Ecce Homo

Ecce HomoPer comprendere bene quello che possa essere successo a Gerusalemme, bisogna considerare innanzitutto che ai tempi di Gesù non era affatto netta la distinzione tra politica e religione, non era diversa la legge dello Stato rispetto alla legge di Dio e non c’era nessuna differenza tra peccato e reato, un po’ come gli odierni Stati Islamici. I sovrani del tempo, se non venivano considerati degli Dei loro stessi, ricoprivano la loro carica, quantomeno, per investitura divina. Anche nella nostra stessa Europa, dovemmo aspettare il 1513 per distinguere la politica dalla religione, quando Niccolò Macchiavelli scrisse un trattato intitolato “Il Principe”.

Immaginiamo adesso cosa possa essere accaduto quando il Nazareno giunge a Gerusalemme; consideriamo che non esistevano né ospedali, né strutture ricettive per malati di mente e che la maggior parte delle patologie umane venivano considerate opera del Demonio. Arrivava un uomo con una fama di guaritore. Una moltitudine di gente bisognosa si riversava nelle strade oltre alla normale folla di curiosi. Questo assembramento che agli occhi di un credente viene visto come una festosa accoglienza del Redentore, agli occhi dei Romani, di Pilato in particolare, appariva piuttosto come quella che oggi chiameremmo una manifestazione di massa non autorizzata tendente a sovvertire sia il potere religioso che quello politico. Se aggiungiamo poi la rivolta contro i mercanti davanti al Tempio possiamo immaginare l’ira suscitata sui potenti del momento e cioè Ponzio Pilato, Caifa ed Erode Antipa.

Di fronte a questi eventi, mi pare alquanto improbabile che Pilato se ne sia “lavato le mani” e che addirittura abbia dato la possibilità di scambiare Gesù con Barabba. Dev’essere stato proprio lui a imporre a un processo rapido e la condanna a morte. Ne è prova anche il fatto che Gesù viene crocifisso: se fosse stato condannato dagli Ebrei, sarebbe stato lapidato. La crocifissione era una condanna che solitamente i Romani infliggevano per reati contro la persona e il patrimonio e per coloro che si ribellavano allo Stato. Pilato, del resto, era un sanguinario funzionario mandato a redimere un popolo molto riottoso nei confronti degli invasori.

Perché, allora, i Vangeli ci avrebbero mentito? I Vangeli (e non sono solo quattro) nascono dopo il 70 d.C. anno della distruzione di Gerusalemme per mano di Tito, il futuro Imperatore Romano, e vengono scritti proprio per dare unità e patriottismo al popolo ebraico e probabilmente nella loro prima stesura sono proprio un elogio degli Ebrei a danno degli invasori Romani. L’inghippo nasce nel IV secolo d.C. quando, per volontà dell’Imperatore Costantino, la religione cristiana diventa religione ufficiale dell’Impero. Nasceva dunque la necessità di far ricadere la colpa della morte di Cristo sui soli Ebrei e probabilmente i Vangeli, oltre ad essere ridotti a quattro, vengono anche un po’ ritoccati. Dice Matteo (27: 24-25): “Pilato, […] prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: <<Io sono innocente di questo sangue; pensateci voi>>. E tutto il popolo rispose: <<Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli>>”. Dello stesso periodo potrebbe anche essere l’inserimento del tradimento di Giuda: è alquanto improbabile che i soldati romani avessero bisogno di qualcuno che identificasse Gesù; dopo quello che era accaduto, lo conoscevano tutti. Il tradimento, il bacio e il successivo suicidio di Giuda servono a dare un effetto scenografico al racconto e i trenta denari sono una cifra mitica riportate più volte nella Bibbia (Zaccaria 11: 12-13).

Una lettura diversa va data anche ad alcuni episodi descritti dai Vangeli: uno di questi è quello che descrive quando Gesù sulla croce, avendo avuto sete, gli viene porta una spugna imbevuta di acqua e aceto. Ai giorni nostri sembrerebbe un atto di angheria ma è opportuno sapere che a quei tempi acqua e aceto era una bevanda dissetante più o meno come il nostro selz al limone. Un altro atto di bontà e benevolenza è quando il centurione romano infligge al Cristo un colpo di lancia sul costato. Così facendo, se non fosse già morto, lo avrebbe ucciso in modo rapido ponendo fine a ogni sorta di sofferenza, mentre abitualmente, ai crocifissi, per dar loro una morte certa, le si rompevano le tibie con una mazza facendo in modo che non potessero più alzarsi sulle gambe e che morissero quindi per soffocamento.

Questo è solo il tentativo di voler ricostruire storicamente i fatti in modo più esatto. La fede è tutt’altra cosa.

Buona Pasqua a tutti!

Pinuccio Puglisi

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