Vince il Boicottaggio non il Cambiamento... è questa forse la rivoluzione del premier Renzi?

Matteo RenziNon mi considero giudice della realtà, ma posso azzardarmi a dire la mia opinione perchè il cambiamento io l’ho atteso sin dalla prima mia giovinezza, quando nello scenario delle barricate degli anni sessanta, scalciando ed urlando, divampava la conflittualità col Sistema, e se oggi stiamo ancora a lamentarci per le stesse questioni è perchè nulla è cambiato.

E allora come poter realizzare il cambiamento??. «Non è così difficile, basta volerlo!!!». Con questa espressione Lino Musarra firmava con troppo ottimismo i suoi due ultimi articoli “Sui muri” e poi “Sul Referendum” pubblicati sul blog alla vigilia del voto. Perchè il riferimento ai suddetti articoli?. Vi ho trovato sicuramente la saggezza degli intendimenti e la convinta difesa ecologica del pianeta, ma la formulazione ottimistica del suo appello mi ha fatto sorgere qualche perplessità perchè, conoscendo la formazione intellettuale dell’amico Lino, non vi ho scorto quel senso critico senza il quale si ha la sensazione di un cedimento al Sistema che lui sicuramente detesta.

Pertanto colgo occasione dell’esito negativo del referendum di Domenica 17Aprile per aggiungere qualcosa di quello che Lino Musarra non ha scritto, consentendomi di ritrattare ora più politicamente l’argomento in un contesto globale nel quale si è imposto il predominio di un Sistema che nel nostro mondo oscura la politica e la democrazia, la civiltà e la solidarietà umana, per cui deduco che il CAMBIAMENTO non può nascere da un SI o NO segnato sulla scheda referendaria. E il boicottaggio del Referendum di domenica scorsa ne è la prova più evidente.

Cambiare il mondo è risultato un desiderio irrealizzato di tanti movimenti di pensiero, e persino Bertold Brecht nella sua “Lode al Comunismo” concludeva che quel cambiamento agognato fosse «la semplicità difficile a farsi». Varie filosofie di ricerca della felicità, infatti, si sono nel tempo contrastate in concetti di internazionalismo da un lato e di capitalismo dall’altro, ed alla fine quello che si cercava non si trovava. Domina sempre il Sistema dove poche persone detengono il potere e possono decretare con una falsa democrazia lo scempio ambientale e la miseria di moltissimi, condizionandoli con l’illusione di un benessere che invece produce il malessere di una vita precaria e priva di futuro.

La rivoluzione bolscevica del 1917 davvero aveva sconvolto il mondo del XX secolo, assumendo un ruolo di riferimento per un cambiamento reale, ma poi col crollo degli Stati socialisti il mondo attuale è rimasto sotto il dominio del capitalismo globale. E molto tempo dopo anche la contestazione degli anni ‘60, che sembrava aver riaperto nel nostro pianeta i termini dello scontro col Sistema dominante, fu oscurata dall’egemonia del sistema capitalista. Musarra ora suggerisce giustamente che occorre cambiare stili di vita, di costumi e di comportamenti per istituire quelle che lui chiama “officine di socialità” e che anch’io ritengo indispensabili per un reale cambiamento del Sistema. E allora, caro Lino, DICIAMOLO CON MOLTA PIU’ CHIAREZZA che in un Sistema di capitalismo selvaggio questo cambiamento presuppone non un referendum di adeguamento al sistema o soltanto di richiesta delle cose più elementari del vivere in salute, ma un forte scontro di idee e di criteri nuovi nel rapporto tra progresso e civiltà, possibili soltanto con una rivoluzione culturale dell’intelligenza umana, che non è sicuramente quella rivoluzione delle controriforme del nuovista Matteo Renzi e premier tifoso dell’astensionismo referendario trivelle.

