"L'altra metà", commedia sui destini incrociati, allo Stabile

La novità assoluta di Rocco Familiari, diretta da Piero Maccarinelli con la Sandrelli, Roca Rey e Pattavina.

Un raffinato
gioco di incastri, di chiusure apparentemente ermetiche - come quelle che aprono
e serrano tanto le due uniche scene quanto i sentimenti dei cinque protagonisti
– di appostamenti e di appostati: un gioco condotto insomma nel nome di una
ricerca disperata ma irrinunciabile di un oggetto che non si rivelerà mai. “L’altra
metà”, la novità assoluta di Rocco Familiari che lo Stabile etneo ha
presentato sui legni del Teatro Verga – funziona e si svela come una commedia
di destini incrociati, di inseguimenti tangenziali, di preziose metà da
recuperare e inaspettatamente da conquistare, di sdoppiamenti pirandelliani e di
identità celate. Una ambiguità che si riversa anche nell’impostazione
scenografica pensata da Giuseppe Andolfo: algida e al tempo stesso
conturbantemente chic, in bilico fra il calore emanato dai reperti antichi
(fissazione del Conte Oscar e dell’antiquario Andrea) dei due studi e il
“grande freddo” che gli ambienti emanano dal loro indeciso lucore. Un
insieme che se a prima vista spiazza, o peggio può apparire pretestuosamente
claustrofobico se non irritante, poco a poco dona invece a “L’altra metà”
la compattezza delle tavole fumettistiche e una densità cinematografica,
conferita pure dal discreto sottofondo musicale di Antonio Di Pofi - eseguito
dal vivo da Giuseppe Infarinato – attraverso la miscela sensuale del tango e
quella impaziente del ragtime: ovvero lo specchio in note dei caratteri sulla
scena, certo assai più incisivi dello stesso “plot”. Da Ivana (la versatile
Amanda Sandrelli), “vergine di ferro” con le smancerie da innamorata al
posto giusto, ad Andrea (un Blas Roca Rey a suo perfetto agio), antiquario
avvezzo più a pietre che a persone”; dal nobile banchiere donnaiolo (cui un
Pippo Pattavina calzante e divertente, presta una “erre” moscia
aristocratica e snob) fino all’apprensivo segretario (e Giovanni Carta ne
ritaglia una aderentissima interpretazione) dal compassato “spleen” opposto
al sensuale romanticismo di Vanessa (l’efficace Gabriella Saitta), la svampita
Segretaria del conte col pallino della poesia. Mettendo in scena la Commedia (e
dunque la sua celebrazione) con tutti i suoi classici meccanismi, la regia di
Piero Maccarinelli condisce “L’altra metà” ora di un’aura
sofisticatamente noir – infarcita di sotterranee citazioni letterarie e
cinematografiche – ora una atmosfera di raffinata vaghezza, il cui fine è
quello di prendersi in giro, di giocare al Teatro con i suoi stessi generi.
Questo lieto elogio della imprevedibilità con tanto di “coup de theatre” si
esalta nel finale con l’atipica autocitazione di testo ed interpreti,
attestando non solo la possibilità di un inesauribile ricominciamento quanto
l’infinito potere del teatro stesso.

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