Misterbianco, assoldò i sicari per uccidere il compagno con un'iniezione letale: arrestata una donna

arrestoL'uomo, un imprenditore catanese di 60 anni, si credeva morto d'infarto. Le rivelazioni di un pentito mandano in carcere anche tre complici. Un primo tentativo di ucciderlo era andato a vuoto.

MISTERBIANCO (CATANIA) - Non fu un infarto fulminante a stroncare la vita all’imprenditore catanese Santo Giuffrida morto a dicembre del 2002: all’uomo venne praticata un'iniezione letale e poi fu soffocato. E’ il pentito Luciano Cavallaro a raccontare i retroscena di un delitto commesso quindici chiamando in causa Barbara Bregamo la convivente di Giuffrida che ordinò l’omicidio pagando 20 mila euro e un’automobile Bmw.

Santo Giuffrida venne accoltellato un anno prima di morire, ma il primo tentativo di assassinio sempre richiesto dalla sua compagna, sfumò.
Catania: risolto omicidio di 15 anni fa

Con la Bregamo, accusata di essere la mandante del delitto, finita ai domiciliari, sono stati arrestati Francesco Giuseppe Indorato di 49 anni, Antonino Zuccarello di 51 e Alfio Maugeri 44. L’Indorato è accusato del tentato omicidio; Zuccarello e Maugeri di omicidio.

Il pentito Luciano Cavallaro ha riferito di aver avuto l’incarico dalla Bregamo di uccidere il proprio compagno e di aver per questo effettuato un primo tentativo nel 2001 incaricando dell’esecuzione materiale un suo conoscente Francesco Giuseppe Indorato che aggredì con un coltello la vittima all’interno del suo garage condominiale. Giuffrida riuscì a scampare all’attentato restando gravemente ferito. Nessun elemento raccolto all’epoca consentì di ritenere la Bregamo coinvolta e, seppure l’Indorato venne indagato non fu mai incriminato.

Un anno dopo il tentativo di omicidio la Bregamo tornò alla carica richiedendo nuovamente a Luciano Cavallaro di uccidere il suo compagno. L’omicidio venne pianificato con maggior cura: Cavallaro chiese aiuto a Alfio Maugeri e Antonino Zuccarello. I tre la notte tra il 9 ed il 10 dicembre 2002 con la collaborazione della Bregamo si introdussero nell’abitazione di Santo Giuffrida e dopo avergli iniettato una sostanza velenosa, lo soffocarono. Fu la sua convivente a inscenare la morte naturale di Giuffrida senza che si ingenerassero sospetti su quanto avvenuto. Le dichiarazioni di Cavallaro e una serie di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione hanno permesso di accertare i fatti.

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per indurre gli indagati a commentare il reato veniva, inoltre, lasciato sulla loro autovettura un foglio di carta riportante la seguente frase: “Sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”. Uno degli indagati dopo aver ricevuto il biglietto confessava ad un amico il delitto riferendo testualmente “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due”.

Natale Bruno
palermo.repubblica.it
12/07/2017

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