Mafia e voti, nuove rivelazioni "Summit nel locale di Santapaola"

Carmelo SantapaolaI racconti del pentito Vito Di Gregorio gettano nuove ombre su Misterbianco.
L’ultimo tassello che ha completato il puzzle di ombre e sospetti attorno al comune di Misterbianco potrebbe essere arrivato con le rivelazioni di Vito Di Gregorio, il volto del nord dei Santapaola di Lineri. Coinvolto nelle inchieste della Procura di Roma, le sue dichiarazioni sono piombate in diverse indagini catanesi che riguardano i Santapaola-Ercolano.

E come si fa, sempre, quando inizia una nuova collaborazione si mostrano gli album fotografici. E Vito Di Gregorio non ha avuto dubbi quando i magistrati gli hanno messo davanti l’immagine dell’ex vice sindaco di Misterbianco, Carmelo Santapaola, coinvolto nel maxi blitz RevolutionBet e accusato di associazione a delinquere finalizzata al gioco d’azzardo. Il politico è cugino dei fratelli Placenti, quelli che Di Gregorio indica ‘come i suoi referenti per la famiglia Santapaola”.

Il pentito non ha dubbi. Carmelo Santapaola sarebbe stato un candidato ‘sostenuto dal clan’. “Noi come gruppo di Lineri abbiamo sostenuto tutta la sua carriera politica. Melo Santapaola in cambio prometteva di far entrare il gruppo nella gestione degli appalti del comune e in generale metteva a disposizione la sua attività per quanto era necessario”. I carabinieri hanno messo i sigilli nella sala scommesse di Lineri. Ma qui ci sarebbero stati veri e propri summit di mafia inerenti anche la droga. “In alcune occasioni tali riunioni si sono svolte anche direttamente nel suo locale denominato Orso Bianco”.

Mafia e voti. Vito Di Gregorio parla della campagna elettorale del 2012, ma anche di quella del 2017. Ma andiamo per ordine. “Per quanto riguarda la raccolta dei voti per Carmelo Santapaola tale raccolta è avvenuta anche in occasione delle elezioni che dovrebbero essersi svolte nel 2012. In occasione di queste elezioni, dunque, tutto il gruppo di Lineri si è speso per recuperare voti in favore del Santapaola. Abbiamo appoggiato Melo Santapaola con i nostri voti diretti e acquistando voti. Nello specifico effettuavamo la consegna delle buste della spesa o il pagamento di 50 euro circa”. Chi finanziava la campagna elettorale? “I soldi da distribuire mi venivano dati da Melo ed Enzo Placenti”, risponde il pentito.

E si arriva alla tornata elettorale di due anni fa. “In occasione delle ultime elezioni (svoltesi nel 2017) - si legge nel verbale - Melo Placenti mi disse anche, che, grazie a Melo Santapaola ci sarebbe stata la possibilità di entrare in affari o appalti del Comune genericamente indicati come relativi ‘al settore ecologia’. Ho quindi chiaramente capito che l’appoggio a Carmelo Santapaola da parte della famiglia era ancora in corso”. Parole che ridefiniscono quel mosaico composto dalle carte di RevolutionBet, i sospetti creati dall’inchiesta Gorgoni su mafia e rifiuti e poi i collegamenti con il clan Santapaola (gruppo Zuccaro) e un consigliere comunale emersi dalle indagini dell’operazione Zeta. Alle parole del pentito Giuseppe Scollo e dell’ex Pillera Turi Messina, si sono aggiunte quelle di questo nuovo collaboratore di giustizia che potrebbero aver fatto la differenza.

Non saranno certamente le esternazioni di un pentito a far cambiare idea a Nino Di Guardo. L’ormai ex sindaco continua a gridare allo scandalo. Ed ha affermato più di una volta che il “Prefetto ha preso un abbaglio”.

Laura Distefano
catania.livesicilia.it
14/10/2019

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