Sugli scavi di Campanarazzu, arriva l'appello: "Sacrosanto ricordare i meriti di Lino Leanza"

CampanarazzuSe il tempo è galantuomo, prima o poi deve far chiarezza e restituire la verità, da accettarsi con obiettività e onestà intellettuale. In margine alle celebrazioni per il 350° anniversario della distruttiva eruzione del 1669 e della coraggiosa ricostruzione dell’antico Comune di Misterbianco, l’esaltazione della “memoria” e della “identità” di un popolo ha fatto anche registrare qualche deciso intervento (non solo sui “social”, tra persone di primo piano) sulla ricostruzione “storica” delle determinanti campagne di scavi nell’antico sito di Campanarazzu, che hanno riportato alla luce la stupefacente Chiesa Madre originaria dissepolta dalla lava ed oggi meta crescente di visite guidate e oggetto di ulteriori impegni e lavori di giusta valorizzazione.

Nello specifico, le “segnalazioni” pervenuteci - anche da «chi quella storia l'ha vissuta in prima persona» - riguardano i finanziamenti regionali che a suo tempo consentirono quegli scavi forse unici al mondo su alcuni metri di basalto lavico, da cui è “riemersa” l’antica Chiesa Madre. Da alcuni concittadini arriva l’appello, «con la certezza di poter dimostrare la verità in maniera inequivocabile», che sui meriti di quei decisivi finanziamenti, finora attribuiti ufficialmente ad altri, sia stato “dimenticato” e comunque omesso nelle citazioni pubbliche «l’impegno determinante» svolto allora all’Ars dal compianto deputato Lino Leanza (prematuramente scomparso a fine maggio del 2015) proprio «per il recupero di quella chiesa a cui egli teneva particolarmente». «Un impegno appassionato e schivo da ogni pubblicità - si sottolinea - che è profondamente ingiusto ignorare».

A distanza di oltre una dozzina d’anni da quegli eventi, ricordati od omessi, ci sembra giusto citare i fatti, al di fuori di ogni "parte", per dovere di cronaca e di verità “reclamata”. Pur essendo convinti anche noi che il compianto Lino Leanza, sulla questione, ci stia facendo magari da Lassù un sereno sorriso sgombro da polemiche; forse augurandosi soprattutto che la città di oggi e di domani riesca ad essere all’altezza dei propri “avi”.

Roberto Fatuzzo

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