Ancora problemi al depuratore, tra polemiche allarmi sopralluoghi e verifiche

Depuratore MisterbiancoContrada Cubba, in territorio di Misterbianco, a un tiro di schioppo dal “Centro Sicilia” e ad appena qualche chilometro dal centro abitato. Qui, da giorni, è scattato un nuovo “allarme” sul depuratore, con ulteriori segnalazioni sulle criticità strutturali e ambientali, sui rischi di inquinamento dei torrenti e dei terreni (dove ci sono pascoli) da verificare, in un contesto territoriale di particolare bellezza naturalistica e rurale (come i vicini Sieli, mortificati dalle discariche).

Sul posto, verifichiamo un blocco elettrico dell’impianto, due vasche melmose, un terreno a prima vista cedevole, una vasca lesionata e sversamento di liquidi da esaminare. Ed una costosa pressatrice spostata a titolo cautelativo. Troviamo sette consiglieri comunali di Misterbianco, di cui quattro componenti della Commissione consiliare Bilancio (Maria Antonia Buzzanca, Serafino Caruso, Marcello Russo ed Aldo Parrinello), i due capigruppo Franco Galasso e Matteo Marchese ed il consigliere Giambattista Giaccone, impegnato personalmente da anni sulla problematica del depuratore. E ci sono i tecnici del Comune con l’ing. Luciano Marchese, capo Settore del Servizio Acquedotti, che sdrammatizza e fornisce varie spiegazioni tecniche alle domande ed obiezioni dei consiglieri, precisando che nei giorni scorsi il sito è stato oggetto di un’ispezione del nucleo specializzato del Corpo Forestale dello Stato, e che si faranno ulteriori analisi sulle acque delle vasche di clorazione. E l’assessore all’Ambiente Angela Vecchio si dichiara in attesa di una relazione - già richiesta - per gli interventi e segnalazioni necessari.

Un impianto localizzato a Cubba con una “storica” deliberazione del Consiglio comunale di Misterbianco nel lontano luglio 1987. E realizzato nei primi anni 2000 su un sito risultato purtroppo ad alto rischio idrogeologico e con vincoli paesaggistici. Depuratore ancora fermo al primo “modulo”, ma soffertissimo, Un primo smottamento nel 2010, una seconda frana ben più consistente un anno fa (con ispezioni e rassicurazioni della Regione e del Genio civile), di cui restano le conseguenze vistose (come le due “casette” a supporto invase, sulla linea fanghi) in attesa di interventi di messa in sicurezza, con una “gara” nazionale in corso a Roma (è coinvolta la Sogesid).

Un progetto “consortile” che dal maggio 2015 è in regime di commissariamento dal Governo Renzi, e che completati i successivi “moduli” dovrebbe vedere in futuro il contestato depuratore al servizio di una dozzina di comuni della provincia e delle relative (ed ancora inesistenti) reti fognarie. Il commissario governativo, l’assessore regionale Vania Contrafatto, intende proseguire – come confermato in un summit a Catania di mesi fa - l’opera finanziata con 204 milioni di euro nella stessa area a rischio (dove dovrebbe pure passare il “canale di gronda”), previa messa in sicurezza dei luoghi ed impianti attuali.

Oltre all’eventuale inquinamento dei torrenti e terreni da parte di reflui non depurati (da accertare accuratamente), le opposizioni consiliari contestano il canone di depurazione che a loro avviso «i cittadini non devono pagare, per un servizio non reso, in quanto il depuratore non funziona». Canone che l’amministrazione ha solo ridotto da 50 a 20 centesimi per metro cubo d’acqua consumato. Secondo il Comune, «l’impianto funziona male perché a regime ridottissimo, con un basso carico organico dai reflui», in quanto solo sei-sette arterie cittadine del centro risultano ad oggi provviste della rete, per un totale irrisorio di qualche migliaio di utenti allacciati e solo poche decine di nuove domande. E ancora in attesa di un regolamento del Consiglio comunale. foto

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
02/11/2016

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