L'integrazione delle periferie

Frazioni in Movimento Abbiamo letto, con un pizzico di perplessità, la lettera pubblicata sul VS sito di Pinuccio Puglisi dal titolo, Centro e periferie. In particolare è il il tono del pressapochismo a colpirci, marcatamente populista e superficiale con cui viene affrontato il problema integrazione che, spinge a puntualizzare, con molta serietà, la questione. Non riducendola ad un mero calcolo opportunistico ne a una “secessione politico-geografica” imposta o voluta. Secondo alcuni pedagogisti per integrazione è intendersi "la compresenza, la mutua accettazione, il reciproco cambiamento, è la cooperazione delle diversità".

 

Nella logica della sociologia l’integrazione sociale costituisce un imperativo funzionale del sistema atto a garantire la coerenza e la solidarietà interna che si realizza tramite i mezzi di cui un sistema si serve per tradurre in pratica l’integrazione: il controllo sociale, gli strumenti educativi e rieducativi, gli strumenti della comunicazione di massa e di quelli amministrativi. L’integrazione è un tema delicato e per certi versi si presta a facili semplificazioni, proprio per evitare simili scorciatoie è necessario parlarne, il confronto deve essere leale e nello stesso tempo privo di censure, liberando tutte le verità e i pregiudizi che infidamente possono nascondersi.

I ritardi storici per un serio progetto d’integrazione, non coatto nelle frazioni di Misterbianco , sono stati: la disomogeneità del territorio e la distanza dal centro storico e l’assenza di un collegamento diretto, una strada comunale che rappresentasse l’unione del vecchio centro urbano con il nuovo, capace di generare idealmente un unico comune, la necessità del risanamento urbanistico connesso ai servizi primari attraverso il PRG (Piano Regolatore Generale), ed infine la “legittimazione” dello stato di fatto attraverso la sanatoria. Queste ultime, il PGR e la sanatoria, sono state in definitivo le poche relazioni sociali intraprese dagli amministratori attraverso un contatto diretto con il cittadino, per costruire insieme le soluzioni, ed inoltre, manca una vera identità culturale anche a causa dell'eterogeneità dei nuclei familiari che le compongono e privi di rapporti parentali con la comunità di Misterbianco.

In più, si aggiungono alla lista, i mancati strumenti comunicativi e culturali, necessari ed indispensabili alla vita civica. Poco o niente è stato l’interesse per allestire un serio progetto costitutivo della nuova società, quella di avviare relazioni sinergiche socio-culturale per costruire una nuova simbologia popolare in cui riconoscersi, seppure nella diversità delle proprie tradizioni e senza esautorare la cultura storico autoctona della città. Ad oggi non sappiamo quali sono i nomi o i luoghi nei quali «scambio, tradizione, conoscenza e diversità» avvengono, né chi è il preposto per tracciare un misero percorso concordato. La città è composta da molti quartieri, ciascuno dotato di proprie specificità e identità, opportunità, risorse umane, economiche e culturali diverse fra loro, ma complementari.

La complementarietà deve diventare la rete delle relazioni, che incide fortemente per conoscersi e riconoscersi, narrando la propria cultura. Un ruolo importante deve avere la scuola, attraverso i cosiddetti P.O.R. (Programmi Operativi Regionali) indirizzati a far conoscere oltre la propria città ed i costumi anche il quartiere dove risiede, le origini, la storia.

Le radici culturali che ognuno di noi si porta dietro, allorquando cambia quartiere, paese, città, costituiscono un patrimonio che accresce e aumentano i valori umani economici e sociali della comunità stessa, si può sostenere che questa forma d’immigrazione aiuta lo scambio e facilita l’integrazione, così com’è stato all’interno del “popolo delle sciare”. L’integrazione vale nei due sensi, chi abita nel territorio e chi viene ad abitarci. Spesse volte abbiamo riscontrato nelle persone da noi intervistate, da una parte, un’identità d’appartenenza legata alle proprie origini, e da un’altra, la difficoltà di trovare gli strumenti per costruirne una nuova.

Esiste inoltre la questione della ripartizione delle iniziative culturali comunali, che non è divisa equamente, molte manifestazioni sembrano ideate per essere fruite dai cittadini del centro, considerando ospiti se non addirittura estranee le periferie. Gli spettacoli più rappresentativi, le iniziative più avanzate, i dibattiti culturali, le rappresentazioni più progressiste, le sagre popolari, la compartecipazione nel carnevale, ecc, sono avvenimenti che si svolgono nel centro storico, senza un coinvolgimento programmato con il resto della comunità periferica, riservando a questi ultimi un precario manifesto informativo degli eventi in programma.

