Il movimento del corpo unito a musica, canto, parola. Il disegno coreografico finalizzato alla ricerca del senso più profondo dell’espressione artistica. È questa la danza del grande Micha van Hoecke, il suo teatro totale.
La vicenda umana e professionale del celebre danzatore e coreografo belga trova ora espressione in forma di intervista nel volume “Micha van Hoecke” (ILA Palma, Palermo 2006), firmato dalla catanese Carmela Piccione, giornalista e critico di danza.
Artista e autrice riproporranno il fitto dialogo del libro nel corso della presentazione che avrà luogo giovedì 5 agosto alle ore 21, nel cortile barocco di Palazzo Platamone, all’interno della rassegna “Cunti e canti–4 chiacchiere in cortile”, promossa dal Comune di Catania, nella persona del sindaco Raffaele Stancanelli, dall'Assessorato comunale alla Cultura e Grandi Eventi nella persona della stilista Marella Ferrera e dal Teatro Stabile di Catania diretto da Giuseppe Dipasquale.
Alla serata interverranno Marella Ferrera, legata all’amico Micha da un lungo sodalizio, e il direttore dello Stabile.Pagina dopo pagina, il volume sviluppa un densissimo colloquio, in cui van Hoecke racconta la sua vita, le sue molteplici attività, i suoi progetti, le sue realizzazioni e i suoi successi con spettacoli messi in scena in tutto il mondo.
Grazie ad una brillante scioltezza discorsiva, Carmela Piccione articola il “viaggio nel mondo di Micha van Hoecke” attraverso decine e decine di domande, flash-back, precisazioni formulate in modo tale che il lettore si trovi nelle condizioni di partecipare all’ininterrotto raccontarsi del protagonista di tante serate e creazioni. Il libro è anche uno spaccato della storia della danza, della regia, della coreografia di almeno quattro decenni dell’ultimo Novecento.
«Questo non è solo un omaggio ad un grande artista - dichiara Carmela Piccione - è la testimonianza di una vita, di meravigliose utopie che si trasformano in realtà inseguendo sempre i propri sogni, nell’ambito di una rinascita e di una rigenerazione continua, che il teatro esplicita, che il cuore e la mente inseguono».
Attraverso l'unico tema dominante della danza, che scandisce i capitoli del libro, la Piccione ha ricostruito i frammenti di un mosaico sfaccettato che ha i toni ora della confidenza, ora dell'ironia, ora della drammaticità, ora della leggerezza.
È un libro oltre che da leggere, da sfogliare come un album di famiglia, perché ricco di immagini nelle quali ritroviamo un tempo ormai passato – l’infanzia, i genitori, i primi passi artistici - ma soprattutto le fotografie degli spettacoli e dei momenti che hanno costellato la sua lunga carriera. Il tutto accompagnato dalla lista di testimonianze di amici, colleghi e artisti che hanno segnato in qualche modo il suo cammino, da Maguy Marin a Carla Fracci, da Liliana Cavani a Luciana Savignano, e tanti altri ancora.
Fra gli incontri più importanti quello con Riccardo e Cristina Muti. E più indietro nel tempo, quello determinante con Maurice Béjart. Poi ancora le testimonianze di Leonetta Bentivoglio, Suso Cecchi D’Amico, Roberto De Simone e l’accennata collaborazione artistica con Marella Ferrera.
Viene fuori il ritratto di un uomo «dalla sensibilità esacerbata, dalla generosità smisurata; un uomo dei dubbi, delle malinconie improvvise, dei silenzi impenetrabili, dei piaceri aristocratici - come lo descrive l'autrice -. Uno dei pochi artisti che ha saputo raccontare in scena la donna», da lui stesso definita «un universo misterioso, impalpabile, ancora sconosciuto».