In due tra lacrime e pozzanghere: "Abbracciami" al Musco

Lucrezia LAnte della Rovere e Dodi Conti protagoniste della piece di Emanuela Giordano. Molti schetck e poco teatro...

Ma dove sono
finiti gli splendidi quarantenni cui si vantava di appartenere, purtroppo
solitario, Nanni Moretti in una famosa sequenza di “Caro Diario?”A vedere
“Abbracciami”, la piece di Emanuela Giordano (che ne ha pure curato
l’attenta regia) sui legni del Musco per “Nuovoteatro”, la rassegna dello
Stabile dedicata agli autori contemporanei, hanno fatto una fine ingloriosa.
Anzi patetica. A contendersi la palma di più sfigata di quella generazione, in
un allestimento colorato dall’accattivante scenografia di Laura Rubino - una
sala da bagno/centro di questo universo femminile a due - una ossimorica coppia
di donne.Da un lato Virna, una Lucrezia Lante Della Rovere (una spalla
allampanata ma sempre su un unico registro) moglie depressa, madre impasticcata,
stupida-stupita, alle prese con matrimonio infranto e pene d’amore accessorie,
dai continui piagnistei; dall’altro una esuberante Nina, baby sitter part-time
- capace di inventarsi una laurea in psicologia “con una tesi su Bettelheim”
- cui Dodi Conti (che la Giordano ha diretto in Due volte nella vita),
una maschera snodabile e accartocciante la sua, da spiritello pettegolo -
“oggi Butterfly domani Poppea“ - presta una mimica sempre cangiante, ora di
vipera ora di confidente, ora di amica, ora di confessore. Entrambe rifugiate in
casa a cavallo delle festività natalizie, ovviamente per sfuggire a se stesse,
si ritrovano ad asciugare pozzanghere e lacrime; assediate dalla fame in
procinto del Natale, si scambiano tra flashback personali e digressioni giù
lungo le memorie infantili, tra ruggiti ed incomprensioni, i loro sogni
infranti, tutti i desideri incompiuti, le loro nevrosi soprattutto, ostentate
tra un cambio d’abito e un bagno che comunque nient’altro ci regalano se non
le forme segaligne della Conti e quelle sontuose della Lucrezia. Smaltite
tensioni e sbornie le due s’inventano un condominiale cenone di fine d’anno
che culmina nell’intuibile happy end. La (spicciola) filosofia nel boudoir
delle due protagoniste non riesce a sollevare questo interno con nevrosi che
vive di scatti (quelli di Dodi Conti di Bordeline Blues che abbiamo
ammirato alla Sala Harpago di Catania due anni fa), di strappi tragicomici; di
un testo, più monologo che commedia, in cui si respira più aria di
circoscritto sketch televisivo che di teatro vero e proprio. Insomma un
“Abbracciami” cui manca la forza per spiccare il volo, nonostante le gag di
cui sia costellato, un “esercizio
di nuoto sincronizzato - l’aveva chiamato la regista - con un doppio ritmo di
risate” che non si diluisce in una drammaturgia coerente
. Qualche vuoto
di troppo in platea per un pubblico che ha mostrato di gradire assai. Fino al 16
gennaio.

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