La furia del sindaco Di Guardo. E le vere accuse a Santapaola

Sciopero Di GuardoL'ex primo cittadino inizia lo sciopero della fame: “Cosa hanno trovato? Solo le minc...e di quattro pentiti”.
Nino Di Guardo, il sindaco del Comune sciolto per mafia, è furioso e ha iniziato lo sciopero della fame. Si è posizionato a pochi passi dal municipio, il palazzo che ha governato a lungo, fino a quando, pochi giorni fa, è arrivato il decreto del ministro dell'Interno.

“Raccolgo l'indignazione della mia comunità – dice a LiveSicilia - che non accetta un provvedimento assurdo che condanna un'istituzione, intaccata da questa infamia”.

Di Guardo vorrebbe aprire un dibattito a livello nazionale, “è insopportabile, tuona, si apre la caccia alle streghe, lo Stato di diritto muore”.

Da storico militante prima dei Ds e poi del Pd, Di Guardo ha scelto, come vicesindaco, Carmelo Santapaola, coinvolto nell'operazione eseguita da carabinieri e guardia di finanza più di un anno fa. “È accusato – dice Di Guardo riferendosi a Santapaola - di intestazione fittizia, non ha intaccato il Comune, la sua indagine è un fatto personale”. In realtà, come ha documentato LiveSicilia, Santapaola, sostenitore politico di Sammartino con un passato autonomista e un esordio in Alleanza Nazionale, è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla gestione di scommesse on line aggravata dall’avere favorito il clan Santapaola-Ercolano (accuse che Carmelo Santapaola ha sempre respinto). Non si tratta di scommettitori incalliti, ma degli artefici, secondo gli inquirenti, di un sistema di gestione delle scommesse online con contatti anche all'estero e il coinvolgimento di elementi di spicco della mafia. Secondo i verbali dei pentiti e quanto emerge dalle intercettazioni, sarebbero state condizionate anche le elezioni di Misterbianco LEGGI.

Il sindaco attacca anche i pentiti, come Scollo, che “era candidato – dice Di Guardo - nel 2012 e prese 70 voti, sono questi i voti della mafia?”. Stesso discorso per Salvatore Messina: “Chi lo conosce? Non mi facciano ridere – tuona ancora Di Guardo - o hanno prove serie, oppure si dimettono. Se dovessero dimostrarmi che nel Comune c'è stata una infiltrazione mafiosa mi dimetterei dalla politica e chiederei scusa alla città. Per questo ho la forza di gridare che c'è stato un decreto criminale”. E ancora: “Nel 1991 – dice ancora l'ex sindaco di Misterbianco - quando si sciolse il Comune c'era il sangue nelle strade, oggi siamo un esempio di buongoverno, abbiamo tutti i servizi, asili nido e abbiamo due milioni di avanzo di amministrazione”.

Di Guardo è convinto di essere un perseguitato, “perché ho attaccato la discarica di Misterbianco, ma è bene che si sappia che continuerò a farlo”.

Poi lancia una frecciata alla Prefettura di Catania, che ha eseguito una commissione di accesso per verificare gli atti amministrativi. “Cosa hanno trovato dentro il Comune? Abbiamo aperto armadi, finestre, hanno solo le minchiate che dicono quattro delinquenti”.

E così l'ex sindaco, annuncia un nuovo giorno di protesta.

Antonio Condorelli
catania.livesicilia.it
30/09/2019

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