«Ucciso dal genero per motivi economici»

arrestoIl genero che uccide il suocero con la complicità del fratello. Queste le risultanze di dieci mesi di indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo ed investigativo della compagnia di Fontanarossa, che hanno fatto luce sull'omicidio di Agatino Fichera, commerciante di 64 anni di Misterbianco, trovato carbonizzato, all'interno della sua auto data alle fiamme, lo scorso gennaio in contrada Sieli.

A finire in manette il genero della vittima, per l'appunto, Marco Santangelo di 32 anni, all'epoca dei fatti agli arresti domiciliari proprio al piano di sopra del magazzino del Fichera (in via Cefalù, nel quartiere di Monte Palma) e da luglio detenuto per reati associativi di stampo mafioso, ed il fratello Riccardo Santangelo, 23 anni, di Paternò.

I carabinieri, da subito, dopo il ritrovamento dell'auto bruciata, avevano imboccato la pista familiare. Ciò anche in conseguenza del fatto che la vittima mancava dalla sua attività e che nessuno ne aveva denunciato la scomparsa, visto che i rapporti con i familiari non erano dei migliori e che il Fichera dormiva da solo all'interno del suo negozio "La detergenza".

Il sopralluogo degli investigatori nell'esercizio commerciale portava al ritrovamento di una giacca della vittima al cui interno veniva ritrovato un registratore digitale al quale il Fichera affidava, con dei monologhi, le sue paure, anche quella di perdere la propria vita per questioni economiche. Questo particolare, oltre a confermare indirettamente i sospetti degli inquirenti, portava gli stessi ad intensificare le ricerche procedendo a minuziosi rilievi tecnici anche con l'ausilio del luminol, che evidenziava delle latenti tracce di sangue della vittima che qualcuno aveva cercato di cancellare con la candeggina, il cui odore era ancora forte.

In attesa degli esami autoptici che poi hanno rivelato la mancanza di fumo all'interno dei polmoni, segno che l'uomo era stato prima ucciso e poi bruciato, i carabinieri riscontravano, in seguito a delle incongruenze nelle testimonianze dei parenti, le immagini di ben dieci telecamere di sorveglianza dalle quali è emerso che la Fiat Doblò su cui è stato ritrovato il corpo carbonizzato, partiva davanti all'esercizio della vittima intorno alle 22,30, seguita costantemente da una Fiat Uno bianca che, dopo aver accompagnato il Doblò sul luogo del rogo, ha compiuto il percorso inverso ritornando davanti al negozio del Fichera, dove la famiglia abitava al piano superiore. Rintracciata la Fiat Uno appartenente al fratello del genero, cioè a Riccardo Santangelo, i carabinieri dalle immagini rilevavano, grazie ad una serie di dettagli distintivi, che quest'ultimo alla guida della Fiat Uno faceva ritorno alle 23 con il fratello Marco, dopo aver lasciato l'auto della vittima in contrada Sieli.

I due fratelli, fra l'altro, durante il viaggio di andata comunicavano di frequente con i cellulari, agganciando le celle telefoniche che, successivamente consultate dagli investigatori, hanno finito col «disegnare» il tragitto dei due arrestati.

Tali indizi hanno consentito al Gip del Tribunale etneo di emettere i provvedimenti restrittivi richiesti dalla Procura, con conseguente sequestro della Fiat Uno utilizzata per l'omicidio.

Carmelo Santonocito
La Sicilia
10/12/2014

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