La personale di Delfo Tinnirello segna il ritorno a Lentini dell'arte. Un attesa durata venti anni.
Lo
“Svelamento”, la kermesse di Delfo Tinnirello - docente di Pittura presso
l’Accademia di Belle Arti di Catania - condensata nello spazio raccolto
dell’Archivio Storico Comunale, non rappresenta soltanto l’ultima tappa di
un intenso percorso personale, contrassegnato dalla coerenza al proprio credo
poietico e da quella che Giuseppe Frazzetto (lo storico dell’arte che ha
curato il contributo critico del catalogo) – ha definito “missione
artistica” – ma soprattutto segna un avvenimento importante per l’intera
comunità lentinese: ovvero il ritorno dell’arte. Se ne è fatto finalmente
carico la sensibilità del locale assessorato alla Cultura
- guidato da Silvio Pellico - dopo quasi venti anni di assoluto silenzio;
correva infatti il 1983 quando proprio Delfo Tinnirello inaugurava a Lentini
“Spirale”, la sua prima personale. Adesso questo ritorno nella sua città è
il giusto tributo ad un artista profondo, impegnato spiritualmente lungo tutta
una produzione che “continua a sperimentare il nuovo - confessa - camminando
su sottili strati di consapevolezza”. Nell’anelito all’archetipico va
letto tutto lo sforzo dell’opera di Tinnirello, che appare pervasa da una
sacralità altissima e sostanziata – ha scritto ancora Frazzetto – da una
“inattualità che lo distanzia dagli innumerevoli ciarlatani odierni
dell’immagine volgarmente glamour”. Pur
sensibile al fascino della tecnologia della rete – ricordiamo il percorso
riccamente simbolico de La Necropoli della memoria - Delfo
Tinnirello sperimenta infatti in questa sua nuova fase di scavo archeologico del
simbolo e del mito una pittura “originaria” in cui le sue figure -
carboncino su tela – assumono il rilievo di quasi ataviche incisioni rupestri:
assolute. "Tutto ciò che realizzo
all'esterno - ha detto l’artista - lo realizzo dentro di me. Ogni opera è
traccia di questo cammino". In questo modo Delfo Tinnirello affida
alla sua pittura tutto il dispiegarsi filosofico-sacrale del suo “sonno senza
sogni” (e s’intitola così la breve epitome autografa inclusa nel catalogo)
nel quale l’individuo scopre che “le radici della mente sono animate dalla
forza tellurica che le ha accolte dal momento in cui l’uomo iniziò a
trascurarle, soffocandone la vitalità primigenia”. La mostra rimarrà aperta
fino all’11maggio.
GiCo