A colloquio con Pedrag Matvejevic, il "talassologo"

L'insigne studioso ha inaugurato con una prolusione l'Anno Accademico della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania.

Esiste il
Mediterraneo al di là del nostro immaginario? Al di là dell’approccio
insidioso (il Mare Nostrum come porta di fuga dei problemi continentali)? Di
quello retorico ed oloegrafico (il mare della solarità e del fascino
antropologico)? Al di là pure della visione di sapore neocoloniale (il
Mediterraneo come spazio da ri/conquistare alla Cultura e alla Civiltà)?
Nell’Auditorium dei Benedettini imbottito di studenti e di Presidi di facoltà
Pedrag Matvejevic, il “talassologo”, inaugura con la sua prolusione l’anno
Accademico della Facoltà di Lingue e di Letterature Straniere. Per il suo
preside Antonio Pioletti quella di Matvejevic è la presenza di uno studioso
“euromediterraneo” e allo stesso tempo del protagonista di un progetto che
si vorrebbe costruire attorno all’area mediterranea e che “collima con la
vocazione che caratterizza la nostra facoltà, il nostro stesso asse formativo,
culturale e scientifico”. E Matvejevic stesso quasi a conferma, imposta un
intervento sul terreno concretissimo della realpolitik che, se è parso
generalizzato si è però fondato su una dialettica argomentativa che ricorda il
rigore metodologico di Machiavelli, la visione d’insieme di Braudel, l’humus
antidealista di chi pratica la storia e vuole conoscerne le dinamiche. Andrè
Glucksmann afferma che l’Iliade, l’epopea che fonda la cultura mediterranea
non è che la storia della distruzione di una civiltà, di un genocidio… “La
storia del Mediterraneo – ci risponde lui con la sua leggera inflessione
francese – è assai più complessa. E’ la culla della cultura europea: la
grande tragedia di oggi è quella per cui l’Europa continentale crede che si
possa fare una nuova Europa senza il Mediterraneo, senza la sua stessa culla”.
Per questo il “Gruppo dei Saggi”, la commissione europea che Romano Prodi ha
costituito (e di cui Matvejevic fa parte) dovrebbe produrre un documento per far
virare la politica europea, troppo “continentale” fino ad ora. Anche se la
questione Mediorientale si pone all’interno di questo tentativo “con grande
difficoltà. Non possiamo mettere insieme – confessa Matvejevic -
rappresentanti del mondo arabo e di Israele, ma la mediazione di Tullia Zevi
pare aprire uno spiraglio”. “Già
– continua – tutte le sue istituzioni dell’Europa sono lontane dalle
sponde del Mediterraneo” e non nasconde certo lungo il suo discorrere una vena
di pessimismo (slavo?), di storica frustrazione. “Le speranze della Conferenza
di Barcellona nel ’95 sono andate deluse; forse il discorso sul Mediterraneo
ha perso credibilità.” E poi un dato emerge sugli altri: il rapporto
sbilanciato tra “l’identità dell’’essere’, fortissima nel
Mediterraneo, e quella del ‘fare’, che non è proporzionale alla intensità
della prima. E’ una storia di ritardi, di legami poco saldi, di fratture di
conflitti anche, che lo dilaniano. L’unico tratto comune è quello
dell’insoddisfazione. Le frammentazioni prevalgono sulle convergenze: “Siamo
di fronte una sorta di crepuscolarismo (postcontemporaneo) di cui si ha traccia
anche nelle arti e nella letteratura. Eppure il Mediterraneo è lo spazio dove
è nata la coscienza che ha prodotto la storia: spazio ideale e ideologico,
anche se questa patria dei miti rischia di scivolare verso la mitologia”.
Insomma si confonde la rappresentazione della realtà con la realtà stessa e
gli stereotipi dilagano: il Mediterraneo non è solo immigrazione, non è solo
dialettica centro/periferia”. Ecco perché è necessario condividere una
“visione differenziata”, riformulare  quei
rapporti di distanza e di prossimità per ripensare ad una Europa di “cives”
e non di Stati-nazione: meno americanista, più culturale che commerciale, più
socialista dal volto umano che capitalista senza volto”. Scrollandoci -
nietzschianamente - del peso della memoria: “Dopo aver difeso il retaggio,
difendiamoci da questo per conquistare il presente”. Pedrag Matvejevic
sperimenta su di sé la tensione cosmopolita del Mediterraneo: “Dovendo
scegliere una patria più piccola (Matvejevic è anche cittadino italiano, ndr)
penserei a questa isola, che in realtà è un continente…”

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