Ritorna nuovamente la festa della Madonna degli Ammalati, come ogni anno, come sempre. Una ricorrenza religiosa originale, unica, insostituibile per noi misterbianchesi. Si celebra in un luogo ameno, un po’ fuori le “mura” della città, dove si trova una piccola chiesa che esisteva già nell’antico Misterbianco e che ci ricorda il paese distrutto dal fuoco dell’Etna, esattamente trecento cinquant’anni fa, il 29 marzo 1669. La festa è dedicata a Maria, Madre di Dio, mamma di Gesù e di ognuno di noi.
Chissà quante volte entrando in quella chiesetta e guardando il volto di Maria, dipinto in quel piccolo santuario, un po’ sbiadito dal tempo, abbiamo ripensato alla nostra mamma, al suo tenero sguardo che ha “custodito” la nostra infanzia, alla sua voce che ci svegliava al mattino per andare a scuola, o che ci chiamava la sera, all’imbrunire, per rincasare, dopo un’intera giornata spesa con gli amici sulle “mattonelle pendenti” del Piano Duca, o che ci rimproverava per le tante piccole marachelle compiute, e che ci perdonava sempre, guardandoci con amore e infinita pazienza. Le mamme sono così, sono luce per sempre, anche quando non ci sono più, sono una fiamma, un faro inestinguibile che ci indicano la via, che ci sostengono, che ci tengono compagnia, anche nei giorni bui, tristi, tempestosi, nelle ore dello sconforto, della sconfitta, dell’amarezza. Il loro sorriso è per sempre.
E al volto immacolato di Maria sicuramente avrà pensato Gesù nella notte dei Getsemani, nell’ora suprema della solitudine; il suo sguardo materno gli è tornato in mente sotto la croce, sulla via del Calvario, o in cima al Gòlgota, in mezzo ai due ladroni. E nel ricordo di Maria gli sarà sembrato più dolce lasciare questa terra, avrà pensato con infinita tenerezza agli uomini, alle donne, ai piccoli, agli animali, agli alberi, alle acque cristalline, gli sarà stato più semplice perdonare tutti. La mamma è sorgente di vita e di speranza, è desiderio di casa e di pace, è ricordo d’infanzia e d’innocenza.
A questo pensiamo noi misterbianchesi, quando, con le prime luci dell’alba, giungiamo gioiosi ai piedi della Vergine, o’ Chianu da’ Madonna ‘i Malati. Ci sentiamo a casa, sereni, protetti, felici. Ci sentiamo comunità viva, vera, unita. Sentiamo tutt’intera la memoria dei nostri avi, la forza dell’appartenenza, la radica della nostra vita e della nostra città. Attimi indimenticabili della nostra esistenza che ci accompagneranno sempre e ovunque. In quel luogo ameno, pieno d’ombra e di ricordi, in quel Piano e in quella piccola chiesetta c’è tutto per noi misterbianchesi: la saggezza dei nostri antenati, la nostra vita, il futuro dei nostri figli. E, soprattutto, c’è ‘a Patruna ‘i casa, c’è Maria. Da sempre, e per sempre...