Crisi della democrazia e solitudine del potere

DemocraziaCos’è la politica? È idealità, tutela del bene comune, nerbo e motore della società, gratuità e servizio nell’esclusivo interesse del popolo sovrano!? O è anche altro? O è solo altro?

Io credo che la politica, oggi come ieri, oltre che idealità, è anche, e soprattutto, “carnalità”, tutela di interessi confliggenti e spesso antitetici, anche se pur legittimi. Ed in una condizione di crisi economica epocale e di mancanza di fiducia nelle istituzioni democratiche, perché ritenute obsolete e incapaci di dare risposte efficaci a risolvere i problemi, la politica “percorre” altre strade e viene meno, soprattutto, il controllo e l’indignazione sociale, cioè, diventa quasi lecito e “accettabile”, ciò che prima sembrava incomprensibile e inimmaginabile. Parliamoci chiaro, la spaventosa crisi sociale, la mancanza di valori e di punti di riferimento culturale e ideale, l’emergenza educativa, la profonda crisi economica, la mancanza di lavoro e l’incertezza per il futuro delle nuove generazioni, ha tarlato il nerbo della coesione sociale e ideale, ha ridotto l’esigenza di partecipazione e di chiarezza, ha assottigliato il bisogno di etica e di condivisione delle scelte.

In poche parole, la fame di lavoro e di pane ha indebolito, forse annullato, l’esigenza di partecipazione popolare e di democrazia. La crisi economica ha creato, innanzitutto, una crisi di democrazia. Prova ne sono i partiti politici, totalmente scomparsi e incapaci di interloquire con la società, e le forze sociali, inadeguate a rappresentare e a tutelare gli interessi economici e sociali. E tutto ciò vale di più per le amministrazioni locali e comunali. La mancanza di risorse, l’indebolimento dei bilanci e l’assottigliamento dei trasferimenti statali ha creato nei Comuni un vuoto di amministrazione e di progettazione, una carenza strutturale di risposte seria e concreta per lo sviluppo del territorio, e, soprattutto, una difficoltà a selezionare una classe dirigente preparata e capace di affrontare gli enormi problemi. E il ceto politico, succube e incapace di reagire, tenta in tutti i modi di navigare a vista, per evitare “l’annegamento”, l’annientamento e il fallimento definitivo.

A ciò bisogna associare un’angosciante “solitudine del potere”, di cui poco si parla, ma che, secondo me, è una questione decisiva per la democrazia e il buon governo, e a cui sono costretti a dover operare i sindaci che, dopo il suicidio e la “morìa” dei partiti politici, hanno grandi difficoltà a trovare degli interlocutori seri e responsabili, politici e istituzionali, con cui dialogare, confrontarsi, mettersi “in discussione”, analizzare e decidere sulle scelte politico-amministrative per la città. Per questo “succedono” i ribaltoni, le “larghe intese”, le ammucchiate! Ma io spero ancora nel ritorno della politica, della capacità di dialogare, di analizzare, di mediare… e di governare. Perché, come diceva Pio XI, “A nulla è inferiore la politica, se non all’atto dell’amore di Dio”.

Angelo Battiato

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