Dalla dittatura dei numeri alla democrazia della ragione

Angelo BattiatoLa storia dà torto e dà ragione a tutti. Anche a me. Ma “i giorni tristi di solitudine e di malinconia” non sono ancora finiti, e, purtroppo, non so se finiranno e quando finiranno. Almeno, per me.

I numeri sono spietati, implacabili, irrevocabili, ci dicono tutto e subito, a tutti, perché tutti possono leggerli e comprenderli. Anche i bambini. E’ la fredda “dittatura dei numeri”. Che si contrappone alla “democrazia della ragione”, saggia, gentile, riflessiva, perché esige studio, applicazione, comprendonio, maturità e responsabilità. E li abbiamo letti tutti i numeri, e danno ragione a loro, ad altri. Non a noi, non a me. Poi ognuno può dire ciò che vuole, può esprimere qualsiasi giudizio, può narrare le sue opinioni.

Ma i Numeri dicono questo.
1) In una società come la nostra, vocata, per diseducazione, per induzione, per necessità di vita (evidenziata dalla galoppante crisi economica e sociale, oltre che valoriale e culturale) alla difesa dei beni primari, all’interesse e al tornaconto personale, alla tutela del proprio orticello, al bisogno vitale, alla necessità quotidiana, alla ricerca del pane e del lavoro (sempre più precari, e quindi sempre più preziosi), l’unico “ragionamento” comprensibile e utilizzabile, per tentare di sopravvivere e di sbarcare il fragile lunario è il voto di scambio, è barattare diritti e valori con il voto e la preferenza, è contrattare principi e speranze con il consenso a soggetti che ti promettono il “quotidiano immanente” (anche se non hanno niente da promettere). E noi, e io, non abbiamo modi e strumenti per contrastare questa deriva culturale e valoriale, che negli anni a venire, purtroppo, andrà sempre più ad aggravarsi. Noi, e io, possediamo il voto di appartenenza (ormai ridotto al lumicino) e il voto di opinione (strumento di una società di uomini maturi, responsabili, liberi dal bisogno e dalle catene della necessità e dell’obbligo). Quindi, è la qualità del consenso il vero problema. E’ la ricerca del consenso la vera emergenza sociale, culturale e politica. Anche per questo il mondo va alla deriva e noi non possiamo farci nulla. Peccato!

2) L’ho scritto e ripetuto tante volte al Partito Democratico, comunale e provinciale: abbiate il coraggio di creare un’alleanza politica seria con tutte le forze e gli uomini migliori della città, con i movimenti della società civile, con i gruppi di sinistra, impegnati, presenti e riconoscibili da anni sul territorio, per creare una’alternativa autorevole, affidabile, credibile, una proposta di governo, comprensibile, riconoscibile, appetibile. E invece no! Gli uomini del PD hanno preferito voltarsi dall’altra parte, arroccarsi e piegarsi a logiche conservative e retrograde di difesa dell’indifendibile, di rifugio dell’indicibile, di tutela degli “uomini e delle forze responsabili dello scioglimento del Comune per infiltrazione mafiose”. Per mafia, capite! Jttati coppi! Hanno ricevuto la meritata ricompensa! Hanno avuto (parafrasando Winston Churchill) “il disonore e la più grande sconfitta politica della storia della sinistra misterbianchese”. Su sei liste elettorali a sostegno del loro candidato sindaco, ben quattro non hanno raggiunto neppure lo sbarramento del 5 %; addirittura due hanno solamente ottenuto, rispettivamente, 110 e 140 voti ciascuno; e solo due, che non rappresenta la sinistra, ripeto, che non rappresentano la sinistra, hanno superato lo sbarramento del 5 %. Incredibile! E il PD!? Il Partito Democratico, erede del PCI (che ha governato per oltre trent’anni la città), del PDS, DS (che ha governato per oltre vent’anni), non ha attenuto nessun rappresentante in Consiglio Comunale. Ripeto, il disonore e la sconfitta! E’ la sconfitta politica di Nino Di Guardo. La più disonorevole uscita di scena del politico e amministratore che, sicuramente, negli ultimi trent’anni, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo civile e sociale della città. Un pezzo di storia di Misterbianco. Peccato!

3) Loro, gli altri, hanno vinto le elezioni con il determinante sostegno e l’indispensabile presenza di forze politiche sovra comunali, di politici di lungo corso, e di personaggi locali che usano il trasformismo, la “rigenerabilità”, la “ricollocabilità”, la contrattazione, la negoziazione la concertazione, (il salto della quaglia), come “modus vivendi”, come “modus operandi”, come sistema, come concezione di vita politica. Punto! Auguri! Anche per questo il mondo va alla deriva e noi non possiamo farci nulla. Peccato!

P. S. E adesso!? Che fare!? Adesso mi aspetto che, un bel mattino, lui prende il telefono, mi chiama e mi dice: “Angelo, avevi ragione, avevi ragione da vendere, avevi ragione all’infinito!”. Peccato che non si può tornare indietro. Peccato che i numeri non conoscono la ragione. Peccato che la ragione non ha la forza dei numeri. Peccato! Anche per questo il mondo va alla deriva e noi non possiamo farci nulla. Peccato!

N. B. Ma noi, ma io rimango qua, come sempre, “‘nsina ca scurri sangu ‘ntra ‘sti vini” continuerò ad essere un punto irriducibile di lotta e di ragione, di passione e di sentimento, di riflessione e di ragionamento, per i miei concittadini, per la mia amata Misterbianco, metafora di tutte le città possibili del mondo. Coraggio sempre!

Angelo Battiato

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