Viva l’Italia: Aldo Cazzullo presenta il suo libro sul valore dell’Unità nazionale

Teatro Stabile
Aldo Cazzullo e il suo “Viva l’Italia!” apriranno il nuovo ciclo di "Librinscena", confermando la formula promossa con successo dal Teatro Stabile di Catania. "Puntiamo sulle novità librarie - sottolinea il direttore Giuseppe Dipasquale - per stimolare un fecondo dibattito culturale". Gli incontri s’intensificheranno in estate con i maggiori protagonisti del panorama letterario e non solo. Apre la serie uno scrittore e giornalista di punta, già acuto commentatore dalle colonne della «Stampa», e dal 2003 inviato e editorialista del «Corriere della Sera».

Una penna asciutta e affatto scontata, come conferma "Viva l'Italia!" (Mondadori 2010), lucida riflessione aperta dalla prefazione di Francesco De Gregori, che ha dato lo stesso titolo ad una delle sue canzoni più belle e civilmente impegnate.

L’appuntamento con il piemontese Cazzullo e la sua appassionata perorazione, incentrata sul valore dell’unità nazionale, è per lunedì 2 maggio, alle ore 20, nella sala Musco, che ospiterà la presentazione, anzi lo spettacolo multimediale tratto dal libro e prodotto dal Teatro Stabile di Verona. Un itinerario articolato attraverso letture musiche immagini: ideazione e commento sono dello stesso autore; al pianoforte Sabrina Reale, letture di Paolo Valerio e Marianna Dal Collo, immagini di repertorio e montaggio video a cura di Roberto Guglielmi.

"Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione" è l’eloquente sottotitolo del volume. Talora - esordisce Cazzullo - parliamo dell’Italia come se non fosse una cosa seria. E ci pare impossibile che siano esistiti uomini e donne per cui l’Italia era un ideale che valeva la vita, e per cui “Viva l’Italia!» furono le ultime parole.

Chissà cosa direbbe dell’Italia di oggi Garibaldi, che conquistò un regno ma con sé a Caprera non portò i quadri di Caravaggio e l’oro dei Borboni, bensì un sacco di fave e uno scatolone di merluzzo secco. Cosa direbbero i volontari della Grande Guerra, che scrivevano alle madri: «Forse tu non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, per la mia Patria». Cosa direbbe il generale Perotti, capo del Cln piemontese, condannato a morte dal tribunale di Salò, che ai suoi uomini ansiosi di discolparlo e addossarsi ogni responsabilità grida: «Signori ufficiali,in piedi: viva l’Italia!»?

«Viva l’Italia!» oggi è un grido scherzoso. Ma per molti italiani del Risorgimento e della Resistenza furono le ultime parole. La Resistenza non è di moda. È considerata una «cosa di sinistra». Si dimentica il sangue dei sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che volle morire con i parrocchiani dicendo «vi accompagno io davanti al Signore», e dei militari come il colonnello Montezemolo, cui i nazifascisti cavarono i denti e le unghie, non i nomi dei compagni. Si dimentica che i partigiani non furono tutti sanguinari vendicatori ma anzi vennero braccati, torturati, impiccati ed esposti per terrorizzare i civili; e che i «vinti», i «ragazzi di Salò», per venti mesi ebbero il coltello dalla parte del manico, e lo usarono. Neppure il Risorgimento è di moda. Lo si considera una «cosa da liberali». Si dimentica che nel 1848 insorse l’Italia intera. Oggi è l’ora della Lega e dei neoborbonici. L’Italia la si vorrebbe divisa o ridotta a Belpaese: non una nazione, ma un posto in cui non si vive poi così male.

Ai tanti che sembrano non averne coscienza, questo libro ricorda invece che l’Italia è una cosa seria. È molto più antica di 150 anni; è nata nei versi di Dante e Petrarca, nella pittura di Piero della Francesca e di Tiziano. Ed è diventata una nazione grazie a eroi spesso dimenticati. Aldo Cazzullo ne racconta la storia. Respinge l’idea leghista e la retorica del Belpaese. Prefigura la nascita di un «partito della nazione». E avanza un’ipotesi: che in fondo gli italiani siano intimamente legati all’Italia più di quanto loro stessi pensino.

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