Di Guardo a Corsaro: "Si dimetta" La replica: "Attacco meschino"

Di Guardo - CorsaroCome prima aveva fatto il consigliere con il primo cittadino, ora è il sindaco a chiederne "la testa". Resta infuocata la polemica a Misterbianco tra Nino Di Guardo e Marco Corsaro, rappresentante dell'opposizione in consiglio. Il primo ha organizzato una conferenza stampa in mattinata per chiarire alcuni aspetti dell'operazione Gisella - che, tra le altre cose,ha fatto luce dopo 28 anni sulla vicenda legata all’omicidio del segretario locale della DC Paolo Arena e - e il secondo lo ha fatto qualche ora più tardi.

Un botta e risposta a distanza in uno dei Comuni più chiacchierati di questo periodo. Il sindaco ha chiesto stamani le dimissioni da consigliere comunale di Marco Corsaro, citato nelle intercettazioni.

“Se non avessi vinto la competizione elettorale del 2017 – ha esordito Di Guardo – il mio comune ha rischiato la possibilità di avere un sindaco appoggiato dalla mafia". Il riferimento è alle intercettazioni rese note dalla stampa dalle quali emergono le telefonate fatte, nel marzo 2017, dalla segreteria politica di Marco Corsaro a due degli arrestati dell’operazione “Gisella” chiedendo di incontrali in vista della imminente campagna elettorale.

“Un fatto inaudito che tremo solo a parlarne – ha continuato il sindaco Di Guardo – chiedeva lui le dimissioni di Santapaola e dell’amministrazione quando sapeva di avere la coda di paglia. Mi chiedo: può rimanere Corsaro in consiglio comunale dopo aver chiesto aiuto e sostegno a mafiosi? Si dimetta subito per ridare prestigio alla sua comunità".

Di Guardo ha poi continuato, annunciando che sabato terrà un pubblico comizio e chiarendo la vicenda legata al geom. Colicchia citato nelle intercettazioni come “consulente” del comune, quando ha avuto un incarico, come altri tecnici, per catastare un edificio scolastico, ribadendo così l’azione cristallina della sua amministrazione “Noi siamo dalla parte della verità - ha concluso Di Guardo – non abbiamo scheletri nell’armadio ed abbiamo fiducia nell’azione dei commissari prefettizi, poiché abbiamo servito il comune a testa alta, con amore e dignità e pertanto non temiamo di essere sciolti per infiltrazioni mafiose che non esistono".

Immediata la risposta di Corsaro. "Sono stato vittima di un'aggressione violenta e ingiustificata alla persona. Ho ritenuto di dover fare pubblicamente chiarezza sulle meschinità, sulle bugie, agitate da un sindaco arrivato a fine corsa, aggrappato alla poltrona tanto da affermare di essere pronto a impiccarsi se il Comune di Misterbianco verrà sciolto per mafia".

Il consigliere comunale d'opposizione Marco Corsaro ha così aperto la sua conferenza stampa convocata urgentemente dopo le gravi affermazioni rese in mattinata dal sindaco Nino Di Guardo in riferimento all'inchiesta "Gisella" della Procura di Catania. Sulle intercettazioni: "Le telefonate che compaiono nelle intercettazioni sono delle chiamate a tappeto fatta partendo da elenchi di numeri dati alla segretaria. Le trascrizioni della chiamata rendono perfettamente l'idea ed è chiaro a tutti che la ragazza non ha un mandato specifico a chiamare i soggetti intercettati, né ha idea delle persone con cui parlava. Le chiamate suonano buffe per l’ignoranza assoluta della ragazza che emerge riguardo l'identità degli interlocutori. Dico al contrario che è una fortuna che ci siano queste intercettazioni perché rendono chiaramente il senso ed il significato di telefonate che non hanno alcun riflesso illecito né politicamente rilevante".

Il sindaco Di Guardo ha accusato il consigliere Corsaro, suo sfidante alle elezioni amministrative di Misterbianco del 2017, di aver «chiesto aiuto e sostegno a mafiosi». Marco Corsaro mette in luce le reali intenzioni del primo cittadino: «Il sindaco si rivela fin troppo furbo, lui ha capito di essere all'angolo, in grave difficoltà per le vicende giudiziarie che hanno travolto la sua amministrazione come l'arresto del suo vicesindaco Carmelo Santapaola e l'insediamento di una commissione prefettizia in Comune. Di Guardo prova allora a sviare l’attenzione accusandomi in maniera incredibile di essere mafioso, approfittando in modo evidente di queste intercettazioni per sviare l’opinione pubblica dal coma profondo della sua amministrazione».

Il consigliere Corsaro, capogruppo di "Guardiamo Avanti" querele Di Guardo: «Non voglio neppure un euro, ma Di Guardo deve pagare! Non consento a nessuno di mettere in dubbio la mia onestà e serietà. Non sono indagato né su di me questa inchiesta ha nulla di penalmente rilevante. La mia vita è trasparente e tutti conoscono il nostro impegno nel segno della legalità, in tutti i quartieri di Misterbianco. Ho dato mandato al mio legale per presentare querela contro Di Guardo ma anche per eventuali interlocuzioni con il magistrato, per me l’unico interlocutore, se fosse necessario fornire chiarimenti sulle intercettazioni. Depositeremo la querela contro il sindaco e chiederemo l'applicazione della massima pena. Le ingenti somme che incasseremo tramite azione risarcitoria le devolveremo in beneficenza, a favore della collettività di Misterbianco».

Sulla richiesta di dimissioni: «L'attacco meschino di Di Guardo è dettato dalla sua unica fissazione: non avere opposizione, governare da despota la città. Piacerebbe tanto al sindaco se venisse meno la forza di "Guardiamo Avanti", movimento cittadino ogni giorno al lavoro a Misterbianco, dai quartieri abbandonati a loro stessi al centro, per costruire un'alternativa di buongoverno alla mala politica di Di Guardo e sodali di palazzo. Non mi dimetto, non gli farò questa cortesia. Sono loro che devono andarsene al più presto a casa. La loro amministrazione è finita sotto i riflettori non solo dei magistrati, ma anche della Commissione prefettizia in cui riponiamo totale fiducia».

catania.livesicilia.it
07/05/2019

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