Il violoncello vivo di Giovanni Sollima.

Scenario Pubblico ha proposto la performance di uno degli artisti siciliani più apprezzati nel mondo. Il "Solo cello & live electronics" del palermitano Giovanni Sollima ha avuto il sapore ell'evento.

Il suo
violoncello è imperlato di sudore: lo strumento è vivo. Lo strumento anzi
freme sotto le mani di Giovanni Sollima, che nello spazio performativo di
Scenario Pubblico, gremito di spettatori, ha dato vita a “Solo cello &
live electronics” il concerto in cui la liturgia sciamanica del compositore
palermitano si è condensata in una performance irrequieta e lieve, bruciante e
siderale. Il mondo sulle corde del violoncello, Giovanni Sollima ha in un certo
modo “suonato col pensiero” rendendo omaggio lungo tutta la sua esibizione
(anche senza la testa rasata e volto
coperto di grasso)
a Joseph Beuys e alle sue teorizzazioni: dall’arte
antropologica alla società come “scultura sociale”. Le note antropoietiche di Sollima si sono così sedimentate in
una sorta di “fluxus” (che non a caso pare evocare in musica anche le
tensioni e le suggestioni linguistiche di Dante, di Eliot o di Joyce). Lungo
dodici composizioni (Terra Aria; Terra Danza; Terra Acqua ;
J. Beuys Song
; Distortion Destroy; Anima; Fast; Cello Tree; Slow;
Terra fuoco; Terra Aria) Giovanni Sollima, attraverso una sintassi musicali
elaboratissima e i suoni di una lancinante nitidezza - ottenuti anche con la  manipolazione dello strumento, pizzicato anche con una
bacchetta di legno – ha attuato i collegamenti “verso il basso con gli
animali e le piante, e verso l’alto con gli angeli e gli spiriti” di un
suono ibrido e libero. Musica frattale o degli elementi, furore
sonoro e ritmico mescolato a quello più nascosto e purificatore che ha nella
sua
circolare pulsione la sua riconoscibilissima cifra stilistica. La
chiusura del ciclo dei ripetuti bis è affidata al dolente ed ipnotico “He
wept out of six eyes”, il brano che apre “Inferno”, un lavoro -
“incompiuto chissà per quanto ancora” chiosa lui - sulla “Comoedia”
dantesca, eseguito in prima assoluta al “Festival di Palermo sul Novecento”.
Musica di un altrove sempre presente.

GiCo

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