Le "carte" di Antonio Bruno a L'Arte Club

LA Galleria di Franco Cappadonna in via di Sangiuliano accoglie la personale di un maestro dell'Accademia di Belle Arti di Catania. A cura di Giuseppe Frazzetto.

Il topos costante
delle “Carte 2000/2004”, la kermesse di Antonio Bruno che le stanze luminose
de L’Arte Club di Franco Cappadonna accolgono, è tutto nel segno del
riferimento letterario. La pittura che scrive di questo sessantunenne docente di
Pittura dell’Accademia di Belle arti di Catania, si articola infatti in una
serie di carte che percorrono nuove traiettorie espressive pur nell’ambito di
una ricerca – come sottolinea il filosofo dell’arte Giuseppe Frazzetto nel
contributo critico del catalogo – felicemente inattuale, “intesa cioè come
differenza rispetto alle turbative di un presente troppo presente (…) e a
quegli artisti che non intendono chinare il capo all’insensatezza
dell’odierno ‘si dice’ del sempiterno ‘va fatto così’”.Questa nuova
stagione isolana di Bruno – ulisside ritornato alla sua terra dopo il più che
trentennale, volontario esilio – laddove nelle precedenti produzioni si
esplicava soprattutto nella rivisitazione del mito, interpretato attraverso
chiavi figurative assai originali, anche rispetto ad altre stagioni del suo
operare, adesso si dispiega lungo queste tempere in immagini più allucinate,
traslazioni metalinguistiche ottenute grazie anche all’uso di colori
contaminati, cangianti, in bilico tra il segno spento e quello folgorante. Dal punto di vista iconico c’è nella trama di queste sue carte la
figura del ‘teschio’ che Bruno utilizza non solo nella sua classica
accezione ma anche e sopratutto in senso (auto)ironico, segnale di quello che
Frazzetto ha giustamente definito “atteggiamento neoromantico”.

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