Nell’ex stabilimento Monaco un museo con area espositiva

Stabilimento Monacoda lasicilia.it
Questa sera alle 20 sarà riconsegnato alla comunità di Misterbianco, dopo ben 87 anni, l’ex stabilimento Francesco Monaco & Figli, che andò in fumo la sera del 20 aprile 1922 a seguito di un incendio le cui cause rimasero un mistero.
Lo stabilimento Monaco fu la prima attività industriale di rilievo del territorio e una tra le più fiorenti del sud Italia, dando lavoro a più di 500 operai che producevano paste alimentari, con annesso mulino e liquori.
Dopo l’incendio, per molti anni fu adibito a diversi usi, da scuola a sede militare, da stalla ad attività artigianali. Solo negli anni Novanta, in sede di redazione dello schema di massima del Prg, l’iniziativa di dieci consiglieri comunali trovò un primo riscontro con la richiesta di una modifica dello schema di massima.

A distanza di due anni, su iniziativa del Comitato ai beni culturali che chiese di sottoporre a vincolo la struttura, il Consiglio approvò la richiesta, ma questa rimase nel cassetto e il Comune non rispose neppure alle note della Soprintendenza, che aveva chiesto a sua volta i dati catastali per procedere al vincolo.

Nel contempo i privati, proprietari dell’immobile, chiesero una concessione edilizia per realizzare un condominio. Una lotta contro il tempo con la burocrazia bloccata solo dalla tenacia di un cittadino, che a proprie spese fornì i dati catastali alla Soprintendenza e, nel febbraio del 1999, arrivò il decreto di vincolo in quanto lo stabilimento «è una pregiata testimonianza di archeologia industriale».

Sembrava tutto risolto, ma la burocrazia fece la sua parte e la richiesta di modifica del vecchio programma di fabbricazione non venne inviata alla Regione, rendendo di fatto priva di effetti l’iniziativa del Consiglio comunale, ma non solo, la proposta del Consiglio non venne inserita nel redigendo Prg e l’immobile, sebbene vincolato, non risultava di «interesse collettivo» e, quindi, non si poteva procedere all’esproprio.

Passarono due anni e il Consiglio ritornò a esprimersi con l’adozione del Prg, ma i proprietari fecero ricorso, facendo cenno non solo al progetto presentato ma anche a un secondo progetto per la realizzazione di un teatro, di cui il Consiglio era stato tenuto all’oscuro. Una vera telenovela che non si esaurisce neppure con la presentazione del Piano Urban, dove era stata inserita l’opera, poi cancellata perché non di proprietà comunale. Il Comune arrivò persino a rifiutare la disponibilità dell’allora presidente della Provincia, Nello Musumeci, di acquistare l’immobile. A parole tutti volevano salvaguardare lo stabilimento, ma nei fatti si dovrà attendere il cambio dell’amministrazione comunale e il nuovo Consiglio comunale, che votò la variante al Prg nel 2004, rendendo l’area di interesse collettivo.

Il resto è storia recente: l’opera viene finanziata con i fondi previsti dal Pit 35 con 2, 5 milioni di euro e, nel febbraio del 2005, si avviano i lavori oggi ultimati. «E’ un gran giorno per tutta la comunità - ha detto il sindaco, Ninella Caruso - Riconsegniamo ai cittadini un bene storico e lo affidiamo alle nuove generazioni, frutto della tenacia di tanta gente che si è spesa per questo traguardo». Il centro, con la sua bella ciminiera, ospiterà il museo dei costumi del Carnevale, ma anche uffici e spazi espositivi. Il futuro riguarda adesso il finanziamento del secondo lotto, che riguarda un’altra parte dell’immobile, destinato a ospitare un grande auditorium da 400 posti.


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