Com’è faticoso scrivere e pensare senza mezze misure, senza adottare gli opportunismi di circostanza nè il poi vediamo o poi ne parliamo. Ci sono fasi, momenti, circostanze nelle nostre vite private e pubbliche in cui la prepotenza delle decisioni chiare ed inequivocabili richiedono risposte e prese di posizione immediate.
Questo preambolo, tuttavia, non è certo riferibile alla nostra vita privata, ma alle nostre responsabilità sociali e pubbliche che gli eventi storico-politici ci vedono come protagonisti.
L’attuale marasma sociale, che si sta impadronendo delle istituzioni politiche, economiche e culturali sta generando, a nostro avviso, un profondo e pericoloso senso di decadenza e smarrimento.
I recenti eventi di cronaca politica e culturale: i fatti di Macerata, l’impoverimento costante dei cittadini Italiani, lo strapotere delle banche e delle lobby finanziarie, la drammatica crisi dei prodotti agroalimentari, la tragica realtà della disoccupazione giovanile, le disumane regole imposte dalla globalizzazione alla società dei diritti, la gestione utilitaristica delle acque, dei suoli, dei rifiuti, dell’ambiente, il decadimento dell’istruzione, la malsana politica sanitaria, la militarizzazione e la corsa agli armamenti, l’abbassamento degli indici della qualità di vita ed altro ancora, sono questi solo alcune delle problematiche che richiedono interventi urgenti da parte dei cittadini e non certo dei piccoli politicanti di turno.
Ci rendiamo sempre più conto che non basta il segno di una matita su una scheda elettorale per cambiare il corso della storia. La pseudo-democratizzazione delle moderne società occidentali sta evidenziando, quotidianamente, le debolezze di un sistema rappresentativo statalista che cura in modo esclusivo solo gli interessi di pochi a svantaggio di una collettività schiavizzata e silenziata.
Rigurgiti neofascisti e razziali, spinti da un malessere collettivo, pongono in allarmante evidenza le ambiguità dei nuovi soggetti politici.
I movimenti ribellisti istituzionalizzati lasciano ampie sacche di condivisione con organizzazioni politiche neofasciste e razziste, perdendo di fatto e distogliendo il target principale della lotta politica e culturale.
Dall’impoverimento della società civile nascono, la storia ce ne consegna memoria, pericolosissimi rigurgiti xenofobi riferibili alla setta dei ku klux clan e del movimento antisemita hitleriano. I fatti di Macerata dei giorni scorsi ci portano ad un pericolosissimo prodromico.
I livelli di impoverimento della società civile, causato, anche, da un sistema di fiscalità che colpisce impietosamente le fasce deboli della popolazione sta riducendo alla disperazione ed alla povertà centinaia di migliaia di vecchi, donne, bambini, lavoratori.
Le attenzioni delle classi politiche nei confronti di questo diffuso malessere sociale sono totalmente assenti e nella rarità dei casi in cui vengono presi dei provvedimenti, risultano nei fatti interventi assistenziali inconsistenti e palliativi.
Si registra negli ultimi anni un importante flusso emigratorio verso paesi esteri di giovani uomini e donne alla ricerca di un acre pezzo di pane, reso ancora più amaro dalla consapevolezza di non poter avere nella propria terra un lavoro dignitoso ed una cittadinanza attiva e responsabile.
Le nostre fertili e pregiate terre che nei millenni hanno prodotto tanta sapienza e conoscenze oltre che prelibatezze uniche al mondo è giornalmente umiliata dalla tendenza dei mercati della grossa distribuzione di prediligere gli aspetti esteriori raggiungibili solo attraverso l’uso di prodotti avvelenanti a discapito della genuinità e qualità, determinando una standardizzazione delle culture e del prodotto finale, mettendo a rischio la ricchezza della biodiversità.
Lo sviluppo tecnologico che nei decenni precedenti era visto come alleato nella lotta per la liberazione dal lavoro si sta rivelando un’ulteriore fonte di accumulo di profitti, di espropriazione del lavoro e di controllo di massa, attraverso sistemi informatici che stanno riducendo lo spazio privato delle decisionalità e delle responsabilità, com’è giusto in una Stato di diritto, in forme di consenso e sottomissione ai poteri costituiti.
Nelle nostre città, oggi si muore, ci si ammala di malattie di cui si sconoscono le eziologie e le propagazioni diffusioni senza avere nessuna conoscenza sulle cause, i percorsi prognostici e curativi.
Sappiamo tuttavia che la qualità, delle acque, dell’aria e del cibo è fortemente compromessa dal mantenimento di standard produttivi che richiedono una costante alterazione dei cicli vitali e dell’ecosistema, avvalendosi di sostanze tossiche e fortemente dannose sia per l’uomo che per il suo ambiente di vita.
Così come la gestione dei rifiuti, che pur essendo potenzialmente una grossa risorsa e ricchezza, è rimasta, essendo assoggettata esclusivamente alle logiche del profitto, vedi le ultime proposte sull’uso indiscriminato dei termovalorizzatori e delle discariche a cielo aperto, una pericolosa emergenza sanitaria pubblica.
Detto e premesso tutto ciò di cui sopra, non ci resta che un unico grande dilemma: che fare affinché si interrompa quel maledetto e devastante assioma secondo il quale le consultazioni elettorali passano, senza incidere sui reali processi politici decisionali?
Quali indicazioni possiamo dare in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018?
“Sorvegliare e punire” come soluzione contingente nell’attuale fase politica, cosicché i rappresentanti eletti, auspicando che siano per la maggior parte uomini e donne del Movimento 5 Stelle, non incorrano in errori, appropriazioni indebite di beni collettivi, o prevaricazioni dell’interesse privato su quello pubblico.
Pasquale Musarra