Le vuote forme aristocratiche: La contessina Mizzi di Schnitzler per la regia di Walter Pagliaro

Teatro StabileLe beffarde rivelazioni di una famiglia aristocratica, futile, vuota, e comunque degna di umana comprensione; è questa la lettura de La contessina Mizzi, ovvero un giorno in famiglia di Arthur Schnitzler, offerta dal regista Walter Pagliaro e proposta dal Teatro Stabile etneo dal 16 al 21 febbraio alla sala Ambasciatori.

Il testo di Schnitzler, il quale definiva il matrimonio «la scuola della solitudine», è stato tradotto da Giuseppe Farese e affidato sulla scena ad attori adorabili: Micaela Esdra nel ruolo di Mizzi, Roberto Bisacco per il Conte Pazmandy, Claudio Puglisi nelle vesti del Principe Ravenstein; Martina Carpi in quelle di Lolo e ancora Diego Florio, Giampiero Cannoni, Ilario Grieco, Giuseppe Mortelliti. Il sottotitolo della commedia, con l’allusione al giorno in famiglia, svela il momento cruciale dell’atto unico, scritto dal grande drammaturgo austriaco tra il 1906 e il 1907, e ambientato alle porte di Vienna in un apparente felice ambiente di inizio secolo.

La strana giornata in questione, intessuta di rivelazioni e segreti mai svelati, è l’affresco fotografico di una famiglia aristocratica; la scena si apre con una conversazione tra il conte Pazmandy e il principe Ravenstein; questi rivela all’amico di avere un figlio, ma il vecchio conte non sa e non saprà che la madre di Philipp, il ragazzo, è in realtà sua figlia Mizzi.

Dopo l’incompleta rivelazione iniziale si passa alla sequenza centrale dell’incontro tra Mizzi e Ravenstein, il cui rapporto è ormai svuotato da quella passione che, diciotto anni prima, se fosse stata assecondata onestamente, avrebbe potuto alterare il corso delle loro vite; seguono quindi i pomeriggi a letto tra Mizzi e il suo maestro di pittura, Windhofer. Il momento finale dell’incontro di tutti i personaggi in occasione di una gita ad Ostenda, è da leggere come uno stimolo alla riflessione offerto agli spettatori.

La vera protagonista di questa commedia, su cui si concentra tutta l’attenzione di Schnitzler, è Mizzi, una donna che con grande forza d’animo e contegno è riuscita a superare e a metabolizzare il suo dolore. Ad interpretarla l’intensa e bravissima Micaela Esdra. Di grande impatto la regia di Walter Pagliaro, uno dei grandi nomi del teatro italiano, che si è formato lavorando a fianco di Giorgio Strehler e ha realizzato al Piccolo Teatro di Milano messinscene raffinatissime. Tra le sue regie più significative ricordiamo Aspettando Godot di Samuel Beckett, Il malinteso di Albert Camus, Filottete, Antigone, Elettra di Sofocle e, in contesto siciliano, la messa in scena nel 2007 delle Trachinie di Sofocle al Teatro greco di Siracusa per l’Inda.

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