La gestione dei rifiuti in Sicilia e le colline di Motta S.Anastasia, Misterbianco e Catania

Parco SieliGli organismi viventi ad un primo esame sembrano essere indipendenti dall’ambiente in cui vivono, poiché l’informazione appare procedere dal codice genetico o DNA sino alla composizione e struttura specifica.

Tuttavia ciò non è del tutto vero ed analisi più approfondite portano alla conclusione che l’ambiente, cioè l’intorno o il luogo in cui si vive e dove si è in interazione con gli altri viventi, è parecchio determinante e fondamentale per ogni organismo, poiché da esso si origina quel flusso di materia e di energia indispensabile per scatenare nella materia inerte quelle trasformazioni che rendono il cibo, l’aria, l’acqua e “perfino i pensieri, le emozioni, le sensazioni e i sentimenti”, corpo vivente specifico (A. Ceruti, 1986).

La cura e la difesa dell’ambiente naturale e della sua salubrità ed integrità non è dunque qualcosa di astratto e che non ci appartiene, perché sono invero un impegno e un dovere per tutti e un atto d’amore verso noi stessi, perchè senza di esso è impossibile la vita e il mantenimento del nostro corpo.

La Sicilia dal punto di vista ambientale e nei suoi vari contesti naturali si ritrova, per le particolari vicende umane e storiche in fase di degradazione ambientale, territoriale, paesaggistica, vegetazionale, socio-culturale ed economica.

La gestione dei rifiuti è carente, improvvisata ed in una situazione di continua emergenza, poiché non è il frutto di una reale ed attenta pianificazione territoriale delle strutture e dei servizi, ed è incentrata sul conferimento o l’isolamento dei RSU nella loro integrità e quasi esclusivamente in discarica.

La discarica in effetti, quando interra i rifiuti indifferenziati, è un metodo che genera emergenze di ogni tipo, ed è da considerarsi sicuramente inidonea alla tutela dell’ambiente e dei sistemi viventi.

Infatti lo smaltimento in discarica della totalità dei RSU, anche se più sbrigativo ed agevole, è inefficiente dal punto di vista ecologico e dell’impatto ambientale per una serie di motivi (inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria, consumo di suolo, tempi lunghi (10-30 anni e anche più) per la trasformazione dei rifiuti, etc.), in particolare per la sottrazione della sostanza organica, che in questo modo non rientra nel ciclo naturale e così predispone i suoli alla desertificazione.

In aggiunta la gestione dei RSU dei singoli Comuni anche con le nuove strategie del “porta a porta” e della raccolta differenziata, nella maggioranza dei casi e nei fatti è piuttosto una dispersione dei rifiuti, poiché una buona parte di essi si ritrovano lungo i margini delle strade e quasi ovunque a causa delle cattive abitudini e della disorganizzazione del servizio.

Ciò è da attribuire a cause diverse ma anche molto semplici come, ad esempio, la mancanza dei contenitori adatti per la raccolta differenziata ed indifferenziata, che in molti Comuni sono quasi del tutto scomparsi e divenuti per molti cittadini un vero e proprio miraggio.

Moltissimi luoghi dell’isola, le strade statali e provinciali, in tale situazione e con la disorganizzazione derivata dalla sinergia di vari fattori ed elementi anche di tipo umano e socio-culturale, sono stati in tal modo trasformati in piccole e medie discariche.

Il rifiuto in pratica è il derivato da difetto della produzione, dall’uso di materiali poco degradabili e della disorganizzazione, e la discarica in cui poi termina è un sistema di smaltimento, che quando interra l’intera quantità dei rifiuti indifferenziati, ha un impatto ambientale negativo, sia per il percolato (liquido derivato dalle acque meteoriche che attraversando i rifiuti si infiltrano nel suolo inquinando le acque sotterranee anche a distanza dal luogo e sia per il rilascio del biogas in atmosfera con la diffusione di sostanze volatili nocive, che nonostante le incertezze dei dati scientifici e sperimentali, probabilmente create ad arte allo scopo di non creare allarmismo, di sicuro predispongono il corpo a patologie varie molte delle quali sconosciute.

La legislazione europea ed anche quella italiana per tali motivi prevedono l’abbandono dello smaltimento dei RSU non differenziati in discarica, che determina una forte degradazione territoriale, ecologica, ambientale, che si riverbera poi in un impoverimento economico e socio-culturale del territorio.

Una delle più grandi discariche siciliane è situata a Motta S. Anastasia, al centro di un vasto sistema collinare di circa 1200 ha, delimitato in parte dalla SS 121 e compreso proprio tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania, che nel tempo si è impoverito della vegetazione ed è stato abbandonato dall’agricoltura.

