"Destini" in attesa sul molo della vita. Al Teatro Club

LO storico Teatro Club di Catania ha aperto la settima rassegna di Ring: teatro, musica e danza. La kermesse diretta da Paola Greco ha già offerto qualche piccola perla: come questi "Destini" di Beatrice Monroy.

La scena,
ingombra di bauli – e di probabili partenze – ricorda una vecchia foto
seppiata, evoca la pesantezza (del viaggio) sulla leggerezza di un tulle, dove
una luce diafana proietta assieme ai colori tenui e i suoni di un’alba
incerta, i rumori di commiati strazianti e il fumo dei “ferrybotti” che
salpano irrimediabilmente per l’America, “la luce piccola piccola in fondo
all’oceano”. Su quella scena s’incrociano le dolorose storie di tre
“Destini”, la pièce di Beatrice Monroy che la palermitana Compagnia
dell’Elica ha presentato per “Ring” la settima rassegna di
teatro/musica/danza del Teatro Club diretta da Paola Greco. Sul molo del loro
incerto presente “la puttana fascista”, l’ebrea orfana e “quella del
soldino” ovvero Silvia, Esther e una terza innominata (le convincenti ed
espressive Maria Cucinotti, Serena Barone ed Esther Cucinotti) fanno i conti con
il loro passato sfatto, imbarazzato dai tradimenti, scosso dalle illusioni e
segnato dalle nostalgie; le loro miserie materiali e personali idealmente
abbandonate nel porto di Napoli, le loro speranze future a bordo del piroscafo
in partenza. I loro monologhi intrisi di rabbia e soprattutto di distacco si
sciolgono poco a poco, condensandosi in dialogo, incontro-confronto con
l’altro, svelamento di quei loro personali “destini” che sopportano ancora
il peso e le ferite della guerra recente, incatenati alle loro diversità:
donna/ebrea/straniera. Il mare le chiama con il suo rigurgito sordo ma la paura
dell’incertezza - “è difficile imparare a guarire” - le blocca (intensa e
toccante la scena nella quale una voce fuori campo ne rivela i più intimi
pensieri) forse per sempre. In un finale struggente e drammatico
quell’incertezza diventa incessante, la loro trasfigurazione - come accade per
gli sconfitti che gridano dai corridoi della storia - irrimediabilmente
rinviata. La raffinata ed essenziale regia di Gigi Borruso ha imbastito con
“Destini” uno spettacolo che, sorretto anche dalla superba prova delle tre
attrici, lascia avvertire il sapore amaro delle ritirate e delle zone oscure,
costruito in una atmosfera rarefatta che ricorda quella delle pellicole di Theo
Anghelopulos e delle quali, non a caso,”Destini” cita le fascinose musiche
di Eleni Karaindru. Per raccogliere una
verità sparsa in frammenti.

GiCo

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