L'emergenza travolge "Almaviva": il Call center di Misterbianco tra smart working e ammortizzatori sociali

AlmavivaLa gravissima emergenza sanitaria produce i suoi effetti devastanti sul già precario mondo del lavoro. A pagarne i drammatici costi sociali e umani, anche i 1500 operatori (di cui 300 “a progetto”) di “Almaviva Contact” dell’importante Call Center di Misterbianco.

Ricordando di aver dovuto «fronteggiare situazioni gravi di crisi, esuberi e insostenibilità economico-finanziarie dovute a distorsioni delle regole di settore e delocalizzazioni di lavoro italiano all’estero», l’Azienda venerdì scorso ha reso nota «la sospensione entro 72 ore (cioè lunedì 16 marzo) di tutte le attività dei lavoratori (oltre 5 mila) nei propri Call center sul territorio nazionale, che non possano essere gestite tramite “smart working” remotizzando l’attività presso il domicilio dei lavoratori». Ciò «dopo aver assunto tutte le iniziative prescritte per garantire la sicurezza dei propri operatori». «L’emergenza più drammatica della nostra storia recente richiede a chi ha responsabilità di impresa scelte nette, cautela assoluta e prevenzione radicale per azzerare il più possibile i rischi». L’azienda preannuncia che «i lavoratori dei Call center verranno accompagnati nelle nuove modalità di lavoro a distanza, sulle quali viene concentrato ogni investimento e attivato un confronto continuo per la necessaria collaborazione con i principali committenti, e potranno contare sul supporto per loro e le proprie famiglie, l’assistenza continuativa e l’anticipazione delle mensilità previste dagli strumenti per il periodo di sospensione».

A Misterbianco, è dramma nel dramma, con prospettive inquietanti. Da lunedì gli operatori del Call Center si troveranno in stato di assoluta precarietà occupazionale. Natale Falà, responsabile aziendale della Cgil (Rsu) e anche della sicurezza (Rls): «Qui c’era già l’ipotesi di ridurre al massimo le presenze fisiche, e ora questo provvedimento aziendale ci obbliga tutti a casa. Ora, restiamo in attesa che Enel e Vodafone, le nostre attuali committenti, ci autorizzino a poter lavorare a domicilio. Almaviva ha già sviluppato un software che ce lo consente, e siamo pronti ad aiutare quei colleghi che nel domicilio fossero sprovvisti del necessario per la postazione remota. Probabilmente dovremo intanto avvalerci delle ferie forzate, e per il resto dipendere dall’attivazione della cassa integrazione in deroga o di altri provvedimenti governativi di sostegno e tutela. Certamente la salute è al primo posto; ma ci rimane il pericolo del dopo-emergenza, perché ci chiediamo seriamente se superato il dramma del virus l’azienda proseguirà regolarmente la propria attività qui o resterà in crisi facendo magari altre scelte, e su questo restiamo vigili».

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
15/03/2020

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