La discarica è in funzione da più di 30 anni e gli Enti territoriali e la Regione si preoccupano poco degli effetti sanitari ed ambientali, che col trascorrere del tempo derivano e/o deriveranno dal percolato e soprattutto dall’esposizione prolungata alle sostanze volatili nocive del biogas rilasciato in atmosfera, in specie alla luce dell’estrema vicinanza dei popolosi centri urbani e per l’interramento nel tempo di una notevolissima quantità di RSU indifferenziati, molti dei quali provenienti da città e paesi anche al di fuori della Sicilia.

L’ampliamento della discarica per accogliere un ulteriore ed elevato quantitativo di RSU, in considerazione della legislazione e che l’altrove da sporcare non c’è più, dell’inquinamento ulteriore che inevitabilmente ciò produrrebbe e dell’accumulo di rifiuti già esistente, è del tutto fuori da ogni logica ed incauto ed avrebbe effetti devastanti per l’intera area che invece, proprio per la situazione e la degradazione in cui versa, ha necessità d’essere bonificata e riqualificata dal punto di vista soprattutto vegetazionale, proprio per temperare quanto più è possibile l’alterazione e l’inquinamento ambientali sinora prodotti.

Tanto per dare un’idea e comprendere meglio la situazione che ogni discarica di RSU indifferenziati determina al livello più diretto e cioè del decadimento della qualità dell’aria, di seguito si elencano i costituenti rilasciati in atmosfera col biogas:

Costituenti tipici del biogas da discariche di RSU

Componenti Frazione percentuale
Metano 45-60
Biossido di carbonio 40-60
Azoto 2-5
Ossigeno 0,1-1,0
Solfuri, disolfuri, mercaptani, ecc, 0-1,0
Ammoniaca 0,1-1,0
Idrogeno 0-0,2
Monossido di carbonio 0-0,2
Gas in traccia 0,01-0,6

Caratteristiche

Temperatura, °C 38-50
Contenuto di umidità saturo
Potere calorifico superiore, kcal/Nm3 3500-5000
Quando il metano supera il 5-15 % può formare una miscela esplosiva possibile nel sottosuolo. Il Metano è un potente gas serra molto più efficace della CO2, che ha notevoli effetti per l’aumento della temperatura a livello planetario.

Col biogas inoltre vengono rilasciate in atmosfera i SOC ovvero le Sostanze Organiche Volatili o VOC che sono potenzialmente tossici e rischiosi per la salute e l’ambiente, sia originati da IDROCARBURI DI ORIGINE NATURALE con diversi composti aromatici derivati da reazioni biochimiche all’interno della massa dei rifiuti oppure già presenti tal quali (aromi, solventi), e sia originati da IDROCARBURI DI ORIGINE ANTROPICA derivati da sostanze presenti nei rifiuti speciali, sono idrocarburi saturi e insaturi. Molto importanti gli idrocarburi aromatici quali benzolo, xilolo.

Costituenti delle Sostanze Organiche Volatili o SOC nel biogas da discariche di RSU e rifiuti industriali. Da misure effettuate su 66 discariche in California

Composto rintracciabile in quantità varia e in ppm (v/v):
Benzene
Toluene
Stirene
Etilbenzene
Xileni
Acetone
Metietilchetone
Metil-mercaptano
Diclorometano
1,1-Dicloroetano
trans-1,2-Dicloroetene
1,1-Dicloroetene
Dietilene cloruro Cloroformio
1,1,1-Tricloroetano
Tricloroetilene
1,1,2,2-Tetracloroetano
Tetracloroetilene
Clorobenzene
Cloruro di vinile
Acetato di vinile
Acidi: cloridrico, solfidrico, fluoridrico

POP ovvero FURANI, DIOSSINE E PCB – Policlorobifenili o PCB in misura inferiore a 0.66 mg/Nm3 * (* 1000 litri) –

I composti più pericolosi emessi da una discarica sono: il vinil-cloruro (cancerogeno), oltre ai tossici benzolo e metil-mercaptano.

Riguardo ai POP (Persistent Organic Pollutants) e ai PCB anche se la quantità può essere estremamente ridotta e trascurabile bisogna considerare, che tali sostanze sono molto persistenti (per la loro trasformazione, a seconda delle condizioni ambientali, occorrono da un decennio a 100 anni) e che non si degradano facilmente. L’emissione continua e protratta nel tempo e quindi l’esposizione prolungata a tali sostanze determina gli effetti nocivi, con la diffusione e l’accumulo nell’ambiente circostante e negli organismi viventi. I PCB, come gli le diossine e i furani ed analoghi, sono estremamente tossici per l’uomo e l’ambiente, sono insolubili in acqua e liposolubili e quindi si rintracciano nel sangue, nel latte materno, ed infine si accumulano nei tessuti grassi, predisponendo il corpo alle malattie molte delle quali sconosciute, endocrine e all’insorgenza di varie formazioni tumorali in specie nel fegato e nel sistema nervoso.

