Il depuratore non depura ma i cittadini pagano la tassa

Depuratore - MisterbiancoÈ costato finora quasi trenta miliardi di vecchie lire ma ancora non funziona. Eppure, sono tanti i cittadini misterbianchesi che devono pagare la tassa per depurare l’acqua che consumano. E che il depuratore non depura. L’impianto è quello consortile che sorge in Contrada Cubba, al centro di una vicenda che molti definirebbero “pirandelliana”.

A farla emergere un testardo consigliere comunale, Giambattista Giaccone. Che da un anno abbondante ha avviato un fitto carteggio epistolare con l’Ufficio tecnico e con l’Acquedotto comunale. Carteggio che assieme a una sua personale indagine sull’impianto e al parere di un legale è confluito in un corposo dossier.

Giaccone si chiede da tempo perché i misterbianchesi debbano pagare la tassa di depurazione anche se il depuratore non è funzionante. E perché debbano allacciarsi alla rete fognante sostenendo costi proibitivi. La questione è complessa.

Al momento, la tassa è pagata solo dalle utenze residenti nelle vie servite dalla rete fognante. Essa incide per 0,50 centesimi ogni metro cubo di acqua fatturata, 0,40 per la depurazione + 0,10 per la fognatura. L’importo viene pagato con la bolletta dell’acquedotto, che esso sia comunale o sia privato.

“Fino a un mese fa – denuncia Giaccone – ho avuto modo di appurare che l’impianto è fermo. Allora mi chiedo perché l’amministrazione comunale deve imporre una tassa, l’ennesima, alle famiglie misterbianchesi che devono fare i conti con tante altre uscite, specialmente in un periodo di grande difficoltà come quello che stiamo attraversando”.

La prima imposizione della tassa di depurazione risale al 2007. L’amministrazione comunale guidata da Ninella Caruso, completata una cospicua parte della rete fognante ma non ancora avviato il depuratore, impose la tassa ai sensi dell’articolo 14 della legge 36 del ‘94. Allora, a tutte le utenze venne imposto di pagare 0,43 centesimi per metro cubo. In quel periodo, analoga decisione venne rpesa anche da altre amministrazioni comunali, compresa quella di Catania.

Poi, stimolata anche dalle proteste di numerosi movimenti e difensori civici, arrivò la sentenza della Corte Costituzionale numero 335 del 2008. Tale sentenza dichiarava illegittima la tariffa riferita al servizio di depurazione a fronte di un servizio non corrisposto. A Misterbianco, le somme versate per la tariffa di fognatura e di depurazione all’Acquedotto comunale vennero restituite agli utenti a partire dal primo trimestre 2009 e fino al rimborso totale.

Nel 2011, l’amministrazione avviò la procedura per mettere in moto il depuratore consortile che nel frattempo era stato oggetto di incursioni vandaliche. E dal 2012, si tornò a pagare la tassa, dovuta solo dalle utenze delle vie servite dalla rete fognante. Si parlò anche di emanare un’ordinanza sindacale per obbligare i cittadini, le cui abitazioni sono servite dalla condotta fognaria, ad allacciarsi alla rete entro sei mesi dalla data di emanazione. Le nuove concessioni edilizie sarebbero state rilasciate con l’obbligo di allaccio alle fognature comunali.

Nell’estate del 2013, il consigliere comunale Giaccone avvia la sua battaglia. “Questo impianto – ribadisce – secondo la mia indagine non può funzionare. Intanto, nel 2011, il collaudo è stato fatto ‘in bianco’ cioè senza reflui presenti. Quindi, non era possibile sapere con quale risultati sarebbe entrato in funzione cioè con quale efficienza. E non è possibile saperlo neanche oggi, visto che l’impianto è fermo, anche perché non riceve la quantità adeguata di reflui. Ma ogni mia richiesta di chiarimento al riguardo spesso è caduta nel vuoto”.

Oggi, l’Ufficio tecnico e l’Acquedotto dicono che “risultano allacciate alla rete fognaria comunale di Misterbianco i reflui provenienti da preesistenti vecchie condotte fognarie, corrispondenti a circa 1000 abitanti. Si attende l’avviamento della fase di allaccio alla rete comunale delle utenze ubicate lungo i tratti stradali serviti dalla pubblica fognatura, corrispondenti a circa 4000 abitanti, in modo da poter ottenere l’immissione del quantitativo minimo di refluo necessario per l’avviamento a regime dell’impianto”.

Nonostante ciò, scrive anche l’avvocato Antonino Anzalone nel parere legale fornito a Giaccone, l’1 aprile 2013, “l’amministrazione comunale procede comunque alla messa in esercizio dell’impianto di depurazione”. E stavolta, è l’attuale, guidata da Nino Di Guardo. La messa in esercizio è stata fatta, “seppur in fase di avviamento iniziale e con un carico idraulico dall’Ufficio stesso definito insufficiente, evidenziando in ultimo di aver anche effettuato analisi di laboratorio su campioni di refluo prelevati presso l’impianto già in fase di funzionamento, i cui risultati rispecchierebbero quelli previsti dalla normativa vigente”.

Ancora l’avvocato Anzalone: “il fatto che non si sia potuto appurare l’efficienza e la funzionalità dell’impianto e che il collaudo sia stato effettuato senza reflui ma in bianco (e quindi alla cieca), rende inverosimile l’assunto in base al quale l’impianto è efficiente, e rende irrilevante il funzionamento, che la Commissione di Collaudo attesta regolare ma con quali strumenti non è dato evincere, delle apparecchiature, anche perché diventa oggettivamente difficile testare le varie apparecchiature senza reflui”. “Un po’ come collaudare un edificio senza accertarne la staticità”, chiosa il legale. Che, nel frattempo, ha pronti diversi ricorsi collettivi da parte di altri cittadini misterbianchesi infuriati.

“Io non sono contrario alla depurazione – conclude Giaccone, che nel frattempo un paio di giorni fa ha fatto anche un’interrogazione al consiglio comunale – ma vorrei capire perché si deve pagare una tassa se non si ha un corrispettivo. E poi, chiedo all’amministrazione comunale di studiare un modo per facilitare ai cittadini come allacciarsi alla rete fognante.

“Anche perché – sottolinea – con impianti di smaltimento ubicati alla vecchia maniera, i costi per l’allacciamento, tutti a carico dell’utente, diventano proibitivi. Ma per fare questo, l’amministrazione deve collaborare col consiglio comunale e con i cittadini. Ecco, ci vuole confronto e trasparenza.”

Anche l’Ufficio tecnico comunale ritiene opportuno che gli organi di governo e di indirizzo del Comune definiscano i termini di allaccio alla rete fognante e di gestione dell’impianto, dando anche agli uffici personale e risorse adeguati.

La condotta fognaria che arriva al depuratore consortile in contrada Cubba è stata realizzata a partire dagli anni Ottanta. Oggi, può contare su quasi 13 chilometri di rete, di cui sei realizzati all’interno del centro storico, uno per attraversare via Pilata nella zona commerciale e tre chilometri del tratto dell’ex strada provinciale per S. Giovanni Galermo. A questi tratti urbani, tutti collegati tra di loro, si aggiungono due chilometri di condotte che dalla zona commerciale misterbianchese portano al depuratore.

catania.blogsicilia.it
11/06/2014

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