La rivoluzione, infatti, non è un banchetto tra convitati chiusi nelle stanze del potere a sperimentare inciuci, conciliazioni o formule che si risolvono puntualmente a vantaggio del sistema capitalista; la rivoluzione non è la convivenza tra smodata concentrazione di ricchezza ed estrema povertà; la rivoluzione non è cancellare le regole e la tutela dei lavoratori per ripristinare l’antico mercato del lavoro precario con effetti disastrosi anche sulla civiltà della convivenza sociale; la rivoluzione non è scrivere riforme senza passare attraverso un VERO REFERENDUM inteso come strumento di democrazia partecipata contro possibili tentativi di interessate distorsioni o d'involuzione; la rivoluzione non sono le riforme protese a convertire la Sinistra al Sistema promuovendo il neoliberismo ad unica ideologia concepibile e devitalizzando quelle basi ideologiche che nel passato avevano determinato grandi innovazioni sociali.

La Rivoluzione, invece, è indignazione e insurrezione di un popolo per riprendersi i concetti di libertà dal bisogno ereditati dai grandi pensatori democratici e socialisti dell'800, e per recuperare un pensiero che ha legato politica e storia, politica e realtà.

Purtroppo l’opinione pubblica ormai è oscurata dai “talenti” dell’infotrattenimento-TV i quali, anziché fornire gli strumenti della vera emancipazione ed elevare le coscienze, hanno immiserito le nostre capacità intellettuali con salotti televisivi dedicati ai delitti di cronaca, alle storie personali dei Carrisi, al pettegolezzo morboso e guardone del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi, e via dicendo. Questo sistema ci ha narcotizzati, ci ha drogati di shopping-mania, ci ha trascinati in una ossessionante lottomanìa del “gratta e vinci” o sale bingo, ci ha ammassati prigionieri nei campi di calcio per alienarci dai problemi reali, ci ha propinato l’ideologia dell’entusiastica incoscienza che definirei “analfabetismo di ritorno”. Ma il male sta soprattutto in un sistema demenziale e beffardo, fabbricato dal potere economico con le corruzioni e col finanziamento occulto o palese ad organi d’informazione, al servilismo giornalistico, ai capetti di partito e ad una classe politica riciclata, costituita in maggioranza da voltagabbana e trasformisti. E quando le scelte politiche di un governo provengono da personaggi di tal natura, allora diventa indifferente se chi sta al governo sia il centrodestra o il centrosinistra, differenziati soltanto nella denominazione ma indistinguibili nei fatti.

Non occorre essere necessariamente dei grandi geni per capire che un sistema politico per funzionare deve avvalersi di un Sistema che ne costituisca la sua giustificazione etica per il conseguimento di “fini sociali”, per la salvaguardia del territorio e la salubrità dell’ambiente; e non invece per produrre ancora profitto selvaggio e ricchezza ai detentori del capitale e delle lobby del petrolio, i quali hanno devastato il pianeta e ridotto sul lastrico l’intera economia del mondo. Ora, caro Lino, RESTA SOLO L’INDIGNAZIONE E LA PROTESTA, MA MANCA LA LOTTA. E tacere su chi cade la responsabilità della disfatta sociale ed ambientale o continuare a proporre al Sistema cose di Sinistra che non troveranno adesione nelle lobbies del potere sarebbe un gravissimo errore, perché debilita il potenziale di massa, intimidisce la protesta popolare e significherebbe non voler comprendere che la storia non la fanno soltanto i potenti, ma dovremmo farla noi tutti divenuti popolo e affondando le idee sulle nostre basi culturali ed ideologiche. Altrimenti se non sappiamo gonfiare il nostro cervello di salvataggio, non sapremo mai la storia che vogliamo fare e saranno sempre altri (furbetti ed arrampicatori) a farsela la loro storia senza di noi popolo. Questa è la rivoluzione culturale che oggi si ripropone al genere umano come alternativa possibile per un cambiamento politico e culturale di scelte differenti, per far fronte alle disastrose politiche delle multinazionali degli Stati in regime capitalistico, per ripensare ad una economia delle sicurezze collettive ed al controllo sociale del benessere ambientale.

Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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