L’esposizione a tali sostanze è pericolosa specialmente per coloro che lavorano nelle Discariche di RSU (Edizione 2005 e successive INAIL: La Sicurezza per gli operatori degli impianti di trattamento e di stoccaggio dei Rifiuti Solidi Urbani - Consulenza Tecnica – Accertamento rischi e prevenzione-).

Per gli approfondimenti: www.disat.unimib.it/cfa/didattica/scienze.../CFAII_Cfa8_discarica.pdf

www.ingegnereambientale.it/.../doc.../1-biogas-da-rifiuti-solidi-urbani.html

didattica.dma.unifi.it/.../PRE-TRATTAMENTIBIOGASDADISCARICA.pdf

La discarica di Motta S. Anastasia ha una capacità potenziale di ricezione di 1500/1600 tonnellate di RSU giornalieri e considerando che l’emissione di biogas è direttamente proporzionale alla quantità di RSU interrati e che nei primi cinque anni è variabile da 10-15 a 45-50 m3 per tonnellata e per anno, si comprende bene come il rilascio in atmosfera del biogas, nonostante la captazione teorica dei pozzi e delle pipeline che purtroppo non è totale (dal 30% al 50%) sia abbastanza rilevante, e di conseguenza ha degli effetti negativi certi sull’ambiente circostante e su tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo che vivono nell’intorno. Il rilascio di biogas, inoltre, continuerebbe a prodursi anche nel caso di chiusura della discarica e per altri numerosi anni dopo.

Ciò ci permette di comprendere come l’impatto negativo nel territorio di qualsiasi discarica, sia di alterazione degli ecosistemi e niente affatto trascurabile.

Riguardo gli effetti sul nostro organismo è sufficiente riflettere al volume d’aria giornaliero (circa 12.000 litri), che ognuno di noi inspira e certamente si converrà che respirare continuamente dell’aria più o meno inquinata non è la stessa cosa che respirare l’aria normale o l’aria in un bosco.

Per garantire la salubrità vera dell’ambiente e la salute umana occorre quindi una efficiente gestione regionale del territorio e dei rifiuti e giungere ad un ammodernamento del sistema, con l’adozione di materiali degradabili insieme alle tecnologie innovative, tendenti a ridurre quasi del tutto l’interramento in discarica dell’intera massa dei rifiuti indifferenziati.

Questo è ottenibile col trattamento a freddo dei RSU o TMB (Trattamento Meccanico Biologico), il cui costo d’impianto è oltretutto relativamente modesto ed intorno ai 5 milioni di euro, in ogni caso inferiore del 60/65 % rispetto a quello occorrente per un termovalorizzatore, che ha molti risvolti negativi ambientali per le emissioni in atmosfera di sostanze pericolose per l’uomo.

In sintesi oggigiorno le discariche devono essere non ampliate ma molto ridotte, mentre quelle esaurite bonificate e in ogni caso trasformate in risorsa per il territorio, nel senso della loro integrazione all’ambiente e al sistema vivente, mediante la riduzione drastica della quantità dell’interramento dei rifiuti indifferenziati e l’adozione dei sistemi a freddo per il recupero, il riciclo e il riutilizzo della materia e dell’energia.

E pensare che se le discariche fossero di proprietà comunale o comunque statale avrebbero di certo arricchito a dismisura la Regione Siciliana e i siciliani, annullando come primo effetto il deficit attuale di 0.5 miliardi di euro degli ATO e il bilancio dei Comuni.

Ma così non è perché col sistema sociale e politico che ci ritroviamo e la propaganda che innalza il privato come il rimedio per tutti i mali e il pubblico come inefficiente, accade che quando c’è da guadagnare per la collettività ciò è praticamente reso impossibile.

In tal modo nella nostra società si realizza il prevalere dei pochi che hanno il capitale, che sovente danneggiano l’ambiente e la collettività e perfino loro stessi. L’abbandono dello smaltimento integrale in discarica dei rifiuti solidi urbani (RSU), indicato anche dalle direttive europee, indirizza a vari sistemi alternativi come l’attenuazione dei rifiuti con l’incenerimento e la trasformazione in CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti).

Tuttavia tali sistemi, per il rilascio di sostanze volatili nocive e cioè delle polveri sottili e delle nano-particelle, determinano diversi inconvenienti che ne sconsigliano l’impiego.

Il TMB ovvero il Trattamento Meccanico Biologico o a freddo dei RSU invece è un metodo valido, perché con la riduzione, recupero, il riciclo e il riutilizzo dei rifiuti riesce da un lato ad abbattere l’inquinamento dell’ambiente e dall’altro a trasformarli in risorsa.