Tutto questo avviene con le risorse economiche versate in bilancio dai cittadini, ed in particolare dalle periferie, che rappresentano il gettito fiscale maggiore, viene così capovolto il rapporto fra chi eroga risorse e chi ne usufruisce. Molte persone sconoscono la storia dell’antica Misterbianco (Campanarazzu) pur abitando da 40 anni nelle Frazioni, così come sconoscono “aliva mpittata”e ciò che essa rappresenta, “la Madonna degli Ammalati”, il significato dei partiti del Santo Patrono ecc, segno di un mancato “meticciamento” culturale e di un non adeguato interesse a far conoscere la propria città. Esiste il problema dell’abnorme crescita demografica della popolazione che, di fatto, rappresenta la maggioranza della popolazione della città.

Questo dato, lungi dall’essere attentamente valutato anche sul piano politico e culturale, rischia di capovolgere gli equilibri anagrafici dell’intera città. Ancora oggi, questo dato, sembra essere accettato come una deduzione tacita, senza una conclusione analitica e di successione di piani amministrativi.

Deve necessariamente crearsi un istituto di partecipazione politica che va oltre la rappresentanza consiliare, una sorta di “consulta” che permetta ai cittadini di intervenire nelle materie più importanti, quali: bilancio, investimenti, distribuzione delle risorse ed iniziative culturali.

Nell’ambito della democrazia partecipante, occorre organizzare periodicamente, le sedute del consiglio comunale nelle frazioni, far partecipare la cittadinanza, rendendo visibile la politica equa e solidale, quella che fa la differenza. Le frazioni rappresentano una realtà indiscutibile con la quale bisogna commisurarsi e connettersi; possiamo continuare a non conoscerci? Occorre incontrarsi ed uscire dall’indifferenza, non possiamo rimandare all’infinito il dialogo per una diversa e completa cittadinanza.

I ritardi possono diventare devastanti per l’intera comunità e innescano pericolose manomissioni politiche, come ad esempio: una deriva populista e qualunquista o una “terra di nessuno” in balia di formazioni politiche neo autonomiste. In una società avanzata come quella d’oggi, l’auspicata integrazione dei cittadini che hanno costruito i quartieri di: Lineri, Belsito, Poggio Lupo e Pian del Lupo, Serra, Montepalma, con l’insieme della collettività di Misterbianco, stenta a realizzarsi. Quest’obiettivo, oggi, possiamo raggiungerlo, occorre fabbricare un progetto diverso, dobbiamo dimenticare quello spirito rivendicativo popolare che ha caratterizzato la nascita delle Frazioni, per intraprendere una nuova e diversa richiesta, un diritto ideologico e solidale, unitario e culturale, quello di vera cittadinanza, l’appartenenza non per causa, ma per diritto di solidarietà con il centro urbano.

Vogliamo proporre la creazione di strumenti organizzativi che coinvolgono l’insieme dei diversi soggetti del territorio, potenziando la creatività e l’eterogeneità esistente nelle Frazioni, con la storia di Misterbianco, unendo le diverse culture con nuovi progetti formativi e ricreativi e rinforzare se non addirittura creare i vincoli d’appartenenza di questa comunità con il resto del paese. Vincoli che partono anche dalla necessità di amare la propria città, di sentirla propria e abitarci con la convinzione di esserne i protagonisti attivi.

La cultura urbana e l’educazione civica iniziano da questo, non possiamo delegare tutto alla scuola o alle quattro parrocchie, che rischiano inconsapevolmente di creare identità corte, poco attrezzate per tessere le relazioni più complesse. Misterbianco ha bisogno di una programmazione culturale alta, capace di intrecciare la complessità sociale delle periferie, la cultura e la formazione sono settori strategici su cui c'è bisogno di un forte investimento. In particolare la qualità della scuola e la capacità di promozione comunale, sono elementi imprescindibili per la crescita sociale, per la culturale e lo sviluppo economico di Misterbianco.

In questa prospettiva di sviluppo della Città, i quartieri periferici sono quelli che per primi vanno sostenuti affrontando i problemi più rilevanti per svilupparne le potenzialità. Per realizzare tale progetto occorre una diversa classe politica, in grado di cogliere queste sensibilità, di saper organizzare la società civile. Noi cittadini abbiamo il compito morale di scegliere e di scegliere bene questo diverso ceto politico, per favorire una “partecipazione dal basso”. Questo significa chiamare al tavolo della programmazione le forze sociali e sindacali, il terzo settore, le associazioni, il volontariato, le parrocchie, le scuole, con l’obiettivo comune di leggere insieme i bisogni, indicare le priorità e scegliere i modi organizzativi più idonei per raggiungere l’obiettivo.

La società misterbianchese è una miscela di risorse, occorre costruire il futuro, attraverso un coraggioso progetto costitutivo della nuova Misterbianco. Per tentare di capire dove i muri s’innalzano ed iniziano le incomprensioni, i ritardi e le dimenticanze, esiste un solo metodo di lettura, conoscersi! Quello che propone il Sig Pinuccio Puglisi, nelle intenzioni, sembra procedere nella direzione opposta. Invitiamo la cittadinanza a leggere la storia delle frazioni di Misterbianco pubblicate a puntate nel nostro bollettino mensile e pubblicate da Misterbianco.com.

 

tags: