Campione fatto in casa. Nato a Misterbianco e naturalizzato belga, vinse la Freccia Brabante e due Parigi-Roubaix.
Quando il Giro d'Italia giungeva nel centro storico di Misterbianco, il compianto telecronista Adriano de Zan, che del ciclismo era una vera enciclopedia vivente, ricordava ai telespettatori che il plotone stava attraversando la «patria di Pino Cerami» che gli diede i natali il 28 aprile del 1922.
Non era il semplice ricordo di uno dei tanti ciclisti che lui aveva conosciuto, perché De Zan sapeva bene di parlare di un campione che si era aggiudicato grandi classiche, quelle che ogni ciclista vorrebbe nel suo palmares, come la Parigi-Roubaix, la Freccia Vallone o la Parigi-Bruxelles.
Nato nell'angusta via Dusmet a Misterbianco Pino Cerami, scomparso lo scorso 20 settembre all'età di 92 anni, era emigrato con i genitori da bambino in Belgio dove fu naturalizzato nel 1956, quando già aveva da alcuni anni inforcato la sua bicicletta per seguire la passione di una vita, quella di correre, e visti i risultati dopo qualche anno, era il 1949, fu ingaggiato dalla Peugeot diventando professionista.
Aveva già 27 anni, ma le sue imprese più importanti dovranno ancora arrivare, anche se nello stesso anno corse il Giro d'Italia classificandosi al 24° posto e il Tour de France, entrambi vinti da Fausto Coppi con alle spalle Gino Bartali.
Delle sue 54 vittorie, anche se nel 1957 si era aggiudicato il Giro del Belgio, le più importanti arrivano nel 1960 all'età di 38 anni, quando vince la Parigi-Roubaix, dopo il sesto posto dell'anno precedente, la Freccia Vallone e conquista la medaglia di bronzo ai Mondiali di ciclismo su strada in Germania alle spalle di Rik Van Looy.
I suoi 38 anni però non lo fermano, perché l'anno successivo si impone alla Freccia Brabante e alla Parigi-Bruxelles. L'ultima sua impresa sui pedali fu nel 1963 quando, a 41 anni suonati, vinse la nona tappa del Tour de France. Nel corso della sua lunghissima carriera ha corso 11 Parigi-Roubaix, 8 Giri di Lombardia, 7 Liegi-Bastogne-Liegi, 4 Milano-Sanremo e Giri delle Fiandre, due Giri d'Italia e cinque Tour de France con i più grandi campioni del ciclismo, tanto che dal 1963 i suoi «nuovi» connazionali, appena decise di appendere la bicicletta al fatidico chiodo, gli dedicarono da vivo, il Gran Prix Pino Cerami, una gara per professionisti molto nota in Belgio che annovera tra i vincitori Eddy Merckx, Joop Zoetemelk, Bernard Hinault, oltre agli italiani Bartoli e Petacchi che ha vinto l'edizione di quest'anno.
Non ha mai dimenticato le sue origini siciliane e la città natale che nel 1986, su iniziativa dell'associazione ciclistica di Misterbianco e dell'Amministrazione comunale guidata dall'allora sindaco Salvatore Saglimbene, gli assegnò il «Pedale d'Oro» per la sua carriera, all'interno della sala consiliare alla presenza dell'allora presidente regionale della Fci Ciccio Ingrilli, inventore della Settimana ciclistica internazionale di Sicilia e fautore dei Campionati del mondo di ciclismo in Sicilia nel 1994.
Quando atterrò all'aeroporto di Fontanarossa dopo decenni di assenza dalla Sicilia, prima di andare in albergo, volle rivedere la casa natia a Misterbianco dove aveva iniziato a camminare e affacciarsi alla vita. Quella sera nell'aula consiliare oltre ai parenti rimasti in Sicilia, ai rappresentati delle istituzioni ed al gotha del ciclismo isolano, c'era anche Michelangelo Giuffrida, vecchia gloria delle due ruote siciliane che assieme a lui corse la Tre Valli Varesine e il Giro di Lombardia nel 1953 quando Cerami arrivò secondo alle spalle di Bruno Landi e Giuffrida si classificò al 18° posto.
Ritornò a Misterbianco l'ultima volta nel 2006 per ricevere dalle mani dell'allora vicesindaco Franco Galasso l'«Aquila d'Argento». Adesso vola nel cielo come quell'aquila e ci piace pensare che si alleni spingendo su quel pedale d'oro che i suoi concittadini gli regalarono. Ciao Pino.
La Sicilia
29/09/2014