IL TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO

Nonostante la discarica sia necessaria essa dovrebbe essere ridotta al minimo, cioè accogliere al massimo il 5 % della massa totale dei RSU raccolti. Il suo impiego per lo smaltimento dell’intera quantità di RSU indifferenziati è da considerarsi con effetti assolutamente negativi per la salute e l’ambiente. Un valido sistema per ridurre drasticamente la quantità di rifiuti indifferenziati da interrare in discarica è dato dalla raccolta differenziata abbinata al TMB (Trattamento Meccanico Biologico), anche se il TMB possa essere un metodo proprio per differenziare i rifiuti non differenziati.

Infatti la differenziazione dei RSU compiuta dagli utenti e il TMB tendono ambedue al recupero, al riutilizzo, al riciclo della materia e dell’energia. I rifiuti indifferenziati possono essere separati o differenziati nei loro vari componenti tramite il TMB, mediante il loro trattamento meccanico e biologico.

Col sistema TMB, adottato in molti luoghi dell’Europa e in particolare a Vedelago (TV), è possibile la separazione delle due parti che compongono i rifiuti e cioè della parte organica da quella inorganica, impedendo così quella serie di trasformazioni anaerobiche all’origine delle diverse problematiche.

Il primo intervento meccanico o la cernita manuale consentono di selezionare i RSU e di recuperare molti rifiuti, che così possono essere impiegati nuovamente nei diversi settori. I rifiuti con il trattamento a freddo vengono in tal modo trasformati in una risorsa.

Meccanicamente i rifiuti possono essere ridotti nelle loro dimensioni con trituratori e successivamente separati in base alle loro proprietà fisiche mediante diverse tecniche o la vagliatura (vagli a tamburo, etc.), che determina due flussi uno di sottovaglio e uno di sopravaglio. La separazione dei vari componenti può avvenire con separatori gravimetrici, magnetici ed a ciò si affianca la compattazione del materiale.

Il materiale organico invece viene sottoposto a seconda del tipo al trattamento aerobico biologico o al trattamento anaerobico biologico o ad entrambi in riferimento alla presenza o meno nel processo dell’ossigeno.

Col trattamento biologico aerobio si ottiene il compost, mentre con quello anaerobio la produzione di metano e quindi il ricavo di energia.

EPILOGO

In Natura niente muore realmente e niente viene perso e sprecato e, ogni cosa e ogni essere seppure immersi nell’apparente incompletezza dell’esistenza da cui nascono la sofferenza e il dolore, entrano in un ciclo naturale o in una ruota (geologico, biogeochimico, “samsara”) per trasformarsi e divenire altro ed evolvere, ed è per questo che gli organismi sono nell’impermanenza e solo la Vita e l’Amore sono perenni, inarrestabili ed invitte. Conseguentemente se fossimo capaci di aderire perfettamente alla Vita e all’Amore diverremmo immortali ed in armonia con la Natura.

L’uomo nei confronti dei cicli naturali ha una grande responsabilità essendo capace di interagire con tutti, ma non può più continuare nella strada dell’alterazione degli stessi, dello sfruttamento e dell’impoverimento biologico e vegetazionale pena la propria scomparsa, proprio perché per ogni vivente lontano e separato dalla Vita e dalla Natura non c’è altro che la fine. Se nel passato il sistema collinare compreso tra Motta S. Anastasia, Misterbianco e Catania fosse stato oggetto di una pianificazione davvero aderente alla Vita e all’uomo e ai bisogni della collettività, oggi al posto di una terra spoglia di alberi e in fase di degradazione e regressione avremmo visto una grande isola di verde piena di alberi e di bellezza, in funzione di elemento di connessione e di armonia tra l’ambiente antropico e l’ambiente naturale. Purtroppo ciò non è successo, perché la politica e molti di noi considerano ancora ed erroneamente, che la propria vita sia indipendente dall’ambiente circostante.

Ma ciò non è vero e quindi se vogliamo vivere ed assicurare la prosperità e la permanenza dell’uomo in questi luoghi è necessario restituire al più presto queste colline alla collettività, alle piante ed alla Natura ed invertire sollecitamente il catastrofico cammino, perché esse hanno subito oltre ogni misura ogni tipo di azione regressiva. La visione integrale e inclusiva dei vari aspetti della vita deve sostituire quella separativa e considerare il ruolo cruciale svolto dall’ambiente naturale nello sviluppo umano, economico, industriale, sociale e culturale, perchè i rifiuti, il deterioramento ambientale e vegetazionale e il conseguente inquinamento pregiudicano gravemente sia tutti i sistemi naturali e sia tutti i settori della vita umana, sociale, e civile, che proprio per tali motivi non riescono ad essere sufficientemente umanizzati e a progredire come dovrebbero.

Marcello Castroreale

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