Inizia la stagione al Piccolo Teatro

Nonostante tutto, Gianni Salvo è sempre lì, pronto a ricominciare con il teatro...

Gianni Salvo, l’anima del Piccolo
Teatro, infrange le liturgie pilotate della classica conferenza stampa con la
raffinatezza espressiva che lo contraddistingue ed imbastisce per presentare il
cartellone uno spettacolo vero e proprio. Fatto coi piedi, anzi “dai” piedi:
un sinuoso percorso di scarpe - poco evocativo e assai metaforico –
s’insinua infatti sul palco mentre lui, sul filo di una ironia engagé, un
po’ intellettualistica, un po’ citazionista, tra Debussy e Buttitta, tra
Neruda e Piazzolla  sciorina tra le
righe il filo sottile dei rimandi e dei riferimenti agli spettacoli in
cartellone all’insegna di “una credibile unità contro il meccanismo di
intrattenimento acritico”. Il cartellone del Piccolo chiude un progetto
dedicato al Futurismo: da Aniante a Bontempelli fino al Marinetti de “Gran
Varietà Futurista” previsto a febbraio. E all’insegna del varietà, del
teatro come provocazione, come paradosso e come recupero linguistico ed
espressivo vanno letti gli altri appuntamenti del Piccolo. Si comincia a
novembre con “La Pe-Dante Commedia” di e con Laura Kibel, la straordinaria
artista che usa i piedi. A dicembre “Gran varietà” con Gennaro
Cannavacciuolo. “Le avventure di Pinocchio” di Domenico Carboni, con le
musiche di Pietro Cavalieri, inaugurano il 2005. Sempre a gennaio, l’operetta,
nella fragrante rilettura antinaturalistica di Elio Pandolfi. Dopo Marinetti, a
marzo è la volta de “La bambola bruciata” un omaggio a Pablo Neruda con la
regia dello stesso Gianni Salvo. Penultimo spettacolo con “Maria de Buenos
Aires”, l’unica opera teatrale di Astor Piazzola in collaborazione con
l’Istituto Musicale “Bellini” e coprodotta dall’assessorato alla cultura
di Militello Val di Catania. Chiude “L’accompagnatrice” di Nina Berberova
con Micaela Esdra. La collaborazione con il “Bellini” si estenderà nel
prossimo dicembre, fuori abbonamento, con “Solo e pensoso” l’omaggio a
Francesco Petrarca e lungo il laboratorio quadrimestrale sul teatro musicale del
‘900 con la messa in scena de “L’opera da tre soldi” di Brecht. Alla
fine Gianni Salvo lascia che sia il pubblico a distillare una logica (se mai ce
ne fosse una) dalle cifre che la Regione Siciliana, nell’ultimo bilancio, ha
destinato al teatro “privato” (che dà occupazione dieci volte di più dei
tre teatri pubblici) - poco più di un miliardo di vecchie lire - rispetto a
quelle pantagrueliche ripartite tra Biondo Palermitano, Stabile catanese e
Vittorio Emanuele di Messina: più di 25 miliardi. Una “sproporzione
mostruosa” antitetica alla pluralità e alla libertà dai condizionamenti
politici dei teatri ‘privati’. Meditate gente, meditate.