Tutti contrari alla discarica

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La richiesta di chiusura della discarica in contrada Tiritì, nel territorio del comune di Motta S. Anastasia, ad appena poche centinaia di metri dal centro storico etneo, mette d'accordo tutte le forze politiche che hanno sottoscrivono assieme al comitato cittadino (costituito per rappresentare gli abitanti di Motta e Misterbianco) la richiesta di revoca in autotutela dell'ampliamento della discarica.
La prima volta era accaduto qualche mese fa quando il consiglio comunale votò all'unanimità una delibera che chiedeva la chiusura dell'impianto di smaltimento.

Adesso la richiesta di revoca in autotutela dell'autorizzazione del 2009, indirizzata al presidente della regione ed all'assessore regionale al Territorio è accompagnata da una corposa relazione che mette in evidenza le contraddizioni con l'attuale normativa ed il mancato rispetto di tutta una serie di norme che rendono nulla, a detta del comitato cittadino presieduto dal sindaco Ninella Caruso, l'autorizzazione a suo tempo rilasciata per l'ampliamento finalizzato allo sversamento di ben due milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti.
La richiesta è stata sottoscritta anche da esponenti di tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, e dai rappresentati del comitato no-discarica di Misterbianco e Motta. Tra i firmatari i deputati regionali Lino Leanza e Nino Di Guardo, il consigliere provinciale Fina Abbadessa, i consiglieri comunali di Mpa e Pdl Nino Condorelli e Piero Pignataro, il segretario regionale del Pd Lupo, il segretario e il capogruppo del Pd di Misterbianco Josè Calabrò e Massimo La Piana.
Nel corposo documento di oltre dieci pagine i promotori ricordano la violazione del comma 3 dell'art. 17 della L.R. n. 9 del 2000 che stabilisce che le discariche debbano essere realizzate ad una distanza minima di cinque chilometri dai centri abitati - contro gli 800 metri attuali - non sottovalutando che tale ampliamento «diventa insostenibile per disagio sociale e danno ambientale, in un territorio già martoriato per decenni da enormi sversamenti di rifiuti».

I promotori dell'iniziativa, denunciano altresì una carenza dell'istruttoria che ha portato all'autorizzazione e che il progetto autorizzato "risulta sovradimensionato rispetto all'Ato di riferimento" oltre ad una serie di obblighi non valutati all'atto dell'autorizzazione.Adesso la richiesta di revoca in autotutela dell'autorizzazione del 2009, indirizzata al presidente della regione ed all'assessore regionale al Territorio è accompagnata da una corposa relazione che mette in evidenza le contraddizioni con l'attuale normativa ed il mancato rispetto di tutta una serie di norme che rendono nulla, a detta del comitato cittadino presieduto dal sindaco Ninella Caruso, l'autorizzazione a suo tempo rilasciata per l'ampliamento finalizzato allo sversamento di ben due milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti.

La richiesta è stata sottoscritta anche da esponenti di tutte le forze politiche, di maggioranza ed opposizione, e dai rappresentati del comitato no-discarica di Misterbianco e Motta. Tra i firmatari i deputati regionali Lino Leanza e Nino Di Guardo, il consigliere provinciale Fina Abbadessa, i consiglieri comunali di Mpa e Pdl Nino Condorelli e Piero Pignataro, il segretario regionale del Pd Lupo, il segretario e il capogruppo del Pd di Misterbianco Josè Calabrò e Massimo La Piana.
Nel corposo documento di oltre dieci pagine i promotori ricordano la violazione del comma 3 dell'art. 17 della L.R. n. 9 del 2000 che stabilisce che le discariche debbano essere realizzate ad una distanza minima di cinque chilometri dai centri abitati - contro gli 800 metri attuali - non sottovalutando che tale ampliamento «diventa insostenibile per disagio sociale e danno ambientale, in un territorio già martoriato per decenni da enormi sversamenti di rifiuti».
I promotori dell'iniziativa, denunciano altresì una carenza dell'istruttoria che ha portato all'autorizzazione e che il progetto autorizzato "risulta sovradimensionato rispetto all'Ato di riferimento" oltre ad una serie di obblighi non valutati all'atto dell'autorizzazione.

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