A Misterbianco, la "Memoria" con Inge Auerbacher, la bimba sopravvissuta all'olocausto

Giornata della Memoria MisterbiancoAll’indomani della “Giornata della Memoria”, è ancora viva l’emozione di un evento privilegiato tenutosi alla Biblioteca comunale di Misterbianco. Anche in risposta ai noti episodi di antisemitismo dei tifosi laziali, e nella necessità di coltivare la memoria della Shoah e l’impegno collettivo.

L’incontro straordinario con un’ospite d’eccezione, la dott. Inge Auerbacher, chimica tedesca da Kippenheim oggi ottantatreenne, che vive a New York (ha lavorato negli Usa per 38 anni), residua testimone vivente dei campi di sterminio nazisti di Terezin in Cecoslovacchia (una ex fortezza militare settecentesca a 60 km da Praga), dov’era entrata con la sua famiglia quando aveva appena sette anni e mezzo il 22 agosto 1942, deportata fino al 1945 assieme a circa 15mila bambini per uscirne viva con soli altri cento; una delle ultime “speciali” bambine ebree fortunatamente sopravvissute all’Olocausto, e poi per qualche anno finita in ospedale per tubercolosi.

Dal tristemente famoso ghetto di Terezin passarono circa 140mila prigionieri, di cui 88mila mandati a morire atrocemente ad Auschwitz e 33mila morti di denutrizione o malattie; tantissimi i fucilati finiti in anonime e orribili fosse comuni. Tra di loro, appunto, migliaia di bambini (anche neonati) e ragazzi deportati assieme ai propri genitori, che nonostante tutto erano anche riusciti a realizzare per loro qualche furtiva “scuola” autogestita all’interno del lager. Ben pochi alla fine tornarono a casa da quell’incubo devastante della deportazione (spacciata dai nazisti per “ricollocazione”), la maggior parte finirono invece nelle camere a gas ad Auschwitz. Ne rimangono circa 4mila struggenti disegni e poesie, quelli cecoslovacchi ora conservati alla Sinagoga e Museo ebraico statale di Praga (che abbiamo avuto la ventura di visitare, ndr) che esprimono - assieme a prati, fiori, case, e scene all’interno delle mura di Terezin - le loro fantasie infantili, le sofferenze, i sogni e le speranze perdute.

Nei luoghi dell’orrore, della paura, della violenza e della morte, tra i pochissimi sopravvissuti appunto Inge, là diventata il n. XIII-I-408 («ora è un numero il nostro cognome»), destinata a vedere con occhi infantili – con la sua bambola Marlene, ultimo ricordo della nonna - la più grande atrocità del secolo scorso e poi a poterla descrivere, dopo essere stata liberata nel maggio 1945 con la sua famiglia dall’Armata Rossa sovietica. Ed ora con il racconto emozionante di un’esperienza fortemente tragica e ammonitrice – che segna comunque la vita per sempre – a partire dall’infanzia con la famiglia ebrea e poi dalla svolta della famigerata “Notte dei cristalli”, e la presentazione del suo libro “I am a Star, child of the Holocaust” (Io sono una stella, bimba dell’Olocausto), un breve e intenso viaggio tra quei ricordi e quelle mura, col supporto della fede; una lucida e sofferta testimonianza arricchita da immagini eloquenti, che ha commosso non poco i presenti.

Ad ospitare Inge Auerbacher in Sicilia, accompagnandola da efficacissima interprete, la docente messinese d’inglese Teresa Lazzaro, scrittrice e poetessa ma anche tra le maggiori esperte e ricercatrici sulla Shoah (ne ha tratto il libro “Venti farfalle e una nuova primavera”), che ha fatto da “gancio” nella provincia etnea alla sua amica prof. Rosa Maria Falà, insegnante di francese a Piano Tavola e “funzione strumentale” per progetti europei, promotrice dei significativi incontri catanesi. Una palpitante testimonianza «offerta in dono ai siciliani», a partire dalle scuole.

La Biblioteca di Misterbianco cercherà di acquisire presto quel libro del 1993 di toccante liricità, tradotto finora in otto lingue, edito in Italia dalla Bompiani nel 1995 ed oggi in attesa di ristampa. Perché la Memoria non cessi mai, e insegni per le generazioni di oggi e di domani. Traducendo nel libro in un simbolo di speranza quella sua gialla stella giudaica di pezza imposta allora come “contrassegno” agli ebrei dai nazisti, Inge afferma: «Ognuno di noi è una stella. La mia speranza, il mio desiderio e la mia preghiera è che ogni bambino possa crescere in pace, senza conoscere mai la fame, la crudeltà e l’ingiustizia».

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
29/01/2018

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