Il consultorio per le famiglie chiude. Il consultorio continua a operare. Questo il sunto di due manifesti affissi sui muri di Misterbianco che rendono pubblica una diatriba sorta all'interno del Cefam, acronimo di Centro Famiglia, che dal 2002 opera nel centro etneo e che svolgeva tra le attività di volontariato anche quella di consultorio, con l'aiuto di medici, psicologi e personale specializzato all'interno di una abitazione presa in affitto.
Il tutto ha funzionato fino a qualche mese fa, quando, in seguito a una serie di richieste da parte della presidente del Cefam di esigere tutte le autorizzazioni per l'attività di consultorio, il consiglio direttivo decise di sospendere il servizio e diffidò con un manifesto pubblico chiunque continuasse l'attività a nome dell'associazione.
A una prima lettura sembrava che la sospensione di un servizio importante per la comunità fosse dovuto alla carenza di certificazioni burocratiche o di autorizzazioni, peraltro mai richieste, ma a distanza di poche settimane con un secondo manifesto, firmato dai parroci, venne comunicato alla cittadinanza che l'attività di consultorio continuava autonomamente nei locali del centro accoglienza della parrocchia della chiesa madre, in piazza Giovanni XXIII.
Da parte del Cefam l'attuale presidente dice di non conoscere quali siano le autorizzazioni richieste, mentre da parte delle parrocchie, che sostenevano economicamente alcune spese del consultorio, sembra che l'attività possa essere svolta in forma volontaria in locali che abbiano la dovuta certificazione urbanistica. Unica eccezione riguarda l'eventuale riconoscimento da parte dell'Asp, che comunque non è stata mai richiesta.
L'interrogativo comunque resta: perché sospendere un'attività di cui usufruivano decine di famiglie? Restano gli strascichi di diffide legali, anche se l'attuale dirigenza del Cefam afferma di non volere più continuare l'attività di consultorio e che i soci dissenzienti, che hanno trovato una sede nei locali parrocchiali del centro accoglienza, non avendo ricevuta risposta di una convocazione di assemblea, si sono autoconvocati eleggendo un nuovo direttivo e un nuovo presidente.
Una diatriba la cui fine non si preannuncia certamente a breve, anche se a farne le spese sono i cittadini.
La Sicilia
07/04/2013