da www.palermo.repubblica.it
Una valanga di rifiuti, un robusto fiume di denaro. La Sicilia che riscopre le discariche offre la possibilità di un business a nove zeri. Un miliardo e mezzo di euro, ecco la cifra. È il fatturato che i gestori dei siti, nei prossimi anni, potrebbero far registrare nell'Isola dell'emergenza. La strada è segnata: nell'ultima proposta di revisione del piano rifiuti, inviata da Palazzo d'Orleans al ministero nei giorni scorsi, è prevista la realizzazione di quindici nuove discariche, oltre all'ampliamento di 12 delle quattordici attive in questo momento. Significa che nelle nove province siciliane, di qui al 2013, è prevista la costruzione di impianti che potranno ospitare, complessivamente, quasi venti milioni di metri cubi (15 milioni di tonnellate) di spazzatura. Poiché la tariffa pagata a chi gestisce le discariche è pari, in media, a cento euro a tonnellata, facile ricavare la dimensione finanziaria della soluzione discariche. {C}
Un miliardo e mezzo, appunto: questa la somma, pagata dai Comuni con i tributi versati dai cittadini, che finirebbe nei bilanci di enti pubblici e società private se si dovessero riempire tutte le discariche in cantiere. Ipotesi che si potrebbe realizzare in poco più di un quinquennio, visto che l'Isola produce quasi due milioni e mezza di tonnellate di rifiuti l'anno. E le tariffe, che oggi variano da una discarica all'altra, potrebbero anche aumentare. Come spiega Enzo Favoino, componente della commissione che ha redatto il nuovo piano rifiuti: "Con il trattamento meccanico-biologico imposto dalla nuova direttiva europea, le tariffe potrebbero raggiungere la media delle discariche del Nord Europa: 140 euro".

Ma tant'è. Quella delle discariche è una via obbligata, dopo l'annullamento delle gare per i termovalorizzatori e le denunce sulle infiltrazioni mafiose nel settore che hanno indotto ufficialmente il governo Lombardo a dire no agli inceneritori. D'altro canto, la raccolta differenziata è su livelli minimi. La quantità di rifiuti solidi urbani portati in discarica in Sicilia vince il confronto con quasi tutte le altre regioni italiane: l'Isola conferisce l'89 per cento dell'immondizia prodotta. Fa peggio soltanto il Molise (90 per cento). Registrano performance migliori, invece, altre aree del centro Sud quali il Lazio (86 per cento), la Puglia e la Campania (80 per cento). La Calabria porta in discarica appena il 48 per cento dei rifiuti prodotti. E la Lombardia si ferma all'8 per cento.
Le discariche destinate a sorgere come funghi in ogni provincia dell'Isola, insomma, sono un'esigenza. Lungi dal costituire bombe ecologiche come in passato (i nuovi impianti sono tecnologicamente all'avanguardia), rappresentano comunque un affare per chi opera nel settore. Basti pensare che i due siti che, secondo le previsioni della Regione, sono destinati a diventare i più capienti dell'Isola hanno una gestione privata: sono quelli di Siculiana e Motta Sant'Anastasia.
Storie diverse, quelle degli imprenditori che vi stanno a capo. La discarica agrigentina, dove al momento finiscono i rifiuti di settanta comuni, è in mano a Giuseppe Catanzaro, uno dei volti della Confindustria di Lo Bello, vicepresidente dell'associazione schierata contro il racket. Nel suo impianto arriva anche la spazzatura di Pantelleria, di Alcamo, di Marsala, vi giunse addirittura quella campana durante l'emergenza del 2007. In espansione l'impero di Catanzaro, imprenditore attivissimo e con buoni agganci politici (è amico del deputato finiano Giuseppe Scalia), che aveva puntato anche su Assoro, altra mega discarica prevista dal piano dell'amministrazione Lombardo. Catanzaro si è ritirato per le polemiche sorte intorno alla realizzazione dell'opera, dopo il via libera a tempo di record giunto dall'assessorato al Territorio guidato da Roberto Di Mauro (Mpa, agrigentino anche lui) e dal sindaco di Assoro Giuseppe Capizzi (Mpa, originario proprio di Siculiana). Lombardo ha allargato le braccia: "Le autorizzazioni per la discarica di Assoro? Le hanno date i funzionari".
