Le ombre della sera addolciscono le penombre dell’anima. E rendono giustizia all’uomo affaticato dalle tante battaglie e dall’arsura del lungo giorno. E’ di notte che il passato prende forma e diventa fiato, sangue, carne, parole, sentimenti, emozioni. Sono le memorie d’un’intera vita trascorsa quaggiù, tra i divampi e le schegge da’ Muntagna, il suadente gorgoglio del mare, e la speranza di cambiare il mondo e di rendere migliore la vita dell’uomo su questa terra. E i ricordi diventano storie, fatti, aneddoti, arte, letteratura, cinema, musica, politica. I ricordi sono poesia viva.
Proprio sul far della sera, Salvatore Gennaro, l’ultimo sindaco comunista di Misterbianco, coniugava e inanellava mille ricordi, mille emozioni, e ce li donava quasi con pudore, con rispetto, con trasporto. E i ricordi, gentili nel suo narrare, sembravano tornare a vita nuova, sembravano vivi, palpitanti, emozionanti. Mille attimi di vita vissuta tra le pietre disordinate, inconfondibili e amate della sua Misterbianco. Il “sindaco” Salvatore Gennaro, così lo chiamavamo tutti in città, lo scorgevi immancabilmente ogni sera, col suo deciso e impareggiabile passo, con la sigaretta e il berretto, aggirarsi tra le vie e le piazze del paese, lo vedevi arrivare da’ ‘cchianata di Pedivecchia (via Garibaldi), faceva una breve sosta a Chiazza (piazza della Repubblica), per poi svoltare, alcune volte verso il Coraghesa (piazza Chiesa Madre), altre volte risaliva fino o’ Monumentu (piazza Mazzini), e lì, sotto quegli ossuti alberi, si riposava un po’, si sedeva con gli amici e discuteva, e ragionava, con tutti su tutto.
Ed era un fiume in piena, un’enciclopedia vivente, la storia di Misterbianco passava “tranquilla o gorgheggiante” (a secondo dei fatti) sotto i nostri occhi, gli anni ’50,’60, ’70, i tanti comizi in giro per la Sicilia; ma anche la Storia Grande faceva capolino nelle tante sere d’estate, la Rivoluzione russa, Lenin, Trockij, Stalin, la Seconda Guerra Mondiale, Von Ribbentrop, Molotov, Zukov, Guderian. Aveva la gioia, quasi la necessità, l’esigenza di parlare, di raccontare, di evocare, e di trasferire agli amici “ascoltatori” la sua storia, la storia della sua città. Misterbianco lo aveva visto sindaco per tantissimi anni, dal 10 dicembre 1955 al 17 novembre 1973, e della città conosceva praticamente tutto, virtù, vizi, curiosità, intrighi, famiglie, personaggi, quartieri. Amava raccontare le tappe della sua lunga “carriera politica”, prima come appassionato militante comunista, poi come battagliero funzionario di partito, e infine come consigliere comunale del P.C.I. e sindaco di Misterbianco, per oltre diciotto anni. E sono tante le memorie che serbo in cuore, quando nelle sere d’estate, seduti sulle panchine del Coraghesa o del Monumentu, mi raccontava aneddoti, avvenimenti, ricorrenze, personaggi, riunioni di partito, delibere di giunta e sedute infuocate di consiglio comunale. Era la memoria storica, viva, narrante del nostro Comune, delle tante elezioni comunali che lo avevano visto protagonista e vincitore, ai lunghi anni della sindacatura, ai tanti comizi nelle piazze dell’intera Sicilia, sino alle sue dimissioni, che provocarono un vero e proprio terremoto politico- amministrativo in città. Nelle elezioni comunali del ’75, infatti, i partiti della sinistra, pur restando ancora al governo, con rimpasti e crisi di governo, dimezzarono i consensi, e nelle elezioni del 1980, persero per sempre la guida del Comune, con la vittoria della Democrazia Cristiana e la formazione del prima amministrazione di centrosinistra DC-PSI.
Salvatore Gennaro prima ancora di essere sindaco e amministratore della città, era innanzitutto un politico, un comunista, un dirigente di partito, fermo, inflessibile, radicale, che mai mise da parte la tessera del partito, se non nel 1973, quando si dimise volontariamente da sindaco e da tutte le cariche di partito (con una “famosa” lettera, di cui sempre mi narrava) in aperta polemica con le indicazioni nazionali del P.C.I di Enrico Berlinguer. Il partito che fu di Gramsci e di Togliatti, e a cui aveva dedicato la sua intera vita, da militante appassionato, intelligente e impegnato. Criticava aspramente Berlinguer e la politica del “compromesso storico” (e i fatti storici gli hanno dato ragione); criticava fortemente le scelte di politica internazionale fatte da Stalin a Yalta, all’indomani della vittoria sulla Germania nazista. Riteneva un errore enorme la divisione del mondo in due blocchi contrapposti, voluta dai “Grandi” vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Da sindaco d’un piccolo paese “intraprese relazioni diplomatiche” con dirigenti d’altri paesi comunisti (memorabile la visita al Municipio etneo di dirigenti nordcoreani).
Per Salvatore Gennaro la politica era un valore assoluto, totale, pieno. “La politica è un bene comune, un segno distintivo di identità, di appartenenza alla comunità, di affermazione dei diritti dell’uomo, di lotta di liberazione e di giustizia sociale. La politica è fatta per la libertà dell’uomo, è battaglia, è ricerca costante e necessaria per la conquista dei diritti dell’uomo. Ma la politica senza ideologia non è niente, non può assolvere compiutamente alla sua funzione sociale e culturale di trasformazione e di miglioramento della società. E i partiti devono avere una fondamentale propulsione ideologica, pena la perdita della ratio, della “ragione sociale” del partito. L’ideologia, prima ancora delle idee, dei progetti, del pragmatismo, è il motore della politica, e quindi l’etica, la morale, la storia, la filosofia, il diritto. Questa è la politica. E solo così la politica può incidere sulla società e sulla vita dell’uomo”. (il virgolettato è un po’ la sintesi del suo pensiero, a mio giudizio). Ma Salvatore Gennaro è stato soprattutto un lucido intellettuale, un arguto maestro di vita, un attento osservatore della politica locale e nazionale, oltre ad essere un appassionato di storia, di musica, di calcio, di fuochi d’artificio e della montagna (da sempre tesserato del Club Alpino Italiano). Già, ‘a Muntagna! Ci ha portato sull’Etna, e fatto conoscere scoscese impervie e risalite ventose e vertiginose, e introdotto in anfratti e antri bui e misteriosi… per trovare alfine il nostro cammino… e riveder le stelle.
Forse ‘u sinnucu non avrebbe gradito neppure questo mio breve e concitato scritto. Ma glielo dobbiamo, in suo ricordo. E anche per noi, che lo abbiamo conosciuto e voluto bene. Sindaco, Misterbianco non ti dimenticherà!
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Bravo Angelo, hai dato il
Bravo Angelo, hai dato il giusto merito ad un personaggio storico e benemerito di questo piccolo paese. Gennaro è stato e resterà un maestro di vita per diverse generazioni. A me ha dato tanto sia nello spirito critico che nelle conoscenze dei rivoli della "sporca" politica. L'ho conosciuto come avversario politico( io piccolo uomo rispetto a lui) e per diversi anni mi è stato lievemente antipatico. Mano a mano che trascorrevano gli anni ho avuto modo di parlare con lui e di esternare molti miei pensieri. Per me è stato un grande e resterà scolpito nella mia mente e nel mi cuore. Misterbianco ha perso uno dei suoi figli migliori.
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