Piazza San Giuseppe, "un germoglio" da ricostruire

Piazza S. GiuseppeEra tra le piazze più belle di Misterbianco! Un luogo suggestivo, immerso nel verde d’eucalipti che lo contornavano di pace e d’azzurro, sospeso tra lo sguardo dell’Etna e l’orizzonte della marina, tra ‘a ‘cchianata di Pedivecchia, che conduceva ‘a Chiazza, e ‘a calata di San Giuseppe, che costeggiava l’antico e popolare quartiere de’ Manganeddi; da lontano, addirittura, sembrava pendere, quasi piegarsi sui canali spioventi delle case, che giù giù arrivavano fino a Mezzocampo. Piazza San Giuseppe! Quasi l’acropoli del paese di Misterbianco.

La piazza era d’una innocente semplicità, d’un’umiltà disarmante, e appunto per questo bella e unica, circondata d’alberi e da sedili in pietre. Nei meriggi d’estate era un’oasi di frescura, d’ombra e di silenzio, al mattino veniva animata da stormi di ragazzi, che intonavano canzoni e giochi d’altri tempi. E nelle sere d’estate, poi, dopo il tramonto, arrivavano giù dalle case terrane del quartiere più antico del paese, dalle finestre, dai portoni aperti, profumi di sughi, di vino, d’arrosti, e vocii di bambini e rimbrotti di madri, e sospiri e lamenti di famiglie intenti a cenare sull’uscio di casa, o nei cortili, e ancora fragori di ruote di carretti e di cataste di fieno. Era sera, e i contadini misterbianchesi ritornavano a casa, dopo le fatiche di un lungo giorno di duro lavoro nei campi delle Terre Forti o della Piana. Lo sguardo si allungava “dolcemente degradante fino alle pianure di Mezzocampo, alle cui estremità si ergevano i monti Po, Cardillo, e quelli detti di Gravona”, e poi sino ai Sieli e infine al mare.

Piazza San Giuseppe. Circondata dall’omonima chiesetta settecentesca, costruita nel 1787, con una bella facciata in stile tardo barocco, avanzata rispetto all’intero corpo edilizio, per adattarsi al ripido pendio, e sul cui fronte sono presenti coreografiche lesene, da un rosone centrale, e impreziosito da un bel portale e da statue. Al suo interno è conservata la bella statua del Patriarca San Giuseppe, la cui festa viene celebrata ogni anno il 19 marzo. Si racconta che ad inizio Ottocento la chiesa veniva visitata da Vincenzo Bellini ragazzo, che accompagnava il nonno Vincenzo Bellini senior, organista del Sacro Collegio di Maria, costruito nel 1796, adiacente alla piazza. A nord lo spazio è chiuso dal vetusto palazzo Zuccarello. Un luogo incantevole, “splendido angolo di ‘700 barocchetto”, lo definì Mimmo Santonocito nel suo libro “Misterbianco ieri” (1988), e nel nostro piccolo, possiamo considerarlo la “via Crociferi misterbianchese”.

La piazza prendeva vita, soprattutto in occasione della festa liturgica di San Giuseppe, quando veniva illuminata a festa e diventava “protagonista”, con l’uscita del fercolo con la statua lignea del Padre di Gesù, e dove in prossimità veniva eretto un palco in legno per celebrata l’asta devozionale in onore del Patriarca, bandita, per molti anni, da Mimmo Santonocito. Poi durante la Festa Grande in onore del Patrono Sant’Antonio Abate, la piazza diventava un “balcone naturale” da dove si poteva ammirare l’incredibile spettacolo da’ calata di San Giuseppe del fercolo del Santo Patrono portato in spalla dai devoti Manganeddoti, del Partito Sant’Orsola, che sembrava quasi scivolare lungo il basolato pendente della strada, fino al cuore del quartiere de’ Manganeddi, fino a via Plebiscito, per poi risalire, dalla via Matteotti, sino alla chiesa di Sant’Orsola. Un tripudio di fede, di devozione, di tradizione, e di commozione. Ma le cose belle, lo sappiamo, durano sempre poco, soprattutto da noi! E così negli anni ‘90 la piazza venne massacrata, imbrigliata di ferro e soffocata dal cemento, e i maestosi alberi, manco a dirlo, vennero sacrificati. Da allora divenne un’anonima piazzetta di periferia, buona per lo sgambettio dei fedeli cani, e per l’incontro di giovani innamorati. Ci vuole poco a distruggere la bellezza d’un luogo simbolo!

E adesso!? “Mi permetto di lanciare una proposta: un concorso per ricostruire quel bellissimo angolo. Ricostruirlo a partire dalle sue “radici” architettoniche e paesaggistiche. Ricostruirlo rispettando l’identità e la funzione del luogo. Sarebbe un gesto non di semplice (e necessaria) riqualificazione ma di una vera e propria rinascita. Un germoglio”. A lanciare questa proposta, condivisibile in pieno, e che facciamo nostra, è Antonio Rapisarda, misterbianchese doc, giovane direttore del giornale nazionale “Secolo d’Italia”, che vive a Roma, ma che ha sempre Misterbianco nel cuore. Una proposta illuminante che giriamo ai nostri politici e amministratori locali. E speriamo che venga presa in considerazione e realizzata. E chissà… se rivedremo ancora quella che era tra le piazze più belle di Misterbianco. Piazza San Giuseppe!

Angelo Battiato

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