I "non luoghi" di Samantha Torrisi a L'Arte Club

La personale dell'artista catanese curata da Giuseppe Frazzetto, critico e filosofo dell'arte nei locali della galleria di Franco Cappadonna.

Le nuove geografie pittoriche di Samantha Torrisi, i cui “Crossings” - la mostra a cura di Giuseppe Frazzetto filosofo dell’arte e critico - l’Arte Club di Franco Cappadonna accoglie fino a domenica negli spazi luminosi di via Di Sangiuliano, tracciano la mappa non solo di una nuova stagione creativa di questa giovanissima artista, quanto dei “non-luoghi” che i suoi grandi oli, nella loro compiutezza quasi fotografica, evocano. Assumiamo qui la nota definizione di Marc Augè: le pitture di Torrisi sono la “surmodernità” dell’antropologo francese, luoghi/pitture che si oppongono a quelli (e a quelle) della memoria. Dunque gli oli di “Crossings” sono letteralmente gli attraversamenti di questi “non luoghi” e al contempo il ricordo della dimora condivisa, (dell’agorà?). Anzi come categorie estetiche essi passano attraverso la cruna della stimmung della Postcontemporaneità di Frazzetto e della surmodernità di Augè: sono “polarità sfuggenti, il primo non è mai cancellato, il secondo non si compie mai totalmente ”. Una presenza/assenza perciò che è connotata proprio da interni algidi e anonimi - sconosciuti corridoi suburbani, appartamenti spersonalizzati, scaglie di indistinte unità abitative, infrastrutture per il trasporto (il fatto stesso che molte delle tele siano “senza titolo” ci pare una ulteriore conferma) – che contrastano con una scelta cromatica calda, accattivante e che forse celebrando una nostalgia della carne (e della sua naturale finitudine) la riconoscono ormai come simulacro: l’artificializzazione della natura è compiuta. I frammenti ralenty - una moviola dolorosa? – di Samantha Torrisi sono marchiati da una sorta di  aura bladerunniana ovviamente “C’è da rimarcare – suggerisce Frazzetto nel suo contributo critico – un tratto insieme stilistico ed allegorico: i dipinti di Torrisi suggeriscono sempre la ‘soggettiva’, lo sguardo ravvicinato, tipica degli FPS, first player shooting, film interattivi per computer”, sottolineando in questo modo una costante di Samantha Torrisi: ovvero il riferimento alla “letteratura” suggestionata dai videoclip e dai videogiochi, dal frame e dal balbettio catodico, e dalla quali l’artista estrapola le solitudini inaccessibili dei suoi frammenti visivi.

tags: