Di Guardo contesta Carrà: "Bastano la puzza ed i biogas certificati, la discarica va chiusa senza aspettare in eterno"

Nino Di Guardo«Limitarsi ad attendere certificazioni sanitarie che non si sa se, quando e come perverranno, per ordinare la chiusura della discarica di Valanghe d’inverno, non ci sembra la posizione più giusta nei confronti di un problema gravissimo che ci investe tutti e dovrebbe accomunarci senza riserve o ambiguità».
Così “a caldo” il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo all’indomani delle dichiarazioni rese dal suo collega di Motta S.A., Anastasio Carrà, dopo gli allarmanti dati emersi dalle rilevazioni dell’Arpa in contrada Sieli ed attribuiti quasi per intero alle vicine discariche.

«Un Ente pubblico qualificato come l’Arpa – continua Di Guardo – ha già rilevato e certificato in modo inoppugnabile la forte presenza di gas inquinanti e nocivi nell’aria e le precise cause della costante puzza nauseabonda che ammorba le nostre comunità, che hanno il sacrosanto diritto di respirare un’aria più pulita. Questo dovrebbe già indurre il sindaco Carrà a dichiararsi esplicitamente contrario all’ulteriore operatività della discarica ed a reclamarne come noi l’urgente chiusura e la bonifica assieme a quella di Tiritì. Se ha il potere di chiuderla, lo faccia. Il pretendere invece prima (per anni?) certificazioni ufficiali sulle sicure correlazioni con patologie e mortalità appare un modo di avallare e perpetuare l’esistente. Le discariche inquinano e vanno chiuse, anche perché illegali nella loro storia e nella vicinanza eccessiva ai centri abitati. Ci aspettiamo da Carrà – anche per il futuro in Regione - atti inequivocabili in sintonia con il disagio e la protesta della cittadinanza, ed a sua tutela, altrimenti si rischia la demagogia».

Dopo la dichiarazione del sindaco di Motta che – nonostante due sedute consecutive a vuoto del Consiglio comunale proprio sullo specifico argomento - si è detto «pronto a disporre la chiusura della discarica» una volta avute però le certificazioni pubbliche da lui richieste sui pericoli alla salute della popolazione, riprendono così le polemiche locali mentre la “palla” decisiva passerebbe alle istituzioni sanitarie, che – afferma Carrà - «devono assumersi per intero le proprie responsabilità». Ci si chiede però quando e come.

E risposte si attendono anche dalla Procura della Repubblica e dalla magistratura, alle reiterate denunce sul tema dell’illegalità.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
21/08/2016

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