Tito Stagno, l'allunaggio e i ragazzi del Piano Duca

Tito StagnoIo me la ricordo ancora la diretta televisiva dell’allunaggio, di Tito Stagno, “Ha toccato!”. “No, non ha toccato ancora!”, la risposta impettita, d’oltreoceano, di Ruggero Orlando. Era la sera del 20 luglio 1969. Ricordo che quella sera, seduto nel largo salone di nonna Tudda, denso di memorie e d’affetti, incollato davanti alla Philips, con le immagini tremolanti in bianconero, mi sembrò quasi d’aver “toccato” anch’io quel lontanissimo e pallido suolo lunare. “E la luna, da tanto tempo lontana, per un momento così vicina”. Che emozione! Quell’attimo fuggente è tra i miei “ricordi televisivi” più antichi e più belli.

E la mattina appresso poi, sulle mattonelle pendenti del Piano Duca, con i compagni di giochi e di vita, a commentare e mimare i passi goffi e saltellanti di Neil Armstrong, “quel piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Ricordo che chiedevamo in giro, ai più grandi, cosa ci voleva per diventare astronauti. E la sera poi, fino a notte fonda, seduti davanti al portone della nonna, in compagnia dell’intero vicinato, tra racconti, misteri e indovinelli, l’ultimo occhiata era per “lei”, l’amica luna, che, galleggiante, in un mare di stelle e di tranquillità, pareva divertita, misteriosa e luminosa più che mai. Così passò quell’indimenticabile e ultima estate degli anni Sessanta, tra i racconti delle missioni lunari e un calcio ad un pallone, tra i sogni e le stelle. “Di quella estate che non era estate, ma era la prova di un lunghissimo autunno, di foglie al vento e di barricate!”. Poi venne l’autunno, ricordo che i giornali lo chiamarono “caldo”, “c’erano cose più importanti da pensare, il mondo smise di sognare”, e ci dimenticammo della luna. Intanto, era iniziata la scuola, ma noi, i ragazzi del Piano Duca, oggi santo pomeriggio, tra un goal e una partita alle catinelle, ricordavamo sempre quella sera d’estate, e la luna e la diretta di Tito Stagno.

Se il 1968 era stato l’anno degli studenti, il 1969 fu delle “tute blu”. Nelle grandi città del nord, a Milano, Torino, Genova, il baricentro delle lotte, dalle aule universitarie s’era spostato nei cancelli delle fabbriche, della Fiat, dell’Alfa Romeo, della Magneti Marelli, della Sit-Siemens, come se quella “rivoluzionaria studentesca”, che per un anno aveva incendiato gli animi dei giovani, ad un tratto, fosse giunta nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro. Poi anche l’autunno caldo terminò, terribilmente, il 12 dicembre 1969, a Milano, con la strage di Piazza Fontana. E l’intera nazione “perse l’innocenza”, per sempre.

Ma per i ragazzi del Piano Duca quella lunga notte di luglio del ‘69 rimarrà per sempre un “faro” di luce e di ottimismo, per noi e per la nostra generazione. E ancora adesso, che abbiamo consumato e “sfardato” tanti anni della nostra vita a cercare un mondo migliore, e che abbiamo “toccato” tante altre cose, ancora adesso ci ricordiamo della diretta di Tito Stagno e di quella notte meravigliosa. E della luna.

Angelo Battiato

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