Micio Tempio chiude la stagione dello Stabile

"Vita, miserie e dissolutezze di Micio Tempio, poeta" di Filippo Arriva da oggi nello spazio naturale del Cortile Platamone. Tuccio Musumeci nei panni del poeta della Civita.

Il Teatro Stabile
chiude la sua stagione nel nome di un genius loci spesso misconosciuto, quasi
mai compreso e valutato per la sua statura intellettuale: Micio Tempio. Ripensata
per il suo ampio palcoscenico debutta infatti stasera (alle 21.00) al Cortile
Platamone, a dodici anni dalla prima messa in scena sui legni del Verga, “
Vita,
miseria e dissolutezze di Micio Tempio, poeta” di Filippo Arriva, con la regia
di Romano Bernardi. Anche questa nuova

produzione si avvale, come allora, delle
scene di Roberto Laganà, dei costumi di Elena Carveni, ed è accompagnata dalle
musiche di Mario Modestini.
L’allestimento all’aperto sceglie un
luogo assai particolare della città, proprio nel cuore della “Cività”,
scenario d’elezione di tante poesie di Tempio. Anzi l’individuazione, pochi
anni fa, della casa natale del poeta, grazie all’associazione SiciliAntica,
all'angolo tra via Auteri e via Zappalà Gemelli, nella Pescheria, ad un passo
dalla chiesa dei SS. Filippo e Giacomo e nei cui registri parrocchiali è
certificata la nascita carica il Cortile Platamone di una suggestione tutta
particolare.

“Uomo malinconico e triste.
Ecco – dice Filippo Arriva – il Tempio che ho amato. Quello che nascondeva
un grido sotto la rima facile”. Il tempo dello spettacolo, delimitato
soprattutto tra le case
della
“Civita” è racchiuso nei ventitrè anni che vanno dal 1798 al febbraio
1821, innescati da un flashback iniziale. La pièce è insomma incentrata sul
poeta catanese che rammemora i giorni della carestia, della sua delusione, della
sua solitudine, gli entusiasmi per la giustizia sociale, i rapporti alterni con
la nobiltà illuminata e la gente affamata di pane e di riforme. Un quartiere
percorso dallo spirito eversivo dell’intellettuale Tempio e attraversato dalla
forza polemica del letterato anticortigiano, le cui poesie erotiche vanno
inquadrate proprio in questa funzione
.
Anzi nel testo di Arriva
l’intervento censorio della commissione
statale, aveva impedito di rappresentare l’aspetto squisitamente pornografico
di Domenico Tempio attraverso i tagli a “L’imprudenza
o lu Mastru Staci” quasi un “manifesto”
della poesia erotica.
“Agli elementi storico-sociali – si legge in una nota dello Stabile - la pièce
unisce uno spaccato della vita privata del Tempio: quella profonda tristezza e
malinconia, congenita per carattere e formazione culturale, che si acuisce con
la morte della moglie, avvenuta per parto; quindi l’amore sconfinato della
governante Caterina. Ma soprattutto la vita nella Civita, fonte inesauribile di
personaggi e di vita”. Nel ruolo del
protagonista Tuccio Musumeci ; accanto a lui agisce un ampio cast: Marcello
Perracchio nei panni di quel Marruggiu interpretato da Ciccino Sineri. E ancora
Mimmo Mignemi, Angelo Tosto, Sebastiano Tringali, Filippo Brazzaventre, Carmela
Buffa Calleo, David Coco, Nellina Laganà, Margherita Mignemi, Olivia Spigarelli,
Riccardo Maria Tarci e Bruno Torrisi.

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