Dopo un lungo e ironico "campanilismo" tra Misterbianco e Motta S. Anastasia, 14 anni fa la comune vicinanza delle discariche ai rispettivi centri abitati, sulle antiche colline dei Sieli, diede vita ai “Comitati No discarica” che affratellarono cittadini e attivisti delle due comunità soggette ai denunciati danni ambientali. E il motto “Misterbianco e Motta uniti nella lotta” nell’ultimo decennio ha contrassegnato molteplici iniziative e “battaglie” unitarie dei due centri vicini su una questione vitale ancora aperta. Con una fraternità consolidata, le due comunità ora si incontrano in significativi progetti comuni sul piano culturale, sociale e umanitario.
Dopo le precedenti pubblicazioni misterbianchesi “Le case dei gelsi” (2016) e “Ritratti documentati di una città invisibile” (2019), nasce ora da un nuovo e inedito laboratorio di comunità il libro corale “L’anima dei luoghi risuona al plurale” (Incontri Edizioni), per la prima volta con racconti di 34 donne e uomini di Misterbianco e Motta S. Anastasia e ulteriori collaborazioni di fotografi e disegnatrici. In 192 eleganti pagine, arricchite da splendide immagini, il volume orgogliosamente presentato nella prestigiosa cornice del Castello Ursino, con la collaborazione del Comune, del Fai, delle librerie Cavallotto e del Liceo Coreutico “A. Musco” di Catania e del Teatro Siderurgico di Misterbianco, nell'ambito del “Festival nazionale della Complessità”.
Il laboratorio, ideato e curato da Josè Calabrò, docente scrittrice e storica impegnata nel sociale, è promosso dall’associazione “Fare Stormo-Il Cerchio delle donne”. Il progetto avviato muove da luoghi-simbolo significativi di Misterbianco e Motta, ne raccoglie varie storie e si sofferma sulla loro “terra di mezzo”, i Sieli, «luogo del cuore, di storie e di lotte, e scrigno di bellezze e biodiversità», col costante sogno condiviso di un “Parco” rimasto finora utopico, in un potenziale polmone verde metropolitano non valorizzato ma anzi “violato” dalle megadiscariche e dall’abbandono.
Nel “venirsi incontro”, un appassionato lavoro di “scrittura collettiva”, in un affresco unitario che coniuga cultura e impegno civile, «un "fare plurale" per realizzare progetti per la qualità della vita e dire no anche a tutte le brutture, guerre e violenze».