C’era una volta la terrazza in cui si stendevano fili di panni da asciugare. Lenzuola sventolavano al vento, vestiti appena lavati si ostentavano al sole e nell’aria un silenzioso profumo di marsiglia rappacificava l’anima di chi lo respirava.
Le terrazze erano un luogo in cui ci si rifugiava dai rumori della strada, un luogo da dove ci si affacciava per perdersi nell’orizzonte, un luogo di aria pulita.
C’era una volta...
Adesso le terrazze ospitano strane strutture, pochi sono i fili che contengono panni stesi, il loro spazio viene sedotto da giganti tecnologici che emanano onde. Le onde elettromagnetiche.
I giganti li vedi dal basso delle strade, le osservi con attenzione, sono lì, tra le case fitte intorno ad essi. I giganti li vedi dalla finestra, dal balcone di fronte, superbamente si impongono e osano invadere lo spazio intorno, è come toccarli quasi con le mani.
Ma le onde dei giganti non hanno bisogno di spazi per muoversi liberamente?
Piuttosto entrano tra le case e viviamo cullati dalle onde, dormiamo tra le onde, subiamo la loro sgradita presenza. Le onde elettromagnetiche invadono la salute, turbano la qualità della vita, inquinano e le antenne causano una indescrivibile lesione del decoro architettonico.
E allora? Tanti occhi increduli, timorosi, incoscienti inseguono i colossi elettromagnetici che fioriscono troppo vicini alle case, nella vana speranza che possano essere collegati fuori dai centri abitati, dove liberamente fanno vagare le loro onde. Quando il progresso è sinonimo di pessima qualità della vita, il sogno di una società che avanza è sinonimo di vivere felici e contenti, come in una favola.