Presentazione A. SEMU TUTTI DEVOTI TUTTI?

StabileProsegue con vivo successo la rassegna Te.St., dedicata dal Teatro Stabile di Catania alla ricerca e all'innovazione. Il prossimo appuntamento è con la nuova creazione del catanese Roberto Zappalà, nome tra i più significativi della danza internazionale. Partendo dal culto della Santa Patrona Agata, l'artista propone una riflessione laica sul sentimento religioso dei siciliani, tema portante di A. Semu tutti devoti tutti?, una produzione compagnia zappalà danza - Teatro Massimo Bellini di Catania - Scenario Pubblico - steptext dance project, realizzata in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania e con il sostegno della Provincia Regionale di Catania.
In programmazione a Scenario Pubblico (23, 24, 25, 30, 31gennaio - 1, 6, 7, 8 febbraio).

Alla presentazione dello spettacolo è dedicata la conferenza stampa, aperta al pubblico, che avrà luogo giovedì 22 gennaio alle 10,30 nei locali di Palazzo Platamone (ingresso via Vittorio Emanuele). Insieme al nutrito cast della compagnia, interverranno l'autore Roberto Zappalà e il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale, per illustrare uno spettacolo ricco di stimoli e spunti di riflessione.

Per A. semu tutti devoti tutti? il coreografo ha portato avanti la già consolidata collaborazione con Nello Calabrò, che ha curato la drammaturgia, e con Puccio Castrogiovanni dei Lautari, gruppo musicale catanese con cui Zappalà ha già collaborato per la produzione Instrument 1 realizzata nel 2007. Puccio Castrogiovanni ha prodotto le musiche originali della nuova creazione, che saranno eseguite dal vivo dalla band composta da Salvo Dub al basso, Puccio Castrogiovanni, corde, marranzani e fisarmonica, Salvo Farruggio alle percussioni e Peppe Nicotra alle chitarre. Carmen Consoli è protagonista con la sua chitarra di un video realizzato appositamente. I costumi sono curati da Marella Ferrera e Roberto Zappalà. Per la danza, 8 danzatori della compagnia zappalà danza, sette uomini e una donna.

Protagonista principale S.Agata, patrona di Catania, e la grandiosa festa catanese a lei dedicata; da qui l'idea si riunire intorno al progetto tutti artisti siciliani ed in particolare delle donne protagoniste della scena culturale della città. Partendo da Agata e dalla sua festa, religiosa e di popolo, teatro della devozione e della finzione, luogo d'amore e di furore, spazio del riscatto e dello sfruttamento, lo spettacolo vuole presentare uno sguardo molteplice e interrogarsi sulla religiosità popolare; un "teatro d'operazioni" che nell'isola diventa cartina di tornasole per (quasi) tutto.

La danza fa sostegno armonico a tutta la composizione scenica, in un allestimento la cui ispirazione iconografica e devozionale si coniuga con un segno moderno, da pop art, per dare origine a contrasti, cortocircuiti, paradossi. Quelli di una festa religiosa dove la figura mistica della santa diventa "preda" dei suoi devoti. Ed è sempre a partire dalla danza, con la sua presenza continua e incalzante, come il basso continuo nelle composizioni barocche, e con l'apporto fondamentale della musica originale eseguita dal vivo, che vengono alla luce gli interrogativi e si scoprono le contraddizioni e le ambivalenze di uno scenario, al contempo arcaico e contemporaneo, quale una festa religiosa in Sicilia.

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