Nel Catanese, feudo del governatore, la parte del leone la fa la famiglia Proto, che gestisce la discarica di Motta Sant'Anastasia. La società si chiama Oikos: Domenico Proto è il presidente, nel cda anche Orazio, Rosa, Giuseppe e il capostipite Salvatore, a lungo indagato per i suoi rapporti con il clan Santapaola-Ercolano. Salvatore Proto fu arrestato il 10 dicembre del 1997 nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti mafiosi per la base Nato di Sigonella. È stato assolto in primo grado dalle accuse. La Oikos, 124 dipendenti e 28 milioni di fatturato, è al centro di un reticolo societario che è quasi una scatola cinese. Fa parte del consorzio Simco che è anche una delle aziende che si occupa della raccolta dei rifiuti in alcuni Comuni del Catanese per conto della Simeto Ambiente. Un conflitto d'interessi che non riguarda solo la realtà etnea e sul quale ha puntato il dito anche la commissione bicamerale per le attività illecite connesse al ciclo sui rifiuti. È stato il presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, a porre il problema in un'audizione del sei ottobre: "Il soggetto che ha interesse a effettuare la raccolta dei rifiuti è anche colui che ha interesse a che venga conferito il più possibile in discarica. Così, chi incentiva la differenziata?".
È un fenomeno diffuso, d'altronde, quello della presenza delle stesse società nei diversi punti del ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Si prenda il caso della Tirreno Ambiente, società a capitale misto che gestisce la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, nel Messinese. Il capitale sociale ammonta a 2 milioni di euro, detenuto per il 45 per cento dal comune di Mazzarà Sant'Andrea. Tra i privati, presenti nella compagine azionaria con il 49 per cento, le quote maggiori sono detenute dalla Ederambiente (21 per cento), dalla Secit e dalla Gesenu, entrambe con il 10 per cento. Le altre quote private sono detenute dalla San Germano srl, dalla Cavaglià, dalla Cornacchini, dalla Ecodeco, dalla Paradivi e dalla Themis, società che a vario titolo forniscono il know how necessario per la gestione delle discariche. E qual è il know how fornito da Ederambiente e Gesenu? Esattamente quello della raccolta e del trasporto dei rifiuti, attività che viene svolta proprio nell'ambito di riferimento degli impianti. In pratica, anche qui, chi raccoglie la spazzatura è socio della discarica che la accoglie. La Gesenu, per inciso, fa parte anche del consorzio Simco.
E solo da qualche mese è stato cancellato il conflitto d'interessi che riguardava Greenambiente, la società che gestisce l'impianto di Augusta: nella governance di questa società c'era anche la Ekotrans di Priolo, specializzata nel trasporto dei rifiuti, che ha lasciato il posto alla Linea Group. È il risiko della "munnizza". Nella partita delle discariche si affrontano tradizione e modernità, le sagome riconoscibili dell'antimafia militante e le ombre della vecchia criminalità. Per restare a Messina, emblematico è un altro passaggio della relazione della commissione Pecorella, approvata ieri: "Negli ultimi due anni uno degli affari più importanti, dal punto di vista del settore della gestione e dello smaltimento dei rifiuti, è stato quello della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, discarica che per una serie di ragioni è stata deputata a servire le esigenze di smaltimento rifiuti della maggior parte dei comuni della provincia di Messina. Proprio con riferimento alla discarica di Mazzarrà Sant'Andrea sarebbe emersa una sorta di gestione non ufficiale da parte della mafia barcellonese".
Rimane un settore che tira, quello delle discariche. Che fa gola, anche se gli operatori si sono dovuti scontrare in questi anni con i ritardi nei pagamenti da parte degli Ato rifiuti che per legge dovrebbero essere disciolti. Ritardi che hanno portato anche alla minaccia di chiusura degli impianti. Ora la protesta si sposta sul territorio, prende la forma dei comitati no-discariche che sorgono sul territorio, ad Assoro e a Scicli come a Misterbianco. Dove, a sorpresa, a dire no all'ampliamento del sito di Motta c'è un sindaco e un deputato dell'Mpa, rispettivamente Ninella Caruso e Lino Leanza. Un ostacolo in più, per chi fra i miasmi dei rifiuti, ha fiutato il nuovo business delle discariche.
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