Saranno due attori di indiscussa fama come Ugo Pagliai e Paola Gassman, da tempo beniamini anche del pubblico etneo, a vestire i panni dei protagonisti di un classico della drammaturgia italiana, l’Enrico IV di Luigi Pirandello. Lo spettacolo, curato dalla regia di Paolo Valerio, andrà in scena dal 27 novembre al 3 dicembre al Teatro Ambasciatori.
A poco più di una settimana dalla vorticosa apertura della stagione 2009-2010 del Teatro Stabile di Catania, affidata a due importanti spettacoli come la novità assoluta Diceria dell’untore, con Luigi Lo Cascio e Vincenzo Pirrotta, e la rivisitazione di Platonov di Nanni Garella, con Alessandro Haber, il capolavoro teatrale di Pirandello sarà il terzo titolo di un cartellone che promette essere molto ricco e vario.
Come accade alla maggior parte dei personaggi pirandelliani, l’eroe dell’Enrico IV accetta, o meglio sceglie, di indossare una maschera, quella del folle, dopo aver conosciuto un mondo cinico e meschino che lo ha psicologicamente scisso e disorientato. A vent’anni dalla tragica cavalcata in costume, in seguito alla quale si è “fissato” nel personaggio di Enrico IV che interpretava, il protagonista del dramma riceve la visita della donna di cui si era innamorato, Matilde Spina, del suo vecchio rivale in amore che l'ha sposata, Belcredi, della figlia dei due, Frida, e del suo fidanzato, il marchese Di Nolli, nipote dello stesso Enrico.
Li accompagna il dottor Genoni, molto interessato al caso della pazzia di "Enrico", con l’intenzione di farlo rinsavire. L’arrivo degli ospiti nella villa dove l’uomo vive la sua ossessione - nei primi dodici anni realmente pazzo, negli ultimi otto per dolorosa necessità - crea uno sconvolgimento emotivo in tutti i personaggi che rivivono le emozioni del passato e lo stridente contrasto con il presente. Nell’allucinante e vivacissimo dialogo che ne segue, la follia appare come saggezza e la saggezza come inconsapevole follia.
Osserva il regista Paolo Valerio: “Il tempo che scorre, scivola via, e non ti accorgi che la vita è già passata, andata, e ancora non hai iniziato a viverla, hai rimandato aspettando qualcosa o qualcuno: Pirandello vuole raccontare questo stato d’animo personale e universale, la storia di un uomo, che ci parla guardandoci negli occhi, dentro gli occhi, dentro al cuore. Un uomo solo che rappresenta la nostra solitudine, la paura di vivere, la paura di amare”.