"Vivere su un vulcano": come sviluppare la cultura della prevenzione e protezione

Vulcanologo BehnckeCome convivere con l’Etna, lavorare alla tutela della gente e del territorio, e «scegliere la via della bellezza». Su questo, l’atteso incontro “Vivere su un vulcano” promosso da “Attiva Misterbianco”, con un parterre qualificato di competenze e professionalità, moderatore il fisico dell’ambiente Angelo Naso. Un argomento di incessante attualità, anche dopo la “grande paura” della notte di Santo Stefano, in un territorio notoriamente ad alto rischio sismico, vulcanico e idrogeologico; e si è parlato proprio di rischio, prevenzione e pianificazione, in un convegno di spessore.

Dal Belice ad Amatrice fino ai giorni nostri di Fleri, Pennisi ed altre frazioni etnee, un territorio che ripropone la sua fragilità anche con un sistema di “fratture” noto e allarmante. Eventi che creano precarietà esistenziali e “crisi di identità” nelle comunità che perdono case, chiese, scuole; coi danni al patrimonio edilizio più antico e i problemi di soccorso e ricostruzione. E rispetto al devastante terremoto in zone del Centro Italia a bassa densità abitativa, ci si chiede cosa un evento analogo comporterebbe in un’area metropolitana di un milione e 115mila abitanti come Catania. Da qui l’assoluta necessità di attività di informazione, prevenzione e azione sulla vulnerabilità del tessuto urbano altamente esposto; di una cultura che produca non solo conoscenza delle norme comportamentali nelle emergenze, ma soprattutto prevenzione strutturale con l’investimento di risorse in un patrimonio edilizio vecchio e degradato. Chiedersi come si è costruito e si continua a costruire, quali siano la sensibilità e la capacità di riflettere su come abitare investendo sulla sicurezza anzichè su altre futili priorità, col prezioso ausilio dei geologi. Tra norme che impongono di salvare anche ciò che andrebbe invece ragionevolmente demolito e ricostruito, occorre evitare che sia la natura a fare da “urbanista”, con terremoti e alluvioni, ad altissimi costi. Ne hanno parlato con chiarezza ed efficacia l’ing. Giovanni Spampinato, responsabile del Dipartimento regionale di Protezione civile per la Sicilia sudorientale, e l’arch. Alessandro Amaro, presidente dell'Ordine degli architetti di Catania ed esperto di sicurezza. Esperti a confronto per radicare e sviluppare la cultura della prevenzione, tra le istituzioni, e i “tecnici”, e nella cittadinanza.

Dopo l’introduzione dell’arch. Igor Nastasi, la platea all’inizio era stata affascinata dalla spettacolare presentazione del dott. Boris Behncke, eccellente e appassionato vulcanologo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha “raccontato” in modo coinvolgente e anche ironico - con straordinarie immagini - le quotidiane attività eruttive (costantemente monitorate) e la stupefacente bellezza dell’Etna. Dopo le relazioni, gli interventi dell’ing. Cettina Santagati, ricercatrice al Dipartimento Ingegneria civile e Architettura dell'Università, con la sua sintetica ricostruzione storica, e l’ing. Giuseppe D'Angelo, con il progetto “L’Abbraccio di Etna-Rigenerati dalla Lava” già premio nazionale, sulle tecnologie innovative per progetti di digitalizzazione del patrimonio artistico-culturale, archeologico e immateriale (come Campanarazzu, rinata dalla lava), nel 350mo anniversario dell'eruzione del 1669 (seguìta poi dal terremoto del 1693); un patrimonio da valorizzare e rendere fruibile a tutti. Ricordando il passato per attrezzarsi e affrontare assieme al meglio il futuro. Il cultore storico Mimmo Murabito presente con il suo consueto sostegno e la sua passione; il vicesindaco Matteo Marchese ha sintetizzato l’attività del Comune in corso; l’arch. Vito Zuccarello ha esortato alla responsabilità della programmazione e della progettazione per la sicurezza; e i rappresentanti delle Associazioni di volontari di protezione civile Le Aquile (Giuseppe Coco) e Misericordia (Giovanni Giuffrida) hanno rinnovato il loro costante impegno di sensibilizzazione e addestramento sul territorio, a partire dalle scuole.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
12/02/2019

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