormai arcinota la lunga vicenda di “Almaviva”, nella zona commerciale, ora è un altro call center di Misterbianco, nella zona Milicia a due passi dal centro cittadino, a far registrare un nuovo “dramma del lavoro” con le conseguenti attese e angosce di tanti padri e madri di famiglia. Si tratta della “Monalisa Contact Srl”, con sede in via Sabin 1 (un altro centro a Noto ha già chiuso), operante per la commessa “Vodafone Business”, i cui lavoratori ci segnalano - pur chiedendoci di rispettare qui l’anonimato per immaginabili ragioni - una situazione estremamente preoccupante.

«Stabilizzati con contratto a tempo indeterminato nel dicembre 2012 - ci raccontano - pensavamo di aver raggiunto una serenità che ci consentisse anche di affrontare mutui e finanziamenti necessari alle nostre famiglie. Ma via via i tempi sono cambiati, l’azienda ha cominciato a rimproverarci le “tante” assenze per permessi, maternità, legge 104 e via dicendo, adducendo di non poter più far fronte a un presunto “eccessivo costo del lavoro”. Dopo una procedura di mobilità chiusa nel maggio 2017 con esodo volontario incentivato con 7 mensilità di 42 lavoratori (sui presunti 79 esuberi dichiarati dall’azienda), nel gennaio 2019 la società preannuncia la cessione del ramo aziendale di telemarketing a un’altra impresa, la fantomatica “Zefiro Call Srl” (con sede a Roma), che poi è risultata non più interessata all’acquisto. Il 2 aprile scorso l’azienda attiva addirittura la procedura per la chiusura definitiva dell’attività, con la proposta di modifica dei contratti, da tempo indeterminato a prestazioni di collaborazione “co.co.co” - una proposta inaccettabile che lede la nostra dignità - e come alternativa il licenziamento. I nostri sindacati nell’opporsi hanno invano proposto il “contratto di prossimità”. Dopo la riunione all’Ufficio provinciale del Lavoro di Catania del 31 maggio scorso, vi è previsto un incontro decisivo lunedì 17 prossimo alle 9,30. Data dalla quale l’amministratore della società ha comunque fin d’ora preannunciato che non ci concederà permessi; così come nel tempo, ad ogni nostra protesta o minaccia di sciopero, ci è sempre stato detto che se non produciamo non ci possono erogare le retribuzioni. E da certe avvisaglie, non sappiamo neanche se nel caso di cessazione dal lavoro avremo il nostro Tfr spettanteci. Parliamo di 101 dipendenti che, se non ci saranno soluzioni valide e immediate, dal prossimo 20 giugno rimarranno per strada, senza avere assolutamente le “colpe” addebitateci dall’azienda». Si preannunciamo assemblee e scioperi, purchè non sia troppo tardi. Tra tanti casi emergenti di sfruttamento da terzo mondo, un altro “dramma” quindi alle porte, che speriamo possa essere evitato.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
11/06